Francia e Italia, vite parallele ai tempi del coronavirus

Parigi – Il presidente Emmanuel Macron  ha  annunciato uno  stanziamento di 5 miliardi di euro da destinare alla ricerca nei prossimi 10 anni, uno sforzo che ha definito senza precedenti dalla fine della guerra. Una decisione mirata a rassicurare il paese sulla volontà del governo a combattere l’epidemia del coronavirus .

Forse anche a placare le accese critiche al governo per essersi mosso con troppo ritardo, quando da mesi, come ha accusato l’ex ministro della sanità Agnès Buzyn, era al corrente che le frontiere non avrebbero bloccato il virus.  Sta anche salendo il malcontento dei lavoratori dei settori la cui attività viene ritenuta indispensabile, che si sentono “carne da cannone” per mancanza di protezione adeguata.

Particolarmente scontento è il personale sanitario che non riesce a capire come sia possibile che ci sia una simile penuria di maschere che mette medici e infermieri, che sono in prima linea, a grave rischio. Come in Italia, anche qui il contagio ha infierito sul personale medico, rendendo così ancora più difficile la situazione.

In Francia i casi hanno superato  ora i 9.000, di cui 931 in rianimazione,  e i morti  sono 264. Il presidente Macron ha comunque nuovamente invitato i francesi a rispettare le misure prese perché ritiene che le stiano ancora prendendo “troppo alla leggera”.  In questi primi due giorni di” quarantena”  i 100.000 agenti spiegati in tutto il paese per controllarne il rispetto “multato” diecimila persone.

Il primo ministro francese Edouard Philippe prevede ora “una battuta d’arresto massiccia e brutale dell’economia. Parlando al senato dove presentava il progetto di legge di emergenza sanitaria , il capo del governo si è detto convinto che il coronavirus porterà anche a profondi cambiamenti alle abitudini collettive di vita. Intanto ha esortato a “ fare uno sforzo collettivo considerevole per permettere al paese di ripartire”.

L’epidemia del coronavirus, che molti ormai ritengono una catastrofe di portata mondiale, starebbe offrendo qualche spunto di consolazione. Secondo uno studio di un ricercatore dell’università di Stanford, Marshall Burke, la forte riduzione dell’inquinamento legata alla misure di quarantena imposte nelle grandi megalopoli cinesi avrebbe salvato almeno 1.400 bambini e oltre 50.000 anziani.

Un risultato che porta l’acqua al mulino a chi si augura che questa immensa sciagura ci porti a un fertile ripensamento del nostro modello di vita.

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