Un’azione legale da un miliardo di dollari è la risposta di Carlos Ghosn alle peripezie inflittegli dalla Nissan, la casa automobilistica giapponese che aveva salvato dal fallimento e poi dietto con successo fino al 2018 quando si era ritrovato dietro le sbarre, accusato di gravi malversazioni. « Non è per vendetta, ma solo un tentativo di recuperare almeno in parte i miei diritti », ha spiegato l’ex mostro sacro dell’industria automobilistica mondiale, che dal 2019 si è autoesiliato nel suo paese natale, il Libano, dopo una fuga rocambolesca dal Giappone. «E voglio anche essere sicuro che tutti coloro che hanno complottato contro di me.. non possano dormire tranquilli dopo quello che mi hanno fatto », ha aggiunto Ghosm nel corso di una conferenza stampa in cui ha commentato la sua decisione di adire per vie legali contro il costruttore giapponese e una dozzina di dirigenti che a sua avviso, per estrometterlo dai comandi , non avevano esitato a inventare di sana pianta pezze d’accusa.
La contromossa in difesa del suo « onore » è stata presentata nei giorni scorsi in Libano dove Ghosn era giunto per sfuggire alla giustizia giapponese, riuscendo a prendere il largo nascosto in un cassone per materiale musicale. Secondo Ghosn i suoi guai erano legati al progetto di trasformare l’alleanza che riuniva Nissan alla casa automobilistica francese Renault in una fusione vera e propria, che avrebbe privato il costruttore giapponese di ogni autonomia. Per impedire che Renault, entrata in Nissan nel 1999 con una quota del 45% per salvarla, conquistasse il controllo dell’Alleanza, la vecchia guardia del costruttore giapponese aveva cercato in ogni modo, prima di equilibrare il rapporto di forze all’interno, e poi, fallita questa opzione, impedirne la fusione. Ghosn, che ha la tripla nazionalità libanese, brasiliana e francese, non si è mai rammaricato di essere fuggito dal Giappone perché , a sua avviso, non avrebbe mai avuto un processo equo. Dopo il Giappone, anche Renault aveva poi fatto causa a Ghos, sempre per malversazioni finanziarie.
« Francamente il sistema giudiziario libanese equival a quello giapponese. Saranno loro a decidere se ho ragione o meno », ha aggiunto l’ex gran capo dell’Alliance Renault-Nissan ora costretto da un mandato d’arresto dell’Interpol a non varcare i confini del Libano. Ormai ‘prigioniero ‘ del suo paese natale, quello che un tempo era tra i più ammirati manager del mondo, ha dovuto rinunciare alla sua lussuosa vita internazionale e a dettar legge su quello che era stato un vasto impero automobilistico che si espandeva su due continenti. Impero, che a sua dire, è ora destinato a un futuro assai meno grandioso di quando lui era ai comandi. « Con l’ultimo accordo, si stanno dirigendo verso una mini-alleanza con un obiettivo di cooperazione molto ridotto », ha commentato la decisione dei fracesi di ridurre la sua partecipazione in Nissan dal 43 al 15%, mettendo così fine all’alleanza oiginale che poi si era allargata a anche a Mistubishi. Secondo Parigi la nuova composizione avrebbe portato a un rilancio della cooperazione, per altri, come « Le Monde » di un « semidivorzio ».
In foto Carlos Ghosn
La storia di Carlos Ghosn è raccontata nel libro “Collision Course” di Hans Greimel e William Sposato, attualmente in via di pubblicazione da parte di Thedotcompany Editore