Firenze – Una relazione che configura un situazione pesante, ma anche una serie di nuove chances per la città per una ripartenza piena di possibilità, presentate dal sindaco Dario Nardella. E’ il vicedirettore dell’Irpet Nicola Siclone a portare in consiglio comunale la sintesi dell’impatto della pandemia sulla situazione occupazionale toscana e fiorentina. La crisi in numeri: il pil per abitante cade di 3400 euro; la caduta di pil per gli occupati è di 6mila euro per occupato, compresi coloro che sono in cassa inegrazione; che è la misura del reddito prodotto da ciascun toscano; la flessione di produttività è pari a 6mila euro. Nell’ipotesi in cui si licenziassero i lavoratori in cassintegrazione, avremmo 1500 euro per lavoratore di caduta di produttività.
Per fare un confronto con un anno di crisi come il 2009, si scopre che “mancano” 32mila licenziamenti. Trentaduemila licenziamenti dice Sciclone, che abbiamo ad oggi grazie al blocco, rispetto al 2009. Rispetto al passato, abbiamo avuto anche molti lavoratori in cassa integrazione, circa 130mila, con un tasso di utilizzo delle ore autorizzate al 70%. Questi due numeri, 32 e 130mila, sono due intervalli, uno inferiore e uno superiore, della disoccupazione in più che potremmo attenderci nel 2021. A Firenze questa situaizone si declina con un’attesa di perdita di lavoro fra le 7 e le 28mila unità. La dimensione del problema è piuttosto rilevante, sebbene contenuta da tutta una serie di interventi, la cig in primis, ma anche i trasferimenti che sono stati messi in campo tanto che il reddito disponibile per ogni famiglia è calato di 730 euro, molto meno della caduta della produttività, pari a 1500 euro.
Ma ci sono tre problemi, dice Sciclone. Il primo è che, rispetto alla precedente recessione, abbiamo valori tutti negativi ma incomparabilmente maggiori. Il tamponamento c’è stato, ma la crisi è la peggiore della peggiore del dopoguerra (come era stata definita quella del 2009).
Il secondo problema è l‘asimmetria dei costi: tutti abbiamo peso 730 euro in Toscana, ma qualcuno non ha perso niente, mentre qualcuno ha perso 4 volte in più della media.
Il terzo problema riguarda la povertà. In Toscana avevamo 150mila poveri in valore assoluto, che in un qualche momento, aspettando le misure di contentimento, sono giunti a 227mila. Con gli interventi di sostegno, il saldo finale è stato di 16mila poveri in più, vale a dire famiglie che non raggiungono l’accesso a un paniere vitale di consumo. Tutto ciò fa crescere in maniera esponenziale la percezione di rischio e vulnerabilità sociale. Con la cessazione del blocco dei licenziamenti, si può arrivare a stimare in Toscana un aumento di nuovi individui poveri pari a 58mila in più. A Firenze potrebbero essere dai 7 agli 8mila individui in più. Senza contare che poi ci sono tutti coloro che non vengono intercettati, gli immigrati, coloro che subiscono sfratti, chi fa fatica a pagare le bollette, il che comporta l’allargamento dei numeri. Tre voci, costi, asimmetria degli stessi e vulnerabilità che rgiuardano individui, famiglie, imprese, e naturalmente territorio.
Firenze, sul tema dei costi, è una realtà ferita, più ferita rispetto alla media toscana. Tuttavia, per qanto riguarda la vulnerabilità, Firenze ha più motori di sviluppo: oltre al turismo, la meccanica, la farmaceutica, la moda. E’ una città di imprese di piccole dimensioni e di grandi, di pendolari e di formazione, di residenti e non, insomma, ricorda Sciclone, ci sono più carte da giocare. In definitiva, la rappresentazione che guarda Firenze solo dentro la crisi del turismo, è forse sovradimensionata o perlomeno distorta. In ogni caso, la Toscana ha senza dubbio accusato un calo della produzione manifatturiera maggiore della media italiana, in quanto produttrice di beni di consumo rispetto a quelli strumentali. Male in particolare pelletteria e meccanica, ma anche il sistema moda.
Per quanto riguarda il lavoro, abbiamo 35mila lavoratori in meno (si sta parlando di lavoro dipendente): 8mila persi, 27mila congelati nel terziario. Ma se si confrontano i dati, ci si accorge che manifattura e terziario hanno avuto un calo rispetto al lavoro, sovrapponibile: circa il 18% in meno in entrambi i settori. La differenza è che la componente di lavoro perso del tutto (non congelato) è molto più alto nel terziario.
