Firenze – Il nostro è il terzo pubblico d’Italia per affluenza allo stadio. Un pubblico di palati fini, si dice da sempre. E anche un pubblico di toscani, e cioè di gente pronta alla critica, e allo scherno, quando cinicamente vede che le cose vanno a rotoli. E allora questo pubblico mi deve dire: contro chi fischiava ieri a fine partita? Io fischio dall’anno scorso, per cui non è sui fischi che ho da ridire.
Voglio solo sapere contro chi fischia chi ora fischia insieme a me. In settimana ho visto una trasmissione televisiva che si faceva carico di scontenti e di malumori per come gioca la Fiorentina. Ma, alla fine della discussione, sembrava che questo “calo” della Viola dipendesse da “giocatori che non rendono più come l’anno scorso” (e dunque “si fischiava” contro Ilicic, Kalinic e Gonzalo).
Siamo anche oggi di quest’idea? Eppure a Ilicic, che non c’era, non gli si può imputare nulla (e guarda caso, nella sua Nazionale, è stato uno dei migliori, smentendo il fatto che non sia in condizione); a Kalinic neanche, perché è stato uno dei migliori in campo, come sempre (e anche lui, in Nazionale, ha giocato bene e ha segnato nonostante i pochi minuti giocati). Per la triste prova contro l’Atalanta vogliamo allora dare la colpa a Gonzalo?
O a Sanchez e Berna, che hanno sbagliato qualche pallone di troppo (ma allora perché Vecino e Cristoforo erano in panchina, se c’era bisogno di più qualità?)? Si vuole trovare qualche altro capro espiatorio o finalmente si prende in considerazione che l’unico vero responsabile del fallimento della Fiorentina sia lui, l’ineffabile guru Sousa, che di domenica in domenica sa solo dire che lui vuole solo vincere e che la squadra sta crescendo?
La situazione a Firenze ora rasenta il grottesco. Da una parte ci sono osservatori, come Valcareggi (con cui concordo pienamente), che ci dicono che dopo Juve e Roma la squadra potenzialmente più forte del campionato italiano è la Fiorentina; dall’altra ci sono quelli che invece dicono che la squadra non è così forte perché i giocatori (come sentenzia un mio caro amico supercinico) sono delle “cisti”.
Ma cerchiamo di ipotizzare che la ciste, a Firenze, sia una sola, e vediamo con quali argomenti si può sostenere questa tesi. Allo scopo rifaccio un po’ di storia, perché noi, a Firenze, ci si ricorda quella del Rinascimento, ma spesso ci falla la memoria a breve. Il signor Sousa ha ereditato una squadra che era al top in Europa, come gioco e come risultati.
Il terzo anno di Montella la Fiorentina era ottava nel ranking europeo per i risultati ottenuti sul campo; e questo, va detto, nonostante i mille infortuni, nonostante Gomez, nonostante sette rigori (quasi tutti decisivi) sciaguratamente sbagliati. Ora Sousa ha una squadra che ricalca per otto undicesimi quella di Montella e che gode anche di ottima salute, sempre con tutta la rosa a disposizione (facciamo gli scongiuri!), e con giocatori, quelli nuovi, che, sembrano di ottimo livello: e, per i nuovi di quest’anno, mi riferisco ai Sanchez, ai Salcedo, ai Milic e, per quel che si è visto, agli Olivera e ai Cristoforo.
Sulla carta sembrano superiori a quelli di sempre anche i giovanissimi, da Hagi a Chiesa, a Toledo ecc. I risultati, però, sono sconcertanti. L’anno scorso ci siamo accontentati di un quinto posto risicato all’ultima giornata, ma ci siamo dimenticati di essere usciti dall’Europa e della Coppa Italia indecorosamente e alla prima partita difficile (se così si può chiamare una partita in casa col Carpi e un doppio confronto con il Tottenham che, l’anno prima, Montella aveva bellamente strapazzato!).
Eppure negli occhi di tutti c’è quel primato in classifica a Natale! Sembra che quel traguardo – che non vale neanche la volata per il prosciutto vinta dopo 30 km di una corsa ciclistica – sia stata una sorta di record da incorniciare in una teca di trofei! E allora vi informo che la Fiorentina l’anno prima aveva giocato, nel girone di ritorno, undici partite consecutive in cui sarebbe stata prima in classifica insieme alla Juve. E allora? Quelle undici partite contano meno solo perché hanno illuso meno? Cerchiamo di essere meno illusi e cerchiamo di vedere le cose per come stanno, perché con le illusioni e le “traveggole” non si va da nessuna parte.
Per esempio. Si parla di “calo” della Viola. Ma rispetto a quando? Mi dite qual è la “partita simbolo” giocata col gioco di Sousa che dovrebbe costituire il modello perduto cui riavvicinarsi? Insisto: ditemi una partita giocata alla grande dalla Viola con Sousa, sul tipo delle partite europee giocate da Montella (come il 2-0 al Tottenham), o sul tipo del 4-2 alla Juve, o del 2-0 alla Roma e del 2-1 alla Juve a Torino in Coppa Italia, o di tante altre che non ci ricordiamo neppure, da quante erano.
Mi direte quella contro l’Inter in dieci e sotto per un rigore dal secondo minuto? O quella quasi uguale contro il Milan dell’andata? Ma avete realizzato che in due anni, a parte quelle impari partite contro le milanesi, l’unica che abbiamo vinto contro una “grande” è quella contro la Roma quest’anno (con un gol da annullare)? E ci si riscalda per quel primo posto a Natale? Eppure non abbiamo avuto neanche un inverno tanto rigido! Mentre invece temo che, se non ci si sbarazza alla svelta di questo tecnico presuntuoso e incapace, il prossimo inverno lo passeremo a tremare in zona retrocessione. E quel che è peggio, ha ragione Valcareggi, con una squadra che potenzialmente sarebbe da Champions!
P.S. E tiriamo via a cambiare allenatore, perché, degli italiani papabili, Prandelli ce lo hanno già preso a Valencia, e ora non resta che Pioli (più Guidolin, che si è appena liberato). E siccome l’Inter soffre dello stesso nostro male, e cioè quello di avere un tecnico straniero che vuole piegare il nostro calcio alla “bellezza” di un calcio solo virtuale (anche De Boer, come Sousa, è fissato col centrocampo “a due”!), presto temo che anche Pioli non sarà più sul mercato. Qui si gioca a chi si accorge prima dei propri errori, per essere in tempo a rimediare. La Fiorentina ci sta mettendo un anno e mezzo. Sinceramente un po’ troppo!
Foto: Kalinic