Fondi Ue: la nuova gestione parte dalla Toscana

Firenze – “Manca soltanto che le Regioni si mettano d’accordo e scelgano il loro rappresentante, poi potremo andare a regime visto che i regolamenti sono già stati adottati”: nella sua prima uscita pubblica nella sua veste di accompagnatrice ufficiale delle Regioni per il ciclo dei Fondi europei 2014 – 2020,  la direttrice generale dell’Agenzia per la Coesione territoriale, Maria Ludovica Agrò, ha indicato operatività e linee guida di quella che dovrebbe essere una svolta definitiva nel modo in cui si spendono le risorse date da Bruxelles.

L’occasione è stata il lancio ufficiale del Programma regionale toscano del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), dotato di 792,45 milioni di euro, di cui 396,23 a carico della Ue, 277,36 dello Stato e 118,9 della Regione. Bisogna dire che la prima direttrice della neonata Agenzia non aveva un compito difficile, considerando che la Toscana è stata la prima regione a partire mettendo in pratica quelle che ha definito “best practices” da proporre come modello anche ad altre Regioni.

Per esempio la decisione di anticipare dal proprio bilancio 82 milioni per evitare che ci fosse una cesura fra la fine del vecchio ciclo e quello appena partito, nel momento in cui ogni euro è utile per contribuire al rilancio dell’economia. Soprattutto anche il fatto che la Toscana – come ha sottolineato il direttore generale della Commissione europea per la Politica regionale, Walter Deffaa – si è perfettamente adeguata ai  nuovi criteri di gestione dei fondi: la concentrazione su pochi obiettivi strategici (il 72% del  plafond è destinato al sostegno delle imprese: ricerca, innovazione, competitività, risparmio energetico) così come anche l’adesione al programma generale di miglioramento amministrativo.

Il compito dell’Agenzia, ha continuato la Agrò, è infatti quello di dare una mano alle Regioni per la buona gestione dei fondi, una sorta di “scuola guida” che dovrebbe evitare i ritardi e gli sprechi che hanno caratterizzato l’andamento dei cicli passati. L’organismo nato alla fine del 2013 per iniziativa del ministro Carlo Trigilia ha inoltre un ruolo di coordinamento per far sì che vi sia una omogeneizzazione e armonizzazione dei bandi regionali, “prendendo spunto da quello che è già stato fatto”.

E in quest’ottica ha risposto positivamente alla platea di rappresentanti del sistema economico toscano che lamentavano l’eccessiva complessità degli adempimenti per ottenere i finanziamenti: “La semplificazione viene invocata – ha detto la direttrice – ma la complessità dipende non solo dai regolamenti comunitari, che aumenta a ogni programmazione, ma anche da quelli statali e da quelli regionali che assorbono tempo. Bisogna mettersi intorno a un tavolo, anche con la Commissione, per capire quali norme si possono semplificare e quali nodi si possono sciogliere senza bypassare le regole”.

Per quanto riguarda il Por toscano, difficile dire qualcosa di nuovo visto che la Regione è già partita da mesi nella assegnazione delle risorse grazie alle anticipazioni: le imprese hanno presentato 500 progetti per un totale di 150 milioni che ne muoveranno complessivamente 450. “Era necessario farlo, dato che noi spendiamo più di quanto abbiamo e si rischiava di perdere un anno di tempo dall’approvazione dell’Accordo di partenariato all’effettiva utilizzazione dei fondi”, ha ricordato l’assessore alle Attività produttive Gianfranco Simoncini. Se le cose vanno avanti con questa velocità – ha promesso Albino Caporali il, capo della task force regionale sui fondi Ue – entro l’inizio del 2017 tutte le risorse saranno distribuite, anche quelle destinate alle infrastrutture.

 

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