Firenze – Circa 308 milioni di euro, pari a 7 mila interventi che hanno raggiunto 430 mila destinatari. A distanza di 60 anni dal primo dei fondi strutturali europei impiegati, la Regione Toscana tira le somme della prima tranche dell’ultima programmazione che dal 2014 si estenderà fino al 2020. Oltre questa data, l’incognito, ovvero lo spettro di una riduzione del 30% del fondo di sviluppo regionale europeo (Fesr), secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal governatore Enrico Rossi. Il colpo sarebbe micidiale, considerando l’ormai ridottissima capacità di spesa autonoma della Regione.
In questi anni grazie ai fondi strutturali sono state finanziate le politiche dell’occupazione, la formazione e l’inclusione sociale. Se la decurtazione diventasse operativa sarebbe veramente difficile trovare fonti di finanziamento alternative e molti interventi andrebbero a morire. “Da convinto europeista dico che questi fondi vanno mantenuti e magari accresciuti, facendo sì che l’Europa possa contare anche su risorse autonome, che non siano solo quelle versate dagli Stati” sottolinea Rossi, che nei giorni scorsi si è precipitato a parlare con il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Junker.
Un discorso a parte meriterebbe l’uso efficace/efficiente di questa mole di risorse in ambito regionale. Le fonti al proposito sono scarse, e tuttavia l’Irpet (in La formazione professionale in Toscana, monitoraggio e valutazione Por 2007-2013) non molto tempo fa ha messo sotto osservazione il sistema delle politiche formative a cui la Regione destina una fetta importante degli investimenti europei. Il risultato è che la formazione ha aumentato le opportunità occupazionali in misura pari all’8%: ovvero, “dei 6.900 disoccupati che ogni anno partecipano alla formazione professionale circa 590 trovano un impiego grazie all’attività formativa svolta”.
Tuttavia, ogni occupato in più che la formazione professionale assicura al lavoro costa – conteggiando anche le spese sostenute per chi non trova lavoro pur avendo seguito corsi formativi – circa 21 mila euro. Un importo decisamente elevato, che potrebbe essere sicuramente ridimensionato rapportando l’offerta formativa al contesto lavorativo reale, oppure, come suggeriscono i ricercatori: “Tale valore potrebbe essere più basso, circa 7mila euro in meno, qualora l’offerta formativa fosse limitata ai soggetti più motivati nella ricerca di un impiego, ovvero agli iscritti ai Centri per l’impiego”.
Nel prossimo triennio, intanto, la Toscana potrà ancora contare sulle assegnazioni residue di 424 milioni. Nel 2017, fa sapere la Regione, sono stati rafforzati i servizi per l’impiego e attuate numerose politiche sperimentali per favorire la ricollocazione dei disoccupati o il sostegno ai lavoratori di aziende in crisi. Ma non solo. I fondi europei sono serviti al rafforzamento dei servizi socioeducativi per l’infanzia, alla cura per anziani non autosufficienti e a favore delle politiche giovanili.
Per il 2018 sono già stati programmati oltre 20 interventi: molti bandi e avvisi sono rivolti ai giovani (percorsi di formazione, tirocini, servizio civile, borse di studio), ma ci sono anche i voucher per soggetti disabili con particolari patologie (Alzheimer), ci sono opportunità per accompagnamento al lavoro per persone svantaggiate, iniziative per il sostegno dell’offerta di servizi educativi da 3 a 36 mesi.