Firenze, il lamento del residente

Firenze – Riceviamo e pubblichiamo da Massimo Lensi, residente fiorentino:

“In punta di teoria – e di pratica – una città è semplicemente un insediamento urbano. Sono i residenti a darle quella vitalità sociale che porta a distinguere una città da un’altra. Sono i residenti, quindi, a fare la città, non il contrario. L’identità urbana passa dalla residenzialità. Uno dei temi più dibattuti a Firenze è quello del ripopolamento del centro storico, svuotato lentamente nel corso degli ultimi quarant’anni. Oggi il Comune di Firenze conta circa 360 mila residenti, e la corsa a scappare dalla città prosegue lenta e inesorabile.

L’ultima accelerazione è andata in parallelo alla “turistificazione” di Fiorenza, ormai il modello di (non) sviluppo preferito dagli investimenti globali in questo spicchio di territorio. Un modello diventato industria intensiva circa vent’anni fa e che ha segnato il destino della città del Fiore. Le politiche abitative e quelle sulle tutele attive per il lavoro soffocano di fronte alla potenza di fuoco dell’effimero turistico, impresa ormai globale che torna a ruggire nel nome della Ripartenza post-Covid. Le abitazioni sono frazionate e messe a reddito come spazi ricettivi, e l’area Unesco del centro storico si è trasformata nel mangificio-dormificio che ben conosciamo con circa 240 attività per la ristorazione per kmq. La capitale del “Rinascimento senza fine” in fondo è tutta qua, nella semplicità di uno sfruttamento intensivo che da città vera l’ha trasformata in una qualsiasi Las Vegas del turismo globale. I residenti ne prendono atto, calcolano le spese quotidiane, scoprono che la vita costa molto di più rispetto ai comuni limitrofi, fanno, infine, le valige. Scappano.

Un fatto nuovo, però, sta emergendo. Se, da un lato, i motori economici della Ripartenza, complice il PNRR governativo e la stretta alleanza strategica stipulata con gli enti amministrativi, sta portando a conclusione la trasformazione di Firenze, dall’altro gli stessi enti si pongono il problema del ripopolamento del centro. Strano, ma non troppo: la città vuota non aiuta le casse comunali e la giunta è, suo malgrado, costretta fare i conti con un’immagine urbana vulnerata nel profondo, quasi fosse alla guida di una società per azioni e non di una comunità di cittadine e cittadini.
Ed ecco allora, per magia, la nascita di una nuova categoria esistenziale: il residente “temporaneo”. Una figura ben inserita negli obiettivi della Ripartenza e che, grazie alla trasformazione della città turistica cialtrona in una soffice residenza deluxe, s’innesta perfettamente nell’ultima narrazione urbana, quella digitale. La Smart City, invece di proiettarsi nella dimensione dei servizi digitali ad alta qualità e della tutela di nuovi diritti, si spalma funzionalmente su tutta Firenze (non solo nel centro) per i soggetti della nuova residenzialità. Incubatori digitali, student housing, spazi per co-working e start-up, turisti slow, smart-workers. Un florilegio di anglicismi che, in estrema sintesi, si traduce nella trasformazione della città per il nuovo deluxe globale in nome di una coppia di
paroline usate ad alta intensità sulle rive dell’Arno: qualità e bellezza.
Ecco che, a conclusione, sono naturalmente spinto, in nome della civica lealtà, a fare una richiesta precisa all’Amministrazione di Fiorenza: smettetela con questa storia del ripopolamento del centro storico, un vero “Sfinimento senza fine” (altro che Rinascimento!). Fate le vostre scelte a testa alta e con franchezza, noi antichi residenti faremo la nostra: andremo a vivere altrove”.

Massimo Lensi, storico residente fiorentino

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