Firenze – “Finalmente una proposta sensata”. E’ questo il giudizio della segretaria del Sunia toscano Laura Grandi che riprende la nota diffusa ieri da Cgil e Sunia riguardo alla dichiarazione del viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini, che ha affermato la necessità, per fronteggiare adeguatamente l’emergenza abitativa che sta attraversando il Paese, di ripristinare un fondo alimentato in modo continuativo e dedicato all’edilizia residenziale pubblica. Un fondo, ha detto il viceministro, che in qualche modo ripeta l’esperienza Gescal.
“La dichiarazione di Nencini – prosegue Grandi – ci fa pensare che sia giusto che la questione torni al governo centrale, dal momento che il problema dell’emergenza abitativa ha carattere nazionale e come tale sarebbe bene affrontarlo, eliminando le disparità di trattamento che affliggono il cittadino toscano, quello veneto e via di questo passo, in un crescendo di soluzioni regionali differenziate che creano un pout-pourri di leggi e regolamenti, affidati alla sensibilità più o meno spiccata delle amministrazioni regionali. Quella di Nencini appare l’unica proposta ragionevole sentita in questi anni. Tuttavia, riguardo al riferimento alla Gescal, riteniamo che non sia equo che siano i soliti noti a pagare, vale a dire i lavoratori dipendenti. Riteniamo che serva una distribuzione equa: tassare la rendita dei grandi blocchi immobiliari ad esempio, oltre ad applicare il prelievo anche attraverso i bolli di auto di grande cilindrata. Un sistema tra l’altro già sperimentato nella regione Lazio”.
Insomma, se la Cgil toscana e il Sunia da anni richiedono alla Regione Toscana e al governo centrale di individuare al più presto “un regolare flusso di finanziamenti che garantisca la costruzione di nuove case popolari a canone sostenibile da realizzarsi soprattutto nei grandi spazi delle caserme dismesse”, le risorse “non dovranno essere chieste sempre ai soliti noti , vale a dire ai lavoratori dipendenti, come avveniva con le ritenute Gescal, ma attraverso una vera e propria tassa di scopo che colpisca le rendite, soprattutto quelle immobiliari e di beni di lusso, come auto di grossa cilindrata o imbarcazioni”.
Infine, un dato “inammissibile”: in Toscana ogni anno si liberano, secondo quanto si legge in nota, “oltre 1700 alloggi, la maggior parte per decesso dei titolari dell’assegnazione”, ma, per mancanza di risorse per la ristrutturazione, “occorre una media di due anni per vederli assegnati alle oltre 25000 famiglie utilmente collocate nelle graduatorie comunali”.
Foto: interno, la segretaria regionale Sunia Laura Grandi