FloDance Festival: quattro variazioni sulla bellezza della danza

Firenze – Una festa della danza sul palco rotondo del Chiostro Grande di Santa Maria Novella. Se ci fosse bisogno di una dimostrazione per convincere delle bellezze e delle arditezze dell’arte coreutica, il Florence Dance Festival lo ha fatto con le  quattro coreografie presentate il 19 luglio.

Quattro variazioni sul linguaggio del corpo e la sua forza comunicativa con tecniche, formazioni e concetti diversi. Si è partiti da Fa’atama presentato dalla compagnia di danza contemporanea Kinesis con la coreografia di Angelo Egarese. Il tema è quello “fluid” della donna che si identifica e si comporta da uomo, ma è costretta dalle consuetudini e dal conformismo che la circonda a sposarsi per non recare danno alla famiglia.  In fondo al palcoscenico un gigantesco vestito da sposa di fronte al quale la Fa’atama (nel dialetto samoana la donna che sente di appartenere all’altro genere) esprime tutta la sua sofferenza.

Un dolore che cerca di superare con un percorso interiore fatto con il suo doppio interiore, ma alla fine deve soccombere e anche il suo doppio, la sua vera identità, deve cedere. Eccezionale la tecnica delle due interpreti (Anna Pesetti e Francesca Piergiacomo) in una perfetta sincronia di gesti e di movimenti.

Sul palco è salita la giovane formazione Flodance 2.0 diretta da Marga Nativo che ha realizzato “1943”, una coreografia con sette danzatori su un tema che spesso resta dimenticato nelle ricostruzioni e nei racconti sugli anni della seconda guerra mondiale. E’ la storia delle vite spezzate di tanti giovani italiani costretti a combattere, a uccidere e  morire, “senza ideali e senza gloria”. Strappati alle loro fidanzate e ai loro affetti familiari per subire e imporre violenze e da tutti accusati per non aver condiviso nessuno richiamo retorico a concetti come patria e onore che non potevano sentire nell’assurdità del gioco al massacro di una guerra imposta da persone prive di qualunque umanità.

Bellissima e avvincente, a tratti originale e dal forte impatto la coreografia di Marga Nativo anche grazie alle musiche curate da Max Richter e Marco Beltrami e dall’uso delle luce disegnata da Michele Percopo. Impressionante la capacità espressiva fondata su una tecnica estremamente raffinata sia negli assolo che nel gruppo. Gli interpreti: Niccolò Poggini, Giada Fini, Paolo Rizzo, Idilnaz Aydin, Isabella Caruso, Sofia Pierguidi, Camilla Tirbilli.

Su un registro completamente diverso Pièce de Poche della compagnia francese Rue Serendip con i danzatori e autori della coreografia Tristan Bénon e Prunelle Bry. Il concetto artistico dei due è quello di avvicinare e coinvolgere il pubblico sempre di più alla danza (inserendo anche simbolicamente una sedia tra le prime file della platea) anche utilizzando tecniche acrobatiche e clownerie. Pièce de Poche è un gioco allo specchio costruito sul concetto dell’incontro-scontro, dell’amore e del rifiuto, anche del dispetto fine a se stesso, nella ricerca del momento, mai raggiungibile, dell’armonia totale.

Infine la grande danza classica portata da Andrea Marino, solista del Corpo di Ballo di Monaco di Baviera, giovane promessa delle scene europee. Marino ha interpretato Gioia, coreografia di Keith Ferrone, che insieme a Marga Nativo è direttore artistico del più importante festival della danza, sulla musica di Andrea Portera, “una celebrazione di luce, un inno alla vita”, come l’ha definita Ferrone. Così è nato il concetto della performance che Marino ha interpretato insieme a Alessia Elena Hodor, Aurora Gamberini e Rebecca Carnicelli.

Grazie alla grande tecnica e alle capacità interpretative del danzatore siciliano, Gioia ha trasmesso il suo messaggio che invita alla pace e alla conciliazione in un tempo di guerra e prepotenza. Durante la performance è stata usata la bandiera realizzata dal filosofo e guru Adi Da Samraj, un semplice spettro di colori su campo bianco, per il Foro Cooperativo Globale, una nuova istituzione da lui ideata per permettere all’umanità di autogovernarsi.

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