Firenze – Il corteo è lungo, lunghissimo, si marcia già sul lungarno verso il ponte dove Idy Diene è stato ammazzato, e ancora la “coda” è in piazza Santa Maria Novella, luogo del ritrovo. Arrivano da tutta Italia, per mettere un muro di corpi, cuori, sentimenti di pace contro ogni razzismo, dichiarato o strisciante, militante o culturale, quel sentimento di rabbia e vigliaccheria che ha armato la mano di chi ha voluto uccidere “il primo che passa, per caso” e quell’uomo ucciso è stato un senegalese, un uomo, come si legge nei cartelloni che amici bianchi e neri hanno preparato, “di pace”.
C’è il sindaco, Dario Nardella, in cima al corteo, con alcuni rappresentanti della comunità senegalese, che ricorda ancora l’intenzione di proclamare un giorno di cordoglio a Firenze in contemporanea con il giorno dei funerali di Idy in Senegal; ci sono molti rappresntanti di Palazzo Vecchio; ci sono esponenti di varie associazioni, partiti, movimenti. C’è il presidente della Regione, Enrico Rossi, che dice, in piazza Santa Maria Novella, finito il corteo: “E’ stata una grande manifestazione, riparatrice di una frattura che si era creata con una comunità ferita a morte per ben due volte in pochi anni. Mi colpisce il carattere sereno e pacifico di questo corteo così come vedere i commercianti che hanno tenuto aperti i loro negozi, quando erano stati in molti ad alimentare l’idea che ci sarebbero state tensioni”.
Sì, perché dopo il martedì della rabbia e del dolore, erano in molti a pensare che la manifestazione avrebbe potuto scatenare di nuovo gli animi. Invece è stata una manifestazione tranquilla, con gli slogan per la pace, i “diritti senza confini” e per Idy Diene. Contro il razzismo. E soprattutto, a rendere il corteo un grande abbraccio di solidarietà ai famigliari e a una comunità che ha pagato troppe volte col sangue, c’erano loro, la gente. Molti i bambini, le famiglie, molti i giovanissimi. Dietro gli striscioni, dietro gli slogan, dietro le foto e le canzoni. Oltre 15mila, dicono gli organizzatori, di certo lungarni e piazze gremite, di certo in tanti a stringersi le mani, anche fra sconosciuti partecipanti la socializzazione è immediata.
“C’è un luogo, in particolare, dove i diritti sono uguali per tutti – dice Stefano Cecchi, Usb – ed è quello del lavoro. Un luogo dove i diritti vengono offesi, l’esistenza è precaria, l’illegalità spesso la fa da padrone, senza guardare in faccia se si è bianchi o neri. E’ in questi luoghi che deve nascere la solidarietà, la consapevolezza, perché lo sfruttamento non ha colore”.
La folla intanto sfila come un mare, dopo la sosta sul luogo dell’omicidio, ancora avanti, si riprende attraverso ponte alla Carraia, fino di nuovo,per via del Moro, a piazza Santa Maria Novella. “Sento un senso di liberazione, è bello vedere tanta gente che si stringe ai nostri amici senegalesi – dice Gabriella, ventidue anni, che è venuta con le amiche, tre ragazze una africana, l’altra dai tratti orientali, una ispanica – siamo amiche dall’asilo, e poi abbiamo fatto tutte le scuole insieme. non posso pensare che qualcuno possa dire che loro non sono fiorentine come me”. Passa altra gente con i bambini. “Non avete paura?” “La paura si prova stando chiusi in casa” risponde il padre col figlio sulle spalle. Passano alcuni consiglieri comunali, c’è anche Tomaso Montanari che con altri srotola un bellissimo telo dipinto. Si continua. Ancora slogan contro il fascismo, il razzismo, poi sale un “Basta, basta” intonato da voci di uomini, ragazzi, poi a poco a poco ripreso da tutti. E a quel grido si entra in piazza Santa Maria Novella. Basta, basta alla violenza, basta alla morte. Il popolo di Firenze dice basta. Con tutti i suoi colori.
Foto: Luca Grillandini