Firenze, primarie di coalizione sempre più improbabili

Mentre intercorrono le prove di “disgelo” fra il governatore Rossi e il sindaco e segretario Renzi,  a  poche ore dall’assemblea cittadina del PD non sembrano esserci dubbi sul raggiungimento dell’ormai famigerato 60% di voti che consegnerà a Firenze la candidatura ufficiale di Matteo Renzi. Le primarie di coalizione tanto auspicate dall’ex assessore al bilancio Claudio Fantoni,  (per ora) unico sfidante del sindaco, non si faranno, salvo (improbabili) colpi di coda dell’ultimo minuto.

La possibilità che il ricorso presentato la vigilia di Natale dal coordinatore del circolo di Rifredi Doriano Pagliai abbia un seguito è infatti quanto mai remota. La richiesta è che la commissione di garanzia dichiari la nullità del regolamento quadro regionale per le primarie, quindi anche dell’articolo 4, che contempla la possibilità di saltare il confronto interno nel caso in cui il 60% dei membri dell’assemblea decida di in tal senso. Il segretario cittadino PD Federico Gianassi ha promesso una verifica di legittimità del regolamento, ma tutto suggerisce che il controllo sarà meramente procedurale e che non porterà sorprese.

Ogni ricorso, insomma, va valutato, ma è questo il caso di dire che si tratterà di un’inutile perdita di tempo. Il problema, cui va incontro la remota possibilità di cui sopra, sta nel seguito riscosso da chi per le primarie fa il tifo: Fantoni, certo, ma sono pochissimi i coordinatori di circolo (renziani o meno) propensi a mettere ai voti i muscoli del cavallo più forte, per il semplice fatto che guizzano al sole sotto gli occhi di tutti. Per trovare quanto meno futuristica la possibilità che, nel PD fiorentino, qualcuno possa tenere il fiato sul collo al sindaco basterebbe una considerazione sull’appeal elettorale riscosso alle primarie di un mese fa, ma potremmo tuttavia aggiungere che anche la corrente cuperliana, dopo un primo, blando inneggiamento alle primarie, ha riposto il sasso in tasca.

Sembra davvero che resti soltanto Fantoni e una minoranza risicata a volerle (perché tutto vi punta), ma  più per principio che non per altro, dal momento in cui l’ex assessore ha tirato in ballo lo spirito fondatore del PD e il fuoco della rappresentatività democratica cui assurge per liquidare come “improvvida ed episodica scompostezza del dibattito politico” la volontà di bypassare il casello delle primarie in virtù di una granitica evidenza e una plausibile volontà di tirare dritto al voto di primavera. Non è del resto una proposta contenutistica, quella di Fantoni, che attacca Renzi con la polemica della latitanza e delle ragioni personali che scavalcano l’interesse cittadino, unendo così la sua voce al coro pidiellino, che ripete ininterrottamente il riff del fallimento del Maggio, del misero esito della mozione Rifiuti Zero etc.

Al PD nazionale, a cui fino all’altro ieri veniva condannato l’antiberlusconismo come unica linea politica, pare insomma rapportarsi parte del PD fiorentino, che più che voler entrare trionfalmente in Palazzo Vecchio sembra interessato a murarne la finestra della leadership, logorandosi di un potere che non ha, perché se anche primarie fossero, veggenti accreditati dicono che il nome che ne uscirebbe sarebbe comunque quello di Renzi, piaccia o meno. In ogni caso si dovrà attendere martedì e il risultato del voto dell’assemblea per sapere se anche il PD di Firenze, come quello di Siena, andrà nell’apnea del voto interno.

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