Firenze – Erano anni nei quali i poeti e artisti, Federico Garcia Lorca e Salvador Dalì fra tutti, lasciavano la Residencia de Estudiantes di Madrid e si recavano a Granada per partecipare ai concorsi del Cante Hondo, il canto profondo del Flamenco, per chitarra e danza ritmata, organizzati da Manuel De Falla.
In quegli stessi tempi, i primi decenni del Novecento, Vaslav Nijinsky stava rivoluzionando tecnica e interpretazione del balletto classico. Un’età dell’oro per la danza, mentre la Parigi intellettuale impazziva per il nuovo ballo popolare appena sbarcato dal rio de la Plata.
A questa Edad de Oro, che è all’origine della danza contemporanea in tutti i suoi generi, alti e popolari, si ispira l’arte coreutica di Israel Galván Reyes, nato a Siviglia, uno degli ultimi grandi ballerini di Flamenco, inventore di un linguaggio nuovo che si ispira ai protagonisti di allora.
Galván, che ieri a esordito sul palco del Florence Dance Festival nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella, ha voluto mostrare l’unicità e la purezza dell’arte del Flamenco, fatta di canto, musica e danza, quale fu quello delle origini. Con lui completano la terna due artisti dello stesso livello: David Lagos, la voce profonda del canto andaluso riportandolo all’antico nella tecnica e nella primitiva forza poetica, e il fratello Alfredo Lagos, chitarrista di Jerez, mitica città natale del Flamenco.
Per chi ama la danza andalusa, assistere a uno spettacolo di Galván è come recarsi per la prima volta in una antica chiesa romanica dalla quale sono state tolte le superfetazioni barocche: la sorpresa iniziale lascia il posto al fascino delle forme pure, la forza della nettezza geometrica e dell’equilibrio dinamico.
Così lo spettatore ha potuto rivivere le stesse emozioni di quegli appassionati degli anni venti del secolo scorso, e capire davvero che cosa significa quella parola, Duende, di cui parla Lorca: il momento in cui il ritmo, il movimento, l’energia del canto e del ballo, coinvolgono pienamente la sua anima e realizzano un momento magico di identificazione. L’impatto emotivo è stato accresciuto da un sistema di microfoni sul palco che hanno amplificato il battito del tacco e delle mani, che nel linguaggio di Galván non disegnano solo un gesto decorativo, ma nel battere sul corpo esaltano l’energia che sale dal basso.
Al termine della performance, gli è stato consegnato dalla vicesindaca di Firenze Alessia Bettini l’11° premio Mercurio Volante per l’arte e la cultura della danza, promosso dai due direttori artistici del Festival Marga Nativo e Keith Ferrone come” creatore di uno stile virtuoso e innovatore, in uno straordinario equilibrio fra il flamenco di oggi e il suo incredibile passato”.