Firenze, nel 2019 giù gli sfratti del 20%, Sunia: “Nel 2020-21 tempesta perfetta”

Firenze – Un paradosso, per alcuni, il segnale di qualcosa che si avvicina molto alla tempesta perfetta per altri: dai dati resi pubblici dal Ministero dell’Interno in questi giorni, emerge che a Firenze, nel 2019, sono calati gli sfratti di circa il 20%, mentre, assicurano i sindacati inquilini, cresce la domanda di case.

Intanto i dati: nel 2019 Firenze risulta essere la settima città in Italia per numero di sfratti, con 802 convalide di sfratto, di cui 689 per morosità, 113 per finita locazione, 2877 richieste di forza pubblica, 576 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Un altro dato fondamentale è che oltre l’86% degli sfratti a Firenze è per morosità.

Il trend è nazionale: nel 2019 a livello italiano sono state  emesse 48.543 sentenze (-23,31% rispetto al 2018) di sfratto; sono eseguiti 25.930 sfratti (-14,03%), con la forza pubblica. Su 48.543 sentenze di sfratto, ben 42.326 sono per morosità.

“Intanto, questa fotografia la potremmo “archiviare” con la dicitura Pre Covid – dice Laura Grandi, segretaria del Sunia toscano – dal momento che l’onda d’urto ha cambiato l’intero mondo dell’affitto e non solo. Sarebbe stato bello tuttavia, a fronte del calo degli sfratti, potere esclamare “finalmente, il problema è risolto! Invece non è così, anzi, questi numeri sono la conferma di una situazione ancora più cupa”.

I motivi di questa desolante affermazione sono svariati, ma si possono sintetizzare in due punti principali: innanzitutto, i canoni altissimi hanno condotto molta parte della residenza fiorentina fuori città (soccorrono i dati sullo svuotamento della città pubblicati ieri) diminuendo così la platea dei potenziali morosi, dall’altra parte gli immobili residenziali fiorentini, una volta liberati dalle famiglie, non tornano nel circuito degli affitti residenziali, ma si sono allocati, in particolare proprio nel 2019, negli affitti turistici. Una situazione del panorama immobiliare che metteva Firenze seconda nella classifica delle città con i canoni più alti d’Italia.

Una situazione di cui a farne le spese era ovviamente, oltre alla fascia della popolazione più debole, anche quella nuova categoria dei lavoratori poveri che, nonostante il lavoro, per l’esiguità del salario non potevano pagare il canone. Infatti, mentre gli sfratti diminuivano, cresceva il numero dei richiedenti casa, quella di case popolari, di affitti calmierati , ecc.

La segretaria regionale del Sunia Laura Grandi

Un punto, quello dei canoni troppo alti, su cui, dice Grandi, “dovrà intervenire la politica.  Impegnarsi per il diritto ad un affitto sostenibile dovrebbe essere la mission di tutti quelli che riconoscono la casa un elemento importante per le famiglie”.

Se questo era il pre covid, il dopo covid ha tutte le caratteristiche per essere drammatico. Il problema sarà, ancora di più rispetto al 2019, quello di pagare il canone di locazione, dopo la perdita di posti di lavoro (proprio di queste ore il provvedimento governativo che blocca i licenziamenti fino a novembre) che ha conseguenze ancora più forti in un mercato dove i contratti non esistevano, o erano del tutto non rispondenti a verità. Insomma, il famoso “nero”. In altre parole, i lavoratori che non avevano contratti regolari non potranno beneficiare di tutti i paracaduti che il governo appronta. Perciò, il lavoro è scomparso tout court e con esso il reddito familiare. Ciò significa in buona sostanza, che la casa, se in affitto, diventa precaria. Una situazione inoltre in cui si trovano molti, moltissimi di quei lavoratori che prestavano la propria attività in un mercato preminente a Firenze e pieno di opacità come quello turistico, secondo i report della Cgil.

Qualche campanello d’allarme già suona. Il bando per la richiesta del contributo affitto Covid (per chi aveva subito la conseguenza dell’emergenza economica, causata dalla pandemia) ha visto 3.500 famiglie fare domanda di aiuto all’Amministrazione fiorentina e, per i motivi di cui sopra, non ha intercettato tutto il bisogno. Quindi, vediamo un numero altissimo di persone che vivono in emergenza, mentre dai tribunali arrivano notizie di numerose richieste di udienze per convalida di sfratti per morosità; secondo le dichiarazioni rilasciate  l’8 luglio dall’avvocato del Sunia regionale Emanuele Rindori a Stamptoscana, “Sommando i nuovi (sfratti), maturati durante il blocco, più gli sfratti esecutivi già fissati precedentemente, contemplando il periodo da marzo a dicembre, si prevede che solo sul Tribunale di Firenze peseranno oltre duemila sfratti”.

“Gli sfratti con forza pubblica sono in stand by fino al 31 dicembre- conclude Grandi – ma cosa succederà dal primo gennaio 2021, se non interverrà un provvedimento nazionale serio e ponderato per aiutare migliaia di persone, lavoratori e pensionati,  in crisi economica? Si rischia che la situazione possa anche peggiorare. Secondo noi, urgono più case popolari e una legge per stabilire affitti sostenibili”. Altrimenti …. tempesta perfetta.

Sulla questione, è in pieno accordo anche il segretario dell’Unione Inquilini di Firenze Pietro Pierri. “Che la diminuzione degli sfratti non sia indice di normalizzazione, ma di riconversione ad altri impieghi delle case, è ormai un dato di fatto, in particolare nelle città turistiche e ancora più vero per Firenze.Ma il problema che rischia di scoppiare in mno all’amministrazione, e non solo quella fiorentina, è la bomba a orologeria del termine del blocco sfratti. La sospensione sfratti fino a dicembre, implicherebbe che le ammiistrazioni usassero questo tempo per organizzare il passaggio da casa a casa delle migliaia di famiglie che rischiano, col covid, di rimanere senza un tetto. Al termine del blocco infatti è banale dire che scoppierà la tempesta. Quanto a questo, stupisce il non vedere nella politica una sensibilità particolare in merito: nessuno ha fatto cenno al problema, nonostante si sia ormai da settimane in campagna elettorale per la guida della regione. Inomma, a conclusione di questo ciclo, la bomba potrebbe detonare. Se è interrotto il passaggio casa casa, interruzione che beninteso era assai grave anche nel pre covid, bisogna porre rimedio tanto più ora, che ai numeri dell’urgenza ordinaria si assommano quelli dell’urgenza straordinaria. In altre parole serve un piano, servono case volano per traghettare alla “normalità”. Dov’è il piano? Ecco la nostra proposta, in accordo con gli altri sindacati: un tavolo rapidamente a settembre, per porre questa questione come urgenza improrogabile”.

Foto: Pietro Pierri, segretario dell’Unione Inquilini di Firenze

 

 

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