Tirando le fila, la sofferenza è generale, esclusi pochi settori, fra cui ad esempio la farmaceutica. Firenze ha dalla sua la multisettorialità, che significa che se la ripresa fosse vigorosa e sostenuta da politiche adeguate (il riferimento è l’ormai famoso Recovery fund) la città si troverebbe con buone chances di ripartenza. Senza dimenticare che la vera asimmetria a Firenze è quella riscontrabile fra il centro e il resto della città: basti pensare che il 52% dei lavoratori dipendenti è collegato al turismo, nel centro storico. Cosa che non è vera per il resto della città.
Un quadro insomma con poche luci e molte ombre, che trova sostanzialmente d’accordo anche il presidente della Camera di commercio Leonardo Bassilichi; un’analisi da cui parte il sindaco di Firenze per illustrare la risposta alla crisi.
“Alcuni numeri di Irpet, mi ricollego alla relazione di Sciclone, mi hanno colpito molto, anche se le effettive ricadute sul mondo lavoro non sono ancora del tutto evidenti nei dati – dice Nardella – questo per effetto del blocco dei licenziamenti e delle altre misure di dilazione. Continuo a richiamare l’attenzione anche a livello nazionale sulla scadenza di fine marzo per lo sblocco dei licenziamenti e fine giugno per lo sblocco degli sfratti”.
Emergenza economica ed emergenza sociale se ne vanno a braccetto: “Vorrei mettere un accento su questo tema perché economia e sociale sono due facce della stessa medaglia. Per questo noi sindaci, noi amministratori locali, da vari mesi continuiamo a dire che c’è un’emergenza nazionale che va assolutamente messa al centro di un’agenda politica nazionale. Vorrei anche dire che sono vicino a tutti gli imprenditori e a tutti i lavoratori in difficoltà che hanno perso il lavoro o hanno ridotto pesantemente le loro attività”, continua Nardella.
Ma il punto fondamentale, dice il sindaco, è il fatto che Firenze “è un’economia molto articolata e variegata. In realtà, la città metropolitana di Firenze e più in generale la Toscana sono colpite in modo significativo, anche più della media nazionale, perché hanno economie mature globali, che sono molto legate alle vicende internazionali, ai flussi e alla mobilità di persone, di capitali e di merci proprio per la nostra natura di economia aperta”.
Dunque, crisi turistica ma non solo. In sofferenza export, manifatturiero, meccanica, pelletteria, comparto moda e artigianato, che rappresentano le forze econmiche fiorentine. E tuttavia, è questa multi-specializzazione della città di Firenze un elemento importante per la tenuta del sistema: “proprio l’eterogeneità dell’economia fiorentina ha in qualche modo ammortizzato i costi della crisi e, anche durante la difficilissima fase di crisi economica dal 2007 al 2014, questa nostra peculiarità ci ha permesso di affrontare meglio di altre aree metropolitane quegli effetti negativi”.
Risposte alla crisi. Al netto del Decreto ristori e dei vari provvedimenti nazionali, la prima risposta che il sindaco illustra e sottolinea è un “Patto per il lavoro e lo sviluppo”. “Si tratta di dare gambe a un piano che nasca dalla collaborazione con tutte le forze produttive e sociali cittadine, che possa includere strumenti innovativi, sia normativi che amministrativi ma anche economici, figli di una situazione oggettivamente straordinaria, ma necessari in questo momento. Ne ricordo qui alcuni, che sono già stati discussi e confrontati, ma che verranno ulteriormente approfonditi nel corso di nuovi incontri che faremo con questo consesso di cui ho parlato”, dice Nardella.
Fra i punti, l’accelerazione della riforma del Codice civile per gli affitti commerciali, la proposta “Aleotti – Petretto” legata all’istituzione di un credito d’imposta, il coinvolgimento del sistema bancario nella formulazione di proposte da avanzare alle autorità, “anche con la ridefinizione delle regole che determinano il rating per l’accesso al credito da parte delle imprese danneggiate dal Covid-19. Tutti passaggi spiegati dal sindaco, che ricorda anche “la traccia di lavoro di un progetto di una no tax area per aree ristrette del territorio particolarmente danneggiate dalla pandemia al fine di ridurre i carichi fiscali, gli adempimenti e prevedere specifiche agevolazioni”.
