Firenze – L’aretino Paolo Formelli è stato confermato nella Segreteria Nazionale della FAP (il sindacato dei pensionati che aderisce alle Acli) ed ha assunto la delega allo Sviluppo associativo. In questa intervista delinea il suo programma per uno sviluppo che sia non solo quantitativo ma anche un’occasione di crescita culturale e di coesione sociale.
Ha affermato di recente che la casa – Italia ha bisogno di una ristrutturazione. In che senso?
Anche per la casa “Italia” bisogna partire dal rafforzare le fondamenta. L’Italia ha bisogno di una rinnovata legalità diffusa, che venga da tutti percepita e condivisa. Una legalità intesa non solo come rispetto per la legge e della Costituzione ma come stile di vita, di rispetto degli altri. Bisogna ricostruire un’etica della responsabilità nella coscienza del cittadino nel ruolo privato e nel suo ruolo pubblico.
E sul piano sociale?
Dobbiamo ritrovare, perché l’abbiamo smarrito, il senso di solidarietà, dobbiamo ritrovare il senso della coesione morale, sociale. Ad esempio, non possiamo far passare l’idea che se i genitori non pagano la retta dei servizi della mensa e del bus perché sono in difficoltà, si lasciano i bambini a pane e acqua e a piedi. E non possiamo far passare l’idea che i nostri vecchi sono un costo per questa società e che magari possano essere lasciati nella indifferenza e nella solitudine e non seguiti come persone che hanno dato tanto alle proprie famiglie e alla società.
Cosa non condividete della situazione attuale? E cosa chiedete?
Noi non ci stiamo ad assistere che in questa Italia ci sia un cambiamento, dove sembrano prevalere gli egoismi personali, le paure, la crescita dell’odio, la xenofobia, le indifferenze. Noi non possiamo stare in silenzio, non possiamo far passare questi concetti senza far pesare la nostra indignazione e allora dobbiamo favorire la coesione tra famiglia, giovani e anziani, di qualsiasi razza, cultura, religione, bisogna saper coniugare che insieme ai diritti ci sono anche doveri, ma ci può anche essere tanta solidarietà per chi ha bisogno. Ritrovare un’idea inclusiva di unità del Paese, ritrovare i valori fondanti della nostra carta Costituzionale: dal lavoro alla pace
In particolare, cosa fare sul piano delle politiche sociali?
Un rinnovato sistema di protezione sociale parte dalla necessità di un nuovo patto tra le generazioni: non cancellando diritti che ci sono, ritengo che questo debba diventare per tutte le Acli e la FAP un elemento centrale della propria azione. Per questo è utile è fondamentale che tale patto venga sviluppato nei vari aspetti sia sociali che economici a partire dalla formazione, dall’inserimento del mondo del lavoro, da un rinnovato sistema di diritti, fino alla copertura previdenziale attuando davvero la previdenza integrativa per tutti i lavoratori privati e pubblici, i pensionati che da dieci anni non ricevono la vera perequazione sulle pensioni. Bisogna essere capaci di tenere insieme i giovani con la loro domanda di tutela, di sviluppo, di futuro e gli anziani con la loro volontà di essere persone autonome e attive ribaltare, insomma, il concetto che i pensionati sono un costo per la società, che se i giovani non hanno tutele o diritti è perché chi li ha preceduti ne hanno avuti tanti.
Ritengo che noi ci dobbiamo preoccupare di come andranno in pensione i nostri giovani. Dobbiamo, insieme alle Acli, porre con forza questo problema.
Cosa chiedete per promuovere una nuova mentalità?
Dobbiamo far conoscere che c’è un’Italia che lavora, che fatica, che suda, che paga le proprie tasse e che non sa come arrivare alla quarta settimana e vuole conquistare una società con più uguaglianza, con più diritti, più dignità, oggi può sembrare un sogno ma noi uomini e donne della FAP Acli dovremo avere il coraggio di traslare questo in realtà.
Foto: Paolo Formelli