Firenze – E’ una specie di legge del contrappasso. Scomparsi dalle cronache al livello nazionale dopo l’abolizione del ministero per la Coesione territoriale, i Fondi europei riappaiono in modo spettacolare nel loro contesto regionale più appropriato. E’ stata superata la difficoltà di trovare un compromesso fra programmi nazionali, nei quali quei finanziamenti possono trovare coordinamento e omogeneità di spesa, e programmi regionali, spesso del tutto inutili nell’ottica di contribuire allo sviluppo dei territori, o addirittura sprecati in effimeri progetti promotori di rapporti clientelari più che di crescita della collettività?
Il dubbio rimane, ma certo non coinvolge la Regione Toscana che oggi ha presentato con dovizia di mezzi, utilizzando lo splendore del multimediale e davanti a una platea di giovani riuniti al Palazzo dei Congressi di Firenze, i concetti e i criteri che le faranno da guida nello spendere i 732,96 milioni di euro di dotazione del Fondo Sociale Europeo: 366,48 dall’Ue (50%), 256,53 dalla Stato (35%) e 109,94 (15%) dalla Regione. Sono circa 70 milioni in più rispetto al precedente ciclo 2007 – 2013 e dunque un bell’incentivo per una Regione che ha saputo spendere con efficacia una risorsa cruciale per la sua economia. I dati parlano chiaro: al 31 dicembre 2014 era stato impegnato il 96,6% dei 660 milioni di dotazione e speso l’86,1% per cento: “Abbiamo utilizzato completamente le risorse – ha detto l’assessore alle Attività produttive e al lavoro, Gianfranco Simoncini – per accompagnare gli investimenti a favore delle imprese, con una forte attenzione alla qualificazione dei cittadini e agli ammortizzatori sociali per il reinserimento nel processo produttivo di chi ne era stato espulso”.
Simoncini ha spiegato che questi finanziamenti saranno ripartiti in cinque assi, con in primo piano l’occupazione, soprattutto quella giovanile (52%), l’istruzione e la formazione (23%), l’inclusione sociale e la lotta alla povertà (20%). C’è anche una piccola fetta di 5,9 milioni che, su richiesta della Commissione europea, serviranno per migliorare la “capacità istituzionale” delle autorità pubbliche e per promuovere “un’amministrazione pubblica efficiente”. Un capitolo che sarà comunque utile, anche a Regioni virtuose come la Toscana, per migliorare la gestione dei fondi.
I principi guida del vademecum per la gestione dei fondi possono essere riassunti in questi tre concetti: buona occupazione, buona amministrazione, buona parità di genere.
Una gran parte delle risorse sono destinate ai giovani (255 milioni pari al 35%) e serviranno fra l’altro a finanziare incentivi per assunzioni o stabilizzazioni di contratti di lavoro (17 milioni), a finanziare voucher per sostenere l’auto imprenditorialità tramite il coworking, informazione e orientamento (50 milioni), lavori di pubblica utilità (con interventi mirati per le aree di crisi). E ancora a tirocini (66 milioni), orientamento, percorsi di apprendistato professionalizzante, istruzione e formazione professionale (38 milioni), alternanza scuola-lavoro (6,5 milioni) e si sommeranno alle risorse per il funzionamento dei centri per l’impiego, per gli incentivi per l’occupazione, agli specifici incentivi per le donne, che sono comunque un tema trasversale ai Por.
Istruzione e formazione. Con risorse per oltre 168 milioni (23%) che serviranno, fra l’altro, a ridurre la dispersione scolastica, migliorare il successo formativo dell’istruzione universitaria, per la formazione finalizzata al reinserimento lavorativo (31,5 milioni), per la formazione finalizzata a ottenere qualifiche professionali (38 milioni).
Inclusione sociale e lotta alla povertà, con più di 146 milioni (20% del totale). Serviranno, fra l’altro, per sostenere l’accesso ai i servizi per la prima infanzia nei periodi di sospensione delle attività (29,3 milioni), per i bonus per i servizi per la prima infanzia (10,9 milioni) o per l’assistenza ad anziani e disabili (32,9 milioni).
Questi programmi in realtà sono già partiti grazie alla decisione della Regione, prima fra tutte, di anticipare 82 milioni sul suo bilancio per evitare una soluzione di continuità nel finanziamento di interventi resi ancora più urgenti dal persistere della crisi. La possibile discontinuità era causata dal fatto che l’Accordo di partenariato è stato concluso nel dicembre del 2013 ma sono serviti molti mesi nel 2014 per mettere a punto programmi e ripartizioni delle risorse. “Intanto ci stavamo preparando e abbiamo inviato i nostri programmi regionali sia del Fondo sociale che di quello regionale 15 giorni dopo la conclusione dell’accordo”, ha precisato Simoncini