Firenze – “Queste stelle decapitate potrebbero essere angeli o diversamente niente di tutto questo,…allora la poesia ha utilizzato le stelle come una visione, un segno universale, collegando sentimenti di delusione poiché le stelle sono cadute”, sono le parole di Amon Barzel incontrato anni fa. Tornabuoni Arte nello spazio di Via Maggio, dedicato al contemporaneo, dedica una personale all’artista fiorentino Franco Ionda, una trentina di opere selezionate, dagli anni Novanta sino ad oggi.
Un percorso antologico attraverso i cicli tematici che hanno segnato il suo percorso artistico e che lo hanno reso celebre, come le “stelle decapitate” con “Sempre più nero” e “Sempre più rosso” del 1994 e “Stelle migratorie” del 2000 e ancora la serie dei “chiodi” , “Promenade” del 2000 , “Cacciata dal paradiso” con le sagome di individui erranti in cui tutta l’umanità si rispecchia, che vagano in eterno alla ricerca di un’identità in uno spazio non misurabile . Perché non dimentichiamo che la fonte principale di ispirazione di Franco Ionda è da sempre la storia, fatta di guerre, sofferenze, migrazioni, storie di popoli che si ripetono nel tempo e in maniera ciclica. “Queste storie divengono perciò premonizione – scrive Gino Pisapia nel suo saggio “Un visionario sognatore” all’interno del catalogo -, incarnando il soggetto di una narrazione frammentaria, che riflette sulla condizione dell’individuo muovendo dal singolo per espandersi a macchia d’olio verso una universalità condivisa. L’artista ci mostra in tal senso come si può organizzare la materia vissuta attraverso dispositivi di rappresentazione e produzione che corrispondono all’emergere di una singolare soggettività che necessità dei propri modi – tecnico-interpretativi – per essere attuata”.
Fulcro dell’intero percorso il video realizzato interamente dall’artista nel 2003 “Smarriti nello spazio”con il fotografo Piero Fragola, una distesa di stelle nere spezzate su un fondo rosso, lunghi chiodi che cadono dall’alto trafiggendole, alcune stelle hanno le immagini di volti che si illuminano. Sono i ritratti di “Libertà provvisoria”, un altro ciclo caro all’artista. “Era il periodo della guerra in Iraq– dice Franco Ionda – e in questa opera si percepisce tutta la tensione di allora ma che ancora oggi è presente nella mia produzione. E’ il mio modo di partecipare, attraverso l’arte cerco di conferire un’idea di bellezza che si esprime con l’uso di colori vivaci”. Rosso, blu, giallo, a cui si aggiungono il bianco e il nero, è ridotta ai colori primari la tavolozza di Ionda, mentre legno, alluminio sono sapientemente inseriti o usati per equilibrate composizioni scultoree insieme al marmo. La mostra è aperta al pubblico fino al 30 ottobre.www.tornabuoniarte.it