Firenze – Al di là delle notizie tecniche, importantissime, al di là delle polemiche sugli aumenti dei prezzi dei biglietti (aumenti che tuttavia per l’assessore sono “contestualizzati”), i punti sul Maggio che riemergono, con dispetto dell’assessore Sacchi che non ha timore a dichiararlo in aula chiaro chiaro e preciso, sono, da un lato, l’ “eterna vicenda” del “perché Chiarot non ha voluto continuare il rapporto con il Maggio e la città di Firenze” (come dice testualmente l’assessore Sacchi), oltre al legame della vicenda al nome di Nastasi, e dall’altro, dice sempre l’assessore, del paradosso legato al fatto che in consiglio ci siano dei consiglieri “che ancora si chiedono come mai il nuovo direttore del Maggio Alexander Pereira riesca a ottenere soldi anche dai privati”. “E’ il numero uno anche per questo” dice l’assessore un po’ stizzito, che invita a dir chiaro “chi rema contro il Maggio”.
Ma intanto diamo conto delle novità tecniche esposte dall’assessore Tommaso Sacchi.
“I lavori per il completamento tecnico del nuovo palcoscenico del Teatro del Maggio verranno effettuati in circa otto/nove mesi tra l’84esima e l’85esima edizione del Festival e vale a dire dal mese di luglio/agosto del 2021 a non oltre la fine del mese di marzo del 2022 – annuncia Sacchi – sia l’84esima che la seguente 85esima edizione del Maggio si svolgerebbero coinvolgendo quindi la sala grande e il palcoscenico del Teatro del Maggio e l’85esima potrebbe contare sul palcoscenico tecnicamente completato. Per lo svolgimento dell’attività sinfonica, durante i lavori, sarà utilizzabile il nuovo Auditorium; per l’attività operistica si stanno individuando delle soluzioni alternative di utilizzo di altri palcoscenici fiorentini, senza dimenticare che, sebbene molto più piccolo, il Maggio dispone anche del bellissimo Teatro Goldoni che quindi verrà utilizzato. La programmazione della stagione del Maggio durante questo periodo è in fase di progettazione da parte del sovrintendente e dallo staff artistico. I progetti verranno quindi proposti e presentati a tempo debito e voglio quindi sorvolare su alcune ipotesi fantasiose, nonché provocatorie, di vedere la programmazione del Maggio svolgersi su palcoscenici addirittura di altre fondazioni lirico sinfoniche ancorché prestigiose come La Scala”.
Dopo aver ringraziato Orchestra, Coro, dipendenti e il nuovo sovrintendente Pereira, l’assessore Sacchi, assicurando che con le organizzazioni sindacali “il confronto è costante” e da tempo si è al lavoro per “dare corso alle stabilizzazioni” pur nel limite di organico di 298 unità fissato dal Piano di risanamento approvato dal Ministero e monitorato dal Commissario di Governo Gianluca Sole, si passa alla polemica sull’aumento del prezzo dei biglietti. Sacchi sottolinea che è stata “puramente strumentale”. “È vero, e stiamo per ora parlando solo del Festival del Maggio Fiorentino e non dell’intera stagione, che c’è stato un aumento del prezzo dei biglietti ma l’incremento va contestualizzato e comunque non tocca le punte di alcune occasioni degli anni passati (ricordo per esempio i concerti dei Berliner e quello dei Wiener che venivano proposti a 250 euro e con tre soli settori di platea invece degli attuali quattro) – ha spiegato – si tratta di un aumento non straordinario quindi e comunque limitato a soli 205 posti in platea su 1100 e per soli tre titoli in cartellone su nove. Semmai, se una variazione sostanziale rispetto al passato c’è stata è quella che prevede l’eliminazione delle differenze di prezzo tra le prime rappresentazioni e le repliche in modo che la programmazione sia sempre omogenea e di alto profilo. Inoltre continuano le proposte per i bambini e per le forti agevolazioni per i giovani. Questa è una programmazione che tiene conto della formazione del nuovo pubblico, tiene fede alla missione culturale della Fondazione e certo non è mirata a un ritorno di botteghino”.
Una relazione che agita le opposizioni, in particolare il gruppo di Spc che presenta svariati ordini del giorno, sollevando una serie di perplessità circa la relazione dell’assessore. Fra gli ordini del giorno presentati da Palagi, l’ordine del giorno numero 3, che richiede il confronto diretto con il nuovo sovrintendente Pereira, solleva un’ondata di consenso e passa all’unanimità, nonostante uno scontro ruvido fra il capogruppo della lega Emanuele Cocollini e gli esponenti del Pd.
Fra i punti su cui cadono le critiche di Spc, quello della ripartizione del Fus, che riapre fatalmente la vicenda Nastasi-Chiarot-Luisi-Nardella. “È di fine settembre 2019 il verbale della Commissione Consultiva per la Musica in cui vengono avanzati dubbi sulla ripartizione del Fondo Unico per lo Spettacolo, che avrebbe visto la Fondazione del Maggio Musicale penalizzata per il punteggio attribuito alla qualità artistica della stagione 2018. Il che si sarebbe tradotto in meno soldi – spiegano Palagi e Bundu – la scelta di chiudere bruscamente e goffamente con la gestione Chiarot, in nome dei legami con Nastasi, deve aver convinto Sindaco e Assessore a tacere su questa vicenda”, mentre “Il tassello della penalizzazione del programma artistico di Chiarot pretende di essere chiarita”.
Anche sulla questione dell’aumento del prezzo dei biglietti, di nuovo unanimità per l’odg presentato da Bundu e Palagi, che “impegna l’amministrazione a tutelare la vocazione del Maggio Musicale nell’attenzione verso politiche di coinvolgimento del pubblico residente nel Comune di Firenze e in tutta la Città Metropolitana, non in contraddizione con la ricerca di nuove tipologie di pubblico legate ai flussi turistici; a non penalizzare il pubblico con fasce di reddito più basse; a facilitare e promuovere attivamente la partecipazione di pubblico appartenente a fasce medio-basse e basse”.