Firenze – Il Bayern è alla quarta sconfitta interna e alla terza consecutiva, una delle quali vuol dire addio alla Champions. Il Real arranca, pareggia senza merito, vince a fatica (e sempre e solo con R7) e potrebbe (me lo auguro) uscire dalla Champions per opera di una pragmaticissima Juve dopo aver ormai quasi perso anche il campionato. Non commento le squadre inglesi perché, nei loro alti e bassi, sono imperscrutabili. Si sa solo che giocano troppo e che, verrebbe da dire, si deve perdonare loro “perché non sanno quello che fanno”: giocano senza precise economie di turn over, spesso dando più importanza a una partita di FACup che a un quarto di Europa League, sprecano apparentemente senza un piano strategico fatiche e energie ritrovandosi in ginocchio sul più bello e, come quest’anno, fuori da tutte le coppe europee.
Il PSG, tanto per concludere la rassegna delle grandi e ricche, è fuori dalla Champions e forse vincerà il campionato sul filo di lana dopo essersi presa tanti rischi. Insomma: a livello europeo, tra le grandi conclamate, tra quelle che hanno bilanci stramilionari, che comprano i giocatori a più di cento milioni di euro e fanno aggiotaggio sul mercato anche di campioncini minori pur di toglierli alle altre, c’è alternanza di risultati, conta la piaga del giocare tre partite a settimana, contano gli infortuni (ora si sta dicendo dappertutto che al Bayern, con Ribery e Robben, le cose sarebbero andate diversamente).
Ma la Fiorentina è un’altra cosa. Se perde tre partite, se qualcosa va storto, non importa se per sfortuna o per destino (mi piacerebbe fosse entrata una delle quattro nitide palle gol costruite dalla squadra nel primo tempo a Siviglia, dove il Siviglia ha fatto un tiro in porta e un gol!), se la catena ininterrotta di infortuni ci costringe a giocare con uomini poco allenati e a rinunciare ad altri, cominciano comunque i processi: bisogna processare Montella, la società, Savic, quelli che non rinnovano il contratto, ora anche lo stesso Salah, reo di…averci illuso troppo!
Io vorrei che tifosi e “esperti” di calcio che concedono molto (troppo) alle folle chiacchierone e emotive facessero una riflessione. La Fiorentina ha un bilancio che la mette sul piano di squadre come Samp e Genoa, non troppo sopra il Toro e sicuramente sotto Milan, Inter, Roma, Lazio, Napoli e Juve. Nei tre anni di gestione Montella ha giocato in crescendo in Europa, collezionando, soprattutto fuori casa, una sequenza ammirevole di risultati positivi (l’ultima sconfitta prima di Siviglia era stata Monaco contro il Bayern per il noto capolavoro di Obredo. Un piccolo record), era arrivata due volte quarta in campionato recriminando il primo anno per un palese scippo da parte del Milan e degli arbitri (ce ne sono tanti, di Obredo!).
Quest’anno è quinta, è uscita in semifinale dalla Coppa Italia regalando una bella vittoria a Torino contro la Juve (che da più di due anni non perdeva in casa!), è in semifinale di Europa League e ha la squadra primavera in testa alla grande alla classifica del campionato. Il fatto che abbia sbagliato alcune partite decisive e altre sulla carta “facili” brucia, eccome; ma non può far dimenticare l’emergenza costante in cui la Fiorentina ha giocato, in certi momenti addirittura senza attacco, con Pizarro e altri sempre in precarie condizioni.
E non può far dimenticare che la Fiorentina non è il Bayern e neanche il PSG. Come si fa a criticare squadra, tecnico e società per i risultati di quest’anno quando ci si sta affacciando sul mercato e si valuta se riscattare Vecino e se comprare Paloschi e Mario Rui, mentre le nostre concorrenti trattano Cavani, Verratti e Jovetic? Se ne rendono conto i “rosiconi” che questa sarebbe una campagna acquisti da squadra in zona salvezza? E così è stato anche quest’anno. È un miracolo che si sia trovato un Alonso preso a costo zero a questi livelli, che si siano valorizzati (per quanto si è potuto, ahimè) dei Babacar e dei Bernardeschi venuti dal nulla, che si sia trasformato un Mati da eterno incompreso a uomo squadra e un Joaquin da giocatore pensionabile nella migliore ala d’Europa dopo Robben, che ora si intraveda in Badelj e Ilicic due giocatori di grande futuro che,certo, avrebbero potuto dare di più, ma forse se si esprimevano in un altro gioco: quello che Montella ha da tempo in mente per farla finita col tiqui taca e che gli eventi lo costringono inesorabilmente a rimandare. Come ieri, quando ha dovuto appena correggere il solito gioco dando più peso all’attacco, velocizzando un po’ di più, ma a costo di lasciare spesso il centrocampo in balia degli avversari. Non poteva fare meglio. E meno male che questa volta, invece dei soliti dieci tiri e zero gol, ci sono stati tre tiri e tre gol!
Non importa cosa succederà giovedì contro il Siviglia. Credo in una partita onorevole e credo che avremo molti rimpianti per com’è andata a Siviglia. Ma vorrei che una volta per tutte i tifosi fossero dalla parte della squadra e di Montella comunque, con gratitudine e il dovuto rispetto. Vorrei caroselli di macchine per Firenze a quinto posto conquistato. Perché quello è il nostro scudetto.
Cambiereste la Viola con il ricco Napoli che chiede ai giocatori del Parma di arrendersi perché sono dei falliti e butta via l’ennesima occasione dell’anno per andare in Champions? Fino alla fine del girone di andata si sentiva dire, anche da Sconcerti, che il Napoli poteva vincere il campionato. Io non l’ho mai pensato. Perché so che una delle ragioni per cui si perde è la mancanza di consapevolezza dei propri limiti, delle proprie endemiche carenze, anche morali. E allora io mi tengo Gomez (con tutto quello che mi fa soffrire) e lascio al Napoli Higuain e quel concetto di “fallimento” che, in bocca a loro detto agli altri, fa davvero ridere!