Firenze – Cosa saranno mai 50 centesimi? Non soltanto una monetina, ma anche l’equivalente dell’aumento della tassa di soggiorno per i turisti, che a partire dal 1° aprile vedranno salire la gabella pro capite, per notte, in tutte le strutture ricettive del territorio comunale. La famigerata delibera n.8 sull’aumento dell’imposta di soggiorno, che coinvolgerà tutte le strutture ricettive, da 1 a 4 stelle (esclusi i 5 stelle, non toccati perché già al massimo del tetto fissato dalla norma nazionale), è stata approvata nel pomeriggio dal Consiglio Comunale, ufficialmente introdotta quale paracadute per le casse comunali a fronte dei tagli statali ai Comuni. “Nel 2015 avremo 25 milioni di euro di trasferimenti in meno dallo Stato centrale – così l’assessore al bilancio Lorenzo Perra – e altrettante spese in più”: cinquanta milioni tondi tondi da racimolare per continuare ad assicurare i servizi ai cittadini, la metà dei quali – stando al bilancio preventivo – arriverà proprio dalla tassa di soggiorno. Confermata la filosofia della riduzione di spesa, passa la logica del gravare il non residente “utilizzatore” della città. “Ci siamo concentrati su un settore che non è stato toccato dalla crisi, ma che al contrario ha registrato un incremento superiore alle aspettative”.
Il 2014 si è chiuso, di fatto, con un gettito d’imposta di soggiorno di 22,5 milioni di euro a fronte dei previsti 21. Perché, quindi, non dare una spallatina in più? Come ti spremo il turista, insomma, per garantire il servizio al residente in tempi di vacche magre. “L’imposta di soggiorno serve a finanziare musei, biblioteche, parte del trasposto pubblico, servizi che – se tagliati – renderebbero Firenze meno appetibile, meno desiderabile e meno visitata”. È dunque un (furbo) circolo vizioso quello che per cui i soldi escono dalla porta del turista e rientrano dalla finestra del fiorentino (che così – assicura Perra – non si vedrà aumentare le tasse), in una città che – in realtà – non ha bisogno che di se stessa per continuare a vivere della linfa del turismo. Che non sia Firenze ma il Comune di Firenze ad avere bisogno dell’aumento della tassa di soggiorno, in ogni caso, è chiaro. Lo è almeno per le opposizioni che invocano coerenza e una chiara politica sul turismo. L’assessore al Turismo, però, non si è presentato in aula. Assente anche il sindaco, che pure ha tenuto per sé la delega alla Cultura, ma i conti – all’occorrenza – si fanno anche senza l’oste, tanto più se compiacente (per quanto scongiurante quel “turismo mordi e fuggi” che con ogni probabilità metterà qualche radice in più). Calo dei pernottamenti e tour de force di 24 ore: il rischio è plausibile.
“L’aumento della tassa di soggiorno – ha dichiarato Cristina Scaletti – è l’ammissione del Comune che si attende il turista per poterlo spennare. Imbarazzante, poi, giustificare l’aumento della tassa con le minori entrate da parte dello Stato. Manca una politica seria sul turismo, che da questo aumento sarà inficiato, per non parlare della salvaguardia dei beni culturali, che non dovrebbe certo a carico del turista”. Grida a una tassa “peggiorativa, bugiarda e iniqua” Francesco Torselli. “Peggiorativa perché la risposta alla crisi non è l’aumento delle imposte. Bugiarda perché dice che tassando i turisti permetterà di realizzare servizi per i turisti stessi e per i fiorentini. Non è così. Cosa offriamo oggi? La divisione del polo museale in tre è un servizio? Il proliferare di macchinine elettriche in centro che appartengono ad agenzie che hanno sede nella Repubblica Ceca e che ancora non siamo riusciti a regolamentare, è un servizio? Infine è iniqua, non è giusto modulare la tassa di soggiorno sulle spese; sarebbe molto più giusto modularla sui prezzi effettivi, perché se un albergo decide in proprio di vendere la camera a prezzo inferiore, questa è una struttura da incentivare”. Giacomo Trombi denuncia l’assenza di progressività della tassa (€ 0,50 in più per tutti, “per la famiglia che sceglie l’albergo a 1 stella e il single facoltoso che va a stare in un 4 stelle”), mentre Miriam Amato scorge nell’aumento un invito riservato “al turista di serie A”. Niente da fare; operativa a partire dal 1° aprile (curiosa la coincidenza con il giorno del lazzo) la delibera è passata, asfaltando anche la proposta di Torselli di slittare di 6 mesi la decorrenza dell’adeguamento. “In questo modo gli hotel dovranno pagare sulle prenotazioni già ricevute, perché gli aumenti decisi oggi dalla Giunta non saranno pagati dai turisti, ma dai gestori delle strutture ricettive, a nostro modo di vedere già sufficientemente oppressi dalla pressione fiscale”.