Fridays For Future, la carica dei diecimila invade Firenze

Firenze – Ancora un trionfo, per Fridays For Future. Oltre diecimila a Firenze aderiscono allo sciopero mondiale proclamato da FFF contro i cambiamenti ambientali e Firenze si riempie di striscioni e cartelli, ma soprattutto di giovani e giovanissimi che chiedono conto, da un lato, ma dall’altro dicono che non bastano più le parole, bisogna passare ai fatti. E i fatti, per la Toscana, per Firenze, la dicono lunga su quelle che sono le scelte delle grandi opere che vanno fatalmente a impattare con la “linea” di FFF: aeroporto e Tav prima di tutto, ovviamente no ipotesi inceneritore in nessun luogo.

E allora, sebbene FFF difenda strenuamente la sua indipendenza dai partiti e alla fine dalla politica, è proprio la scelta delle priorità a essere squisitamente politica. A saperlo o intuirlo neppure tanto confusamente, sono proprio loro, i giovani di FFF, e  testimoni ne sono gli scambi avvelenati che hanno anticipato questa giornata. Scambi che inducono a dire al sindaco della città Dario Nardella, di restare pure nel suo ufficio a lavorare “per il cambiamento”. Insomma non importa farsi vedere (anche con la Regione qualche scambio di sciabola s’è visto) o aderire, l’importante è fare. Anche perché, ne sono convinti tutti i ragazzi che oggi partecipano al grande corteo, ormai siamo agli

sdr

sgoccioli, e si tratta di vita o di morte: per se stessi, per il proprio futuro, per la Terra.

Che la natura di una mobilitazione come quella di oggi sia assolutamente politica, lo dicono vari segnali. “Se non sanno difendere le nostre vite, dovremo farlo noi”, dice una ragazza. “Il sistema del profitto a tutti i costi è  il primo responsabile del consumo delle risorse e della conseguente ineguaglianza”, dice il suo amico. Interviene una madre, trent’anni e la bimba in collo: “Mi sembra giusto che questi ragazzi entrino nel vivo delle decisioni politiche”. Di fatto, ma è questo ciò che risiede alle radici del movimento che ha visto il volto di Greta come primo pass, ciò che si rivendica, dopo tanti “io” è il “noi”: “Le sembra giusto che un pugno di ricchi decida la sorte di tutti noi?” mi chiede un giovanissimo che porta un cartello con scritto, in inglese, “Non c’è più tempo”. Fatalmente, rivendicazione ambientalista e  rivendicazioni di giustizia sociale si collegano e si sostengono a vicenda: sostenibilità si coniuga con diritti, diritti con eguaglianza. Di risorse, diritti e chances. Del resto, un cartello fluttua sulle teste: “Ambientalismo senza anticapitalismo è giardinaggio”. Chico Mendez.

Quasi tre chilometri attraverso la città, quella del “paradiso” turistico: da piazza Santa Maria Novella a piazza Santissima Annunziata, toccando i punti più simbolici. Quasi tre chilometri con music,a cartelli, urla, slogan, per farsi sentire da tutti, per toccare tutti. Confluenza in piazza Santissima Annunziata, ancora voglia di discutere, di non mollare. Poi, a gruppetti, la folla si scioglie. Tre ragazzi tornano a casa, sulla tramvia. Hanno strisce verdi sul viso, parlano: “Com’è andata oggi?” “Bene, come la prima”. “No, forse la prima è stata più bella”. “Secondo me queste manifestazioni non servono”. “Anche se sono mondiali? ….”. Silenzio.

 

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