Omaggio a Pollock: immersione nell’action painting

Promossa dal Comune di Firenze con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) e la  collaborazione dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, la prima mostra fiorentina in omaggio a Jackson Pollock (1912 -1956) nasce da un'idea di Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini.  Oltre a sei cruciali disegni eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York e per la prima volta esposti in Italia – sono presenti alcuni dipinti e incisioni di Pollock concessi da musei internazionali e collezioni private: opere ancora giovanili degli anni Trenta, Panel with Four designs (1934 -1938, The Pollock Krasner Foundation, New York – per gentile concessione della Washburn Gallery, New York) e Square composition with horse (1937 – 1938, Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma),  dipinti degli anni Quaranta The water Bull (1946, Stedelijk Museum, Amsterdam) e Earth Worms (1946, Museum of Art di Tel Aviv) dove il suo stile più personale, nell'ambito dell'espressionismo astratto, si va definendo. La mostra è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita con la collaborazione di Cariparma Credit Agricole come main sponsor e il sostegno di Prelios, Fai Service e Unipol. La sezione multimediale è realizzata da Art Media Studio di Firenze. Il catalogo è edito da Giunti Arte Mostre e Musei.

E' la celebrazione di un grande protagonista dell'arte mondiale del XX secolo, colui che ha scardinato le regole dell'arte figurativa occidentale dissolvendo gli ultimi baluardi della prospettiva rinascimentale. La sua figura si accosta idealmente all'opera di un altro titano dell'arte universale, Michelangelo Buonarroti (1475-1564) di cui proprio quest'anno si celebra il 450° anniversario della morte. Non a caso la mostra si svolge a Palazzo Vecchio, dove si conserva nel Salone dei Cinquecento "Il Genio della Vittoria", una delle opere più celebri opere del Buonarroti, emblema di quelle tensioni contrapposte che caratterizzano la scultura michelangiolesca e che per vie sotterranee tornano a proporsi con assoluta enfasi nelle rivoluzionarie pitture di Pollock, il fondatore del dripping dell'espressionismo astratto. Tecnica con la quale il colore sgocciola sulla superficie direttamente dai tubetti o dai contenitori, senza far uso del pennello, definita action painting (pittura d'azione) da Harold Rosemberg nel 1952 per descrivere l'urgenza dell'atto creativo del pittore coinvolto fisicamente e psicologicamente nell'azione del dipingere, talvolta con veemenza, con furore, come in una lotta, in un corpo a corpo con la tela, diventata nell'agone una vera e propria arena.  La mostra si compone di una seconda sezione nel Complesso di San Firenze e più precisamente nella Sala della musica che offre spazi interattivi, apparati multimediali e didattici, dove, attraverso allestimenti creativi, si propongono proiezioni e filmati sulla vita e l'arte dell'artista americano. Con l'obiettivo di far comprendere le opere di Pollock attraverso immagini, suoni e filmati, che calano l'osservatore in un viaggio sensoriale all'interno del drip painting, riproducendo l'ambiente in cui l'artista operava, tanto da percepire l'odore delle tinte, il senso di apertura illimitata (all over) delle sue azioni pittoriche.

Il titolo della mostra ''La figura della furia'' non è solo un riferimento allo stesso Pollock, alla sua figura nell'atto di dipingere le tele girandogli intorno, pervaso da impeto passionale e da un furore dinamico come in un rituale sciamanico, ma anche a ''La furia della figura'' citata nel '500 dal teorico e pittore Giovanni Paolo Lomazzo (1584) quando volle descrivere il movimento pittorico e scultoreo spiraliforme delle opere di Michelangelo, quella dinamica bellezza, fatta di parti non-finite e di forze contrapposte che Buonarroti conferiva alle sue  figure con una lavorazione fisicamente travolgente, di cui il Genio della Vittoria è uno dei maggiori paradigmi. La mostra mette sotto osservazione due linguaggi distanti e pure antitetici: uno fondato sul disegno che cerca con tutte le forze di rispettare l’ordine della natura e del divino; l’altro basato sulla fenomenologia dell’inconscio e sulla mistica geometria, perfetta rappresentazione di un universo in espansione.

Prestigiosi poi gli altri prestiti dalla Pollock Krasner Foundation. Una serie di straordinarie opere grafiche: due del secondo
lustro degli anni Quaranta,
dove i tratti dello stile di Pollock iniziano a definirsi in modo piu' maturo nel realizzare figure e segni
destrutturanti la stessa composizione che animano – andando talvolta a creare quasi serrate ragnatele di tratti – e dove riferimenti a Michelangelo, in particolare in una delle incisioni con grovigli di segni di figure, sembrano ricondurre a quello di corpi della Battaglia dei centauri del Buonarroti; altrettanto significative le altre due opere grafiche degli anni Cinquanta, in cui, a seguire i piu' celebri drip painting, torna a farsi urgente la necessita' di confronto tra l'azione espressiva e la comunicazione figurativa di volti e anatomie, simili a maschere o sculture frammentate, non piu' coperte dal diluvio di segni e sgocciolature.

Infine, di notevole fascino, il dipinto "Composition with Black Pouring" (nella foto a sinistra)  di collezione Olnick-Spanu che Jackson Pollock teneva nel proprio studio con particolare affezione. Opera poi appartenuta a Hans Namut, il fotografo che con i suoi reportage del 1949 fece conoscere a tutti il modo di lavorare di Pollock.  L'idea di tale esposizione è nata studiando una serie di disegni dell'artista americano conservati al Metropolitan Museum di New York, già pubblicati nel 1997 da Katharine Baetjer in occasione di un'esposizione temporanea organizzata dal grande museo americano e dedicata a dei quaderni da lavoro di Pollock e alla sua relazione con gli antichi maestri.  In questi preziosi taccuini da disegno – Sketchbooks I, II – Pollock risulta fortemente impressionato dalle immagini della volta della Cappella Sistina e del Giudizio universale. Si riconoscono infatti almeno tre ignudi, oltre al profeta Giona, all'Adamo che riceve lo spirito della vita, ad alcune figure dal Giudizio. Pollock aveva avuto occasione di conoscere alcuni capolavori del Rinascimento italiano durante il suo apprendistato presso Thomas Hart Benton, uno dei grandi protagonisti della pittura americana della prima meta' del '900.  Benton era infatti un grande ammiratore di Michelangelo, come di Tintoretto ed El Greco, oltre che di Rubens, pittori che  sottoponeva allo studio dei suoi allievi affinche' apprendessero la resa delle forme del corpo umano, sottolineandone in particolare l'attenzione per i volumi, per il pieno e il vuoto, per la contrapposizione espressiva di forze interiori ed esteriori alla struttura fisica del corpo umano.

 

 

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