Fiorentina, ora serve solo salute e un po’ di fortuna

Firenze – Peccato! Una volta tanto ci poteva andare meglