Fondazione Caponnetto: ergastolo ostativo, verso il doppio binario

Firenze – La Fondazione Antonino Caponnetto ha tenuto a Vallombrosa il 30° vertice antimafia. Sul tavolo del vertice, l’ergastolo ostativo e la normativa antimafia.
Il vertice ha prodotto una ‘Dichiarazione di Vallombrosa” che verrà inviata alla classe politica e sociale del Paese,  “per contribuire a migliorare tutti assieme la normativa antimafia permettendo di tenere dentro i mafiosi rispettando la costituzione”, come si legge nella nota, sottoscritta dal presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri.
In sintesi, un estratto della Dichiarazione: 
“Il Parlamento, ad avviso della Fondazione, deve realmente dare una risposta coerente con la disciplina e le finalità del “doppio binario”. Non sarà semplice, ma l’unità e la convergenza di tutte le forze sane della società deve servire a stimolare una riforma condivisa ed efficace nel chiudere qualunque spazio alla mafia nel segnare un successo a proprio favore.
L’aspetto fondamentale della riforma da predisporre è quello di escludere il possibile venir meno dell’ergastolo ostativo attraverso due condizioni solo apparentemente riscontrabili nel comportamento dei mafiosi in carcere: la dissociazione, appunto, e la cosiddetta buona condotta. Non sono due fattispecie in grado di determinare i presupposti per poter accedere al novero degli istituti premiali perché non incidono sul venir meno del vincolo associativo”.
“La riforma dell’ergastolo ostativo deve ruotare intorno ad una scelta già ben presente nel sistema del “doppio binario”: l’inversione dell’onere della prova, in questo caso del vincolo dell’appartenenza all’organizzazione mafiosa. Spetta ai boss, infatti, dimostrare nella fattualità il venir meno di questo vincolo. Gli indici di questa rottura devono essere ben individuati dal legislatore per poter escludere con certezza l’attualità dei collegamenti, nonché il pericolo di ripristino dei legami diretti o indiretti con la propria organizzazione di appartenenza. Nello stesso tempo, deve essere certa e verificabile la non disponibilità dell’accesso al patrimonio accumulato attraverso le attività criminali.
Per quanto riguarda la procedura relativa ai pareri da fornire al giudice della sorveglianza, è importante che siano coinvolti sia la Procura antimafia del tribunale del capoluogo del distretto dove si è esercitata l’azione penale, sia il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, garantendo anche tempi ragionevoli in virtù della complessità degli accertamenti”.
Continua la nota: “Deve essere altrettanto definito il percorso di monitoraggio e controllo durante gli eventuali accessi alle misure premiali, in modo che si possano revocare prima che si consumino reati e si riprendano le funzioni precedenti nella vita dell’organizzazione mafiosa.
La Fondazione Caponnetto vigilerà insieme alle altre realtà dell’antimafia sociale sull’iter legislativo e chiede che si eserciti la delicata funzione di riforma avendo nel cuore e nella mente la necessità di mantenere in vita la priorità della lotta antimafia attraverso l’applicazione decisa e costante del Codice antimafia, dove il “doppio binario” ha una sua piena legittimazione”.
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