Folon sposa il Giardino delle Rose

Un evento  testimonia che talvolta le cose funzionano e i progetti si realizzano: Folon ha donato dieci bronzi e due gessi al Giardino delle Rose, che da oggi in poi resterà aperto tutto l’anno.
Racconta Paola Ghiringhelli, moglie di Folon, che il marito avrebbe voluto lasciare le sue sculture a Firenze dopo la mostra del 2005 al Forte Belvedere. Adorava vedere la cupola del Brunelleschi e lui stesso definì quella mostra “la più bella della sua vita”. In quell’occasione non poté lasciare nulla al Forte, ma tra l’artista belga e l’allora vicesindaco Giuseppe Matulli “si accese una fiammella”.
La promessa di Matulli ha continuato a fermentare e dopo quasi sei anni siamo arrivati qui, al Giardino delle Rose, piccola perla della città con caratteristiche molto simili al Forte Belvedere, anche per la vicinanza tra i due luoghi.
La curatrice del progetto Marilena Pasquali, presidente del Centro Studi Giorgio Morandi di Bologna, ha espresso la sua soddisfazione per come da una mostra, quella del 2005 di cui fu curatrice, si sia passati ad un’acquisizione patrimoniale importante ed a una mostra permanente, perché –come ha sottolineato la signora Folon – “non è una mostra, saranno qui per sempre queste sculture”.
Il progetto si è realizzato grazie alla coesione di forze diverse: la moglie dell’artista, il gruppo Eni –per il quale ha lavorato dieci anni – e la Regione che ha donato circa centomila euro.
Elisabetta Meucci, neo assessore alle Politiche del territorio, si è detta soddisfatta di inaugurare il suo mandato con questa iniziativa ereditata dalla precedente amministrazione.
“Il giardino è stato reso alla città”, in effetti Firenze ne ha sempre goduto poco, nonostante la cura dei giardinieri sia stata costante e ben visibile, visto che fino a ieri era aperto solo due mesi l’anno in estate.
 Un connubio ben realizzato, dove arte e natura si esaltano a vicenda, un luogo che adesso ha un sapore diverso dal passato acquisendo un valore aggiunto, ma anche Firenze e noi fiorentini abbiamo qualcosa di bello in più.

 

Giovanna Focardi Nicita
 

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