Firenze – Intanto, due dati: il parco autoveicoli nel nostro Paese ammonta circa a 42,8 milioni di veicoli, e il carico fiscale che sostiene è di 73 miliardi di euro. Poi, sguardo alla Toscana: secondo le rilevazioni del 2016, nella nostra regione sono presenti 2.795.402 di autoveicoli, suddivisi in 2.450.004 autovetture, 5.558 bus, 333.039 autocarri merci, 6.801 motrici. Un parco non indifferente, che tuttavia vede la Toscana all’ottavo posto in Italia, dopo l’Emilia Romagna, prima la Lombardia, secondo il rapporto che corre fra numerosità della popolazione e numero di autoveicoli.
A fare i conti in tasca ai conduttori sotto il profilo del gettito fiscale, ci ha pensato la Cgia Mestre. A livello macroscopico, la dimensione del prelievo si comprende confrontandolo con quello delle imposte che gravano sugli immobili del Paese, e che ammonta a poco più di 40 miliardi di euro. Non solo: nonostante la crisi abbia picchiato duro almeno fino a tre anni fa su tutta la filiera dell’auto, “tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato disponibile pubblicato dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) il gettito fiscale sugli autoveicoli è aumentato del 10,1 per cento (in termini assoluti pari a 6,7 miliardi di euro), mentre la crescita dell’inflazione è stata del 9 per cento”, ricorda l’Ufficio Studi della Cgia veneta.
La prima voce che incide pesantemente sulle tasche del guidatore italiano è quella delle imposte e delle accise sui carburanti. Ricorda infatti Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi, che “34,8 miliardi di euro, pari a poco meno della metà dei 73 miliardi complessivi, ci vengono prelevati nel momento in cui ci si reca a fare il pieno al nostro autoveicolo”. Dalla Cgia fanno sapere che per ogni litro di gasolio per autotrazione che viene acquistato alla pompa, il 63% circa del prezzo è riconducibile al peso del fisco. Per ogni litro di benzina, invece, l’incidenza sale al 66%.
La seconda voce che grava pesantemente sui possessori di un autoveicolo è l’Iva sulla manutenzione e riparazione/acquisto di ricambi, accessori e pneumatici. Secondo quanto comunicano dalla Cgia, “nel 2016 questo prelievo ha pesato sulle tasche degli italiani per 10,2 miliardi di euro (pari al 14 per cento della spesa totale)”. Per quanto riguarda l’Iva sull’acquisto degli autoveicoli ci si aggira sui 7 miliardi di euro (9,8 per cento del totale).
Il gettito da bollo auto ha assicurato alle casse delle Amministrazioni regionali 6,6 miliardi (9,1 per cento del totale).
Le imposte sui parcheggi e sulle contravvenzioni hanno garantito un gettito di 5,6 miliardi (7,7 per cento del totale).
Premi di assicurazione Rc auto quasi 3,9 miliardi di euro (5,3 per cento del totale).
Pedaggi autostradali, 2 miliardi sono andati al fisco.
Imposta di trascrizione, sono stati 1,7 miliardi di euro gli importi incassati dalle Amministrazioni provinciali.
Voce lubrificanti, fra le imposte e le accise che li riguardano, la spesa per gli automobilisti è arrivata al miliardo di euro.
Fra le riflessioni che sgorgano dai dati, il segretario della Cgia Mestre Renato Mason ricorda che “l’aumento di gettito ascrivibile ad alcune voci – come l’Iva sull’acquisito dei mezzi, i pedaggi autostradali e l’Imposta provinciale di trascrizione – si è verificato negli ultimi anni a seguito della ripresa economica del mercato automobilistico che ha segnato, in merito alle nuove immatricolazioni, dei risultati molto importanti”; tuttavia, ciò non toglie fiato all’altra riflessione, che riguarda invece la responsabilità della bassa qualità ed efficienza del trasporto pubblico urbano nella scelta degli italiani di continuare a mantenere un alto tasso di motorizzazione.
Dalla CGIA segnalano che una ricerca realizzata nei mesi scorsi dal The European House-Ambrosetti “sostiene che il sistema Paese potrebbe risparmiare fino a 12 miliardi di euro all’anno, attraverso una migliore organizzazione della mobilità nelle 14 città metropolitane del Paese. In buona sostanza questa situazione costringe tutti noi a sostenere un insieme di costi aggiuntivi pesantissimi. In primo luogo come cittadini, perché il trasporto pubblico funziona poco e male ed è foriero di inefficienze; in secondo luogo come automobilisti, perché non avendo un sistema di pubblica mobilità dignitoso, siamo costretti a utilizzare il nostro automezzo, subendo, tra le altre cose, un carico fiscale spaventoso”.