Firenze – Alla Fiorentina, in questo momento, non mi piace neanche la contestazione. O meglio, è sacrosanto che i tifosi siano delusi e si lamentino, ma è l’obiettivo della contestazione che non mi torna. Si fischiano i giocatori e si inveisce contro la proprietà e si è invece più morbidi con allenatore e con direttore sportivo. Secondo me, le responsabilità vanno assolutamente rovesciate. La proprietà risparmia e pensa più che altro al bilancio, ma lo si sapeva da tempo, e non è che l’anno scorso avesse messo a disposizione di Sousa una squadra debole, anzi. Era la stessa di Montella con finalmente un centravanti, Kalinic, con Astori al posto di Savic e con in più un Vecino e un Bernardeschi (in più perché l’anno prima era mancato per cinque mesi). Non ci si deve dimenticare, inoltre, che Pradé aveva messo a disposizione del tecnico anche Suarez e Blaszczykowski, e che alla squadra, complessivamente, mancava soltanto un difensore di riserva (anche perché Sousa non ha mai voluto neppure provare Basanta!). Dunque, se la proprietà non era contestabile l’anno prima (certo, se non per aver licenziato Montella) non lo era neanche l’anno scorso. La squadra l’ha cominciata a distruggere Sousa, con un gioco che i nostri non hanno mai assimilato, troppo veloce e fisico per le loro caratteristiche, troppo “ampio” e giocato sulle ali per il campionato italiano, troppo punitivo per giocatori che almeno si sarebbero meritati prove d’appello con un gioco diverso. Poi, la rifinitura d’opera di Corvino, una volta esautorato Pradé dalla direzione tecnica. Non era bastata l’incredibile campagna acquisti di gennaio, quando sono approdati a Firenze Koné, Benalouane, Tino Costa, Tello e Zarate (nessuno sa ancora chi li ha voluti) ed ecco che il Corvo fa il mercato estivo: Sanchez, Toledo, Diks, Maxi Olivera, Milic, Salcedo, De Maio, Cristoforo, Dragowski, oltre alla sudata conferma di Tello.
A questo punto faccio notare un particolare chiave nell’interpretazione dell’annata della Fiorentina; particolare che ha per protagonisti Sousa e Corvino, e non la società. Corvino vola a Lisbona, stringe la mano con soddisfazione a Sousa d’accordo per un mercato tarato sul modulo scelto: il 4-3-3. Passano pochi giorni e, dopo una sola partita nel ritiro estivo, Sousa torna a giocare il suo 4-2-3-1 e le altre varianti con il centrocampo a due. Gli viene chiesto perché e lui risponde che la Fiorentina ha troppi attaccanti che verrebbero sacrificati da moduli diversi. Considerazione interessante (a fronte dei nonsensi che Sousa in genere pronuncia), la stessa che stanno facendo oggi alla Juve da quando hanno deciso di giocare il 4-2-3-1: è autolesionista sacrificare Dybala, o Mandjukicz, o Cuadrado, o addirittura Higuain; e lo stesso Pjanic va fatto giocare. Ed ecco che si sceglie lo schema ad hoc. Ma torniamo alla Viola. Chi erano quegli attaccanti in esubero che forzavano per quello schema offensivo, chi erano i Dybala e gli Higuain? Erano Zarate, Toledo e Tello. E anche Hagi, che allora era considerato più titolare di Chiesa. Per uno di questi attaccanti, soprattutto per Tello, la Fiorentina ha rinunciato alla sua maggiore prerogativa: il centrocampo a tre con Vecino, Badelj e Borja. Soltanto contro la Juve quest’anno li abbiamo visti in campo allineati. Poi, mai più. Anche ieri sera Badelj e Borja, lì in mezzo, si sono piano piano spenti fino ad essere travolti. E anche ieri nessun ripensamento, nessun cambio di gioco.
Questo è il peccato originale, ed è qui che chiamo in causa Corvino. Perché non è mai intervenuto a imporre, a nome della società, di provare qualcosa di diverso, magari il gioco per il quale si era accordato con il tecnico? Perché non ha difeso il patrimonio dei propri giocatori permettendo che Sousa, a un certo punto chiaramente demotivato e solo impuntato nell’orgoglio, cominciasse a sconvolgere a casaccio la squadra? Sanchez a destra, Salcedo a sinistra (si è accorto ieri che i piedi era meglio rimetterli al loro posto!), Berna dovunque, Borja in mediana a stracanarsi di corse a vuoto, Milic alla Gibbs, Zarate centravanti, l’inutile Tello punto d’onore…Ma in tutto questo, cosa c’entra la società e cosa c’entrano i giocatori? Se la Fiorentina i giocatori non li avesse non farebbe partite come quella contro la Juve, o come quella contro il Napoli, e non vincerebbe contro la Roma! La Fiorentina semplicemente non ha giocatori che possano giocare il gioco di Sousa. Punto e basta! Soltanto da questo momento vengono fuori le responsabilità della società; la quale, invece di licenziare in tronco allenatore e DS, rimanda, aspetta la fine del campionato, anzi, fa comprare a Corvino due baby giocatori slavi che si vanno a aggiungere a Scalera, Castrovilli e Nzola per il rilancio futuro (in lega semipro?). Sono più deluso di prima, perché ora sono deluso anche dai tifosi. La proprietà a Firenze resta quella, e ringraziamo il cielo. Non spenderà mai, ma che almeno quel poco lo spenda meglio. Un tecnico e un DS, Spalletti e Sabatini (so che sto sognando), e ci sarebbe bisogno di poco altro.