Firenze – “Costituirci parte civile, sulla base della violazione dei principi sanciti dal nostro statuto era l’unico modo per associarci alle vittime e rivendicare una presenza al dibattimento: mi pare e mi parve una costituzione di vicinanza rispetto alle vittime proprio perché violate. Certo mi colpisce che la condanna del 1985 non sia stata presa in debita considerazione: è la riflessione che faccio dopo l’accertamento giudiziario delle violenze e sopraffazioni”.
Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, nell’audizione davanti alla commissione di inchiesta sul Forteto, guidata, in assenza di Bambagioni e Donzelli, dal consigliere Andrea Quartini.
“Il sistema istituzionale, la filiera dei servizi, evidentemente riteneva che al Forteto ci fossero soluzioni positive per i ragazzi affidati alla comunità – questa la riflessione del presidente -. Invece la realtà era diversa da quanto si supponesse. Non sta a me accertare la buona fede o meno. Ma ogni situazione che sfugge a un elemento di controllo che sia di stimolo al miglioramento e alla verifica è una sconfitta delle istituzioni. Ci sono senz’altro delle responsabilità individuali, ma questo è un monito a tutti, sia ai politici che ai tecnici, ad avere maggior scrupolo e attenzione nella verifica e nell’accertamento delle situazioni”.
Un tema che investe aspetti che hanno valenze anche culturali, come l’acceso dibattito anni fa su come uscire dalla spirale delle dipendenze. “Una vicenda che ricordo come sindaco di Pontedera dove scegliemmo una strada diversa, quella della comunità aperta anziché chiusa, come il Forteto. Peraltro il caso del Forteto è ancora più grave perché erano coinvolti minori”.
Altri argomenti sollecitati nel corso dell’audizione sono stati il commissariamento del Forteto, “un’ipotesi da valutare bene come altre”, e quello di un monitoraggio degli affidi, chiesto da Mugnai: “Con l’assessore al sociale Saccardi – ha detto Rossi – possiamo a breve preparare una comunicazione in consiglio sulla situazione degli affidi in Toscana, con un monitoraggio delle situazioni positive da cui trarre indicazioni per questo tipo di servizi”.
Tema conclusivo posto da Quartini, la domanda sul se e come chiedere scusa alle vittime. “Da parte delle istituzioni – questa la replica del presidente – il miglior modo di chiedere scusa è impegnarci per dare una risposta più adeguata al bisogno da parte dei ragazzi in affido di trovare accoglienza, calore, benessere”. Con una considerazione finale: “Noi, diversamente dal mondo anglosassone, non abbiamo una cultura dell’accreditamento, ma è un tema che dobbiamo assolutamente sviluppare, stabilendo delle regole. La mancanza di accreditamento di una struttura come il Forteto è un fatto grave