Siena – Rimane irrisolto a tutt’oggi quello che rimane il grosso nodo della “missione” appena iniziata di Marcello Clarich alla presidenza della Fondazione del Monte: vale a dire, la sosotituzione di due dei quattro consiglieri espressi dall’Ente per prendere posto nel CdA della Bmps. Nessuno si muove, per ora, e nessuno “cede” per dare corso all’accordo contenuto nel Patto di sindacato attualmente in vigore fra Fondazione, Fintech Advisory e Btg Pactual. Tant’è vero che la Deputazione amministratrice insediata ieri, e che ha proceduto anche alla nomina del vicepresidente nella persona di Bettina Campedelli, ha deliberato, come diffuso con una nota dallo stesso Ente, “di inviare una lettera ai quattro consiglieri di espressione dell’Ente. Nella lettera, nel rappresentare l’estremo disappunto espresso dai pattisti per non essere ancora presenti nel CdA della Banca, si offre la disponibilità della Fondazione a provvedere, qualora richiesto, al ristoro dei mancati compensi a carico dei consiglieri che presentassero le dimissioni, a causa dell’anticipata conclusione dell’incarico. Si assicura inoltre a detti consiglieri il riconoscimento pubblico della Fondazione e, per quanto possibile, delle istituzioni locali, per la disponibilità dimostrata provvedendo a lasciare l’incarico”. Insomma, onori, gloria e denaro a chi cede. Ma per ora, il richiamo, pur allettante che appaia, sembra cadere nel vuoto.
Sul punto tuttavia Clarich ha detto anche qualcosa di più. Intanto, insieme al fatto che i soci del patto non possono nutrire a questo punto nessuna certezza di subentro immediato nel CdA della Banca, sembra acclarato (parola del neo-presidente) che non possa esserci rischio di azione legale. Ed ecco le ragioni esposte da Clarich: l’Ente ha assunto, con Btg Pactual e Fintech “un obbligo di best effort con soci che hanno già immesso nella banca circa 500 milioni di euro”. Di fatto dunque, i soci del patto sapevano bene che la loro entrata nel CdA dipendeva dalle dimissioni di due consiglieri, dimissioni che l’Ente può chiedere (e ha chiesto) ai 4 di sua nomina, assolvendo così al “dovere” di best effort. Ma non può, come detto da Clarich in altre occasioni, “obbligare” chicchessia alle dimissioni. Per quanto riguarda il suo personale pensiero, Clarich è stato sufficentemente chiaro: ricordando che in alcuni CdA vige l’uso di dimissioni integrali quando c’è il cambio di governance, ha aggiunto “magari si dimettessero tutti”. Un invito che non può essere esteso ai vertici pur nominati della Fondazione, vale a dire Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente presidente e ad del Monte, dal momento che, dice Clarich, “con i pattisti abbiamo parlato di consiglieri”. E alla fine dei conti, “Se non riusciamo ad ottenere le dimissioni di due membri dal Cda del Monte per far posto ai loro rappresentanti, sul piano giuridico non possono esserci azioni legali perchè con i pattisti c’è solo un obbligo di best effort”, rassicura il presidente.
Altro punto su cui il presidente Clarich ha voluto fare chiarezza, quello dell’eventuale allargamento del patto di sindacato attualmente vigente fra fondazione, Fintech Advisory e Btg Pactual. Allargamento che già porterebbe un nome e un cognome, vale a dire il gruppo francese Axa. Per ora, si tratta solo di considerazioni, ha detto Clarich, dettate dal buonsenso e dalla logica, aggiungendo che più avanti sarà naturale andare a sondare le intenzioni di Axa, socio stabile della Banca. “Non ora – ha precisato – ma quando avremo adempiuto agli obblighi che derivano dal patto esistente. Nulla di più e nulla di meno”.
“Si tratta di considerazioni: Un tavolo di trattative oggi non c’è. Ci stiamo concentrando sull’adempiere a un patto che oggi c’è. Quando avremo le idee chiare su questo punto stabiliremo una strategia”.
Infine, le erogazioni per il “non profit”, vale a dire le risorse sul territorio. Sospese sono, com’è noto, e sospese restewranno, almeno per ora. Nonostante l’avanzo di gestione di circa 22 milioni che l’ente ha prodotto nel bilancio 2013. “C’e’ un limite invalicabile: non si intacca il patrimonio nè in modo diretto nè in modo indiretto con le erogazioni”. E’ il principiuo enunciato da Clarich. Il significato teroico è quello di far precedere un’attenta pianificazione prima di procedere alle erogazioni sul territorio, quello pratico che ancora i rubinetti della Fondazione rimangono chiusi, per utto il tempo che verrà reputato necessario.
Infine, un “no” deciso alla richiesta avanzata da un consigliere comunale di “aprire gli armadi” di tutti i documenti che riguardano le passate gestioni Mussari e Mancini. E’ una questione interessante, sì, ma “d lasciare agli storici”. Fra quanto? Venticinque, trent’anni. Intanto, andranno avanti le azioni civili le azioni civili avviate nei confronti dei vecchi amministratori decise sotto la presidenza di Antonella Mansi.
Un’annotazione di non poco conto: il prossimo CdA della Banca Mps si terrà l’11 settembre. Il nodo gordiano delle nomine comincia a essere sempre più stretto e ad apparire sempre più insolubile.