Un altro punto importante che si lega al lavoro, il Piano strategico per il turismo pensato insieme alle altre città metropolitane, con in prima fila oltre a Firenze, Venezia, Roma, Milano, Napoli. “In questo contesto, penso al fondamentale supporto offerto dalle realtà cittadine come il progetto ‘Rinascimento Firenze’ della Fondazione CR Firenze e di Intesa San Paolo che mette in campo 60milioni di euro per alcuni settori dell’economia dell’area metropolitana: l’artigianato artistico, il turismo, la filiera culturale, la moda, il life style, il mondo delle start up, dell’innovazione e l’agroindustria. Inoltre, credo che un Patto per il lavoro e lo sviluppo sia lo strumento ideale per rilanciare l’impatto decisivo delle infrastrutture pubbliche”.
Investimenti. “A Firenze abbiamo un potenziale di investimento di 1miliardo e 150 milioni sulle reti tramviarie: la stragrande maggioranza di queste risorse è già stata ufficializzata e formalizzata, impegnata e in parte anche in corso di utilizzazione. Vi sono solo le linee del secondo lotto della Linea 4, la Piagge Campi Bisenzio e del secondo lotto della Linea 2, Aeroporto – Sesto Fiorentino, per le quali è stata fatta la richiesta di finanziamento al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e per le quali si aspetta una risposta. Ma si tratta comunque di una cifra impressionante, che è capace di generare ulteriore ricchezza, valore aggiunto e posti di lavoro. Bisogna quindi andare avanti con grande convinzione con i cantieri per a linea Libertà-Bagno a Ripoli, con l’affidamento dei lavori per il primo lotto della linea 4 Leopolda-Piagge e la progettazione delle altre linee, a cominciare dalla linea Libertà-Stadio-Rovezzano. E poi ovviamente la Variante al centro storico (VACS), la variante di Lavagnini-Libertà-San Marco. I cantieri, oggi più che mai, significano opportunità di lavoro, significano più che mai opportunità di investimento anche per la filiera di imprese legate a questo settore. Parlare di infrastrutture però non significa parlare solo di tramvia: a questi finanziamenti di cui ho parlato si aggiungono gli altri finanziamenti triennali del bilancio comunale, che è stato approvato in giunta pochi giorni fa e a circa altri 800milioni di opere private, di interesse pubblico, già in corso o che devono partire. Ne cito solo alcune: la riqualificazione dei grandi hub come la Manifattura Tabacchi, il complesso Belfiore, Santa Maria Novella, Sant’Orsola. Si tratta di un pacchetto di investimenti che supera i 2 miliardi di euro in città. A tutte queste risorse si dovranno aggiungere quelle del Recovery Plan. A tutte queste risorse, che sono già impegnate, si dovranno aggiungere quelle del Recovery and Resilience Plan”.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Si tratta, dice il sindaco, di uno strumento che “contiene le capacità economiche per finanziare gran parte del cambiamento e delle opportunità di cui ho parlato: dobbiamo lavorare affinché il nostro territorio fiorentino sia protagonista nella gestione e realizzazione di progettualità, che pure se in un quadro migliorabile, sono contenute nel Piano nazionale. Non possiamo aggiungere dettagli su quella parte di fondi del Recovery Plan che riguarda il nostro territorio metropolitano perché a livello nazionale siamo indietro, il Piano ancora non è stato del tutto dettagliato e stiamo perdendo settimane preziose. Non appena avremo un quadro chiaro saremo in grado di venire in Consiglio comunale e parlarne in modo approfondito”.
Sistema economico locale. Accento sull’importanza del sistema economico locale. “Dobbiamo poi lavorare di più con il sistema economico locale perché sia capace di intercettare queste risorse e sfruttare il volano di crescita che rappresentano. Non dimentichiamo che uno degli obiettivi del Recovery Plan è proprio quello di generare nuova occupazione e nuovo valore aggiunto, prodotto interno lordo. Per questo invito le imprese del territorio a collaborare tra loro attraverso Reti d’impresa e altri strumenti efficaci per crescere di dimensione. Inoltre, dobbiamo sapere che molte delle opere che ci apprestiamo a progettare e realizzare richiedono procedure di evidenza pubblica, appalti, che potranno essere affidati a imprese robuste o anche ad associazioni temporanee d’impresa. Questa non può non essere colta come una grande opportunità per le imprese del nostro territorio metropolitano e regionale”.
Dieci milioni di euro per piccole imprese e giovani imprenditori. Uno strumento nuovo, che serve “per l’acquisto dei fondi commerciali degradati, dequalificati o in stato di abbandono da rimettere sul mercato a canone calmierato per giovani imprenditori nel settore dell’artigianato e del commercio di qualità”. Il Fondo verrà costituito da Città metropolitana e Comune di Firenze. “Un intervento del genere sarà una leva potente di riqualificazione di strade e aree della città degradate anche a causa del depauperamento commerciale e della chiusura delle attività”.
Firenze Capitale della formazione e dell’alta specializzazione. Il punto di partenza è la ricerca di un mix di funzioni per alcuni grandi spazi della città. “E’ necessario rilanciare la vocazione di Firenze come capitale della formazione e dell’alta specializzazione. Abbiamo già alcuni grandissimi esempi, ma sempre più avremo necessità di utilizzare le esternalità positive che nascono dall’avere centri di produzione del pensiero e dell’innovazione nel nostro territorio. Pensiamo alla School of Transnational Governance che sta nascendo proprio nel centro di Firenze, nel complesso monumentale dove prima sorgeva la vecchia Corte d’appello”. La Fondazione Bocelli che svilupperà un centro internazionale per la formazione legata ai settori della creatività, della cultura, della musica. E, da vera capitale del turismo, il sindaco annuncia per Firenze “la nascita di una Scuola internazionale di alta hotellerie perché essere una capitale del turismo significa anche essere capitale della formazione professionale nell’ambito turistico. Intendiamo anche sviluppare il progetto per una Scuola internazionale nel settore dell’enologia e dell’agricoltura. Anche qui ci possiamo ispirare a modelli europei, di città come ad esempio Bordeaux che sono riuscite a tenere insieme la filiera della formazione con quella della produzione. Del resto, a Firenze abbiamo un modello, che è quello della moda con il Polimoda, che è la più importante scuola di moda italiana, ma che si inserisce in un contesto di relazioni e di reti con tutto il mondo dell’impresa della filiera della moda”.
Infine, settore dell’edilizia e delle costruzioni, declinata in ecosostenibilità. “Come abbiamo visto anche nella relazione dell’Irpet si tratta di un settore che ha avuto una performance migliore di altri. Anche alcuni dati del comune ci dicono questo: ad esempio, nel 2020 abbiamo avuto un incremento dei permessi a costruire rilasciati dal nostro comune: un 30% in più, che si accompagna a un incremento anche delle richieste presentate, pari al 9%”. Oneri di urbanizzazione, aumentati del 3,5% rispetto al 2019. “Questi incrementi sono ancora più significativi perché avvenuti nel 2020, nonostante i due mesi e mezzo di blocco totale dell’attività. Sono avventi a regole invariate, senza che ci sia stato un cambio di strumenti normativi. Quindi l’edilizia, anche grazie agli interventi di agevolazione del governo, può essere un buon settore per far ripartire altre attività. A proposito di questo, ricordiamo l’impatto positivo generato dall’ecobonus, che ha saputo coniugare l’investimento nell’ambiente con il rilancio dell’economia dell’edilizia”.
Firenze città della conoscenza. Fari puntati sulla sicurezza sociale e la conoscenza, con standard elevati di sicurezza sociale. “Parliamo di una città metropolitana con un tessuto produttivo dinamico, immerso nel contesto globale e aperto alle nuove generazioni -conclude il sindaco – anche a tal proposito, la popolazione studentesca straniera ammonta oggi a circa 10.000 studenti:torneranno dopo la fine dell’emergenza, ma il nostro obiettivo da qui al 2024 è raddoppiare il numero di studenti stranieri che verranno a Firenze per trascorrere un periodo medio lungo di formazione e/o ricerca, così da alimentare la linfa vitale che fa della nostra città una delle capitali mondiali della formazione, della creatività e dell’innovazione. Una città aperta i giovani provenienti da tutti i Paesi e una volta terminata l’emergenza e riaperti i confini, recupererò l’obiettivo di realizzare un ciclo di missioni internazionali per trovare partner istituzionali in questi campi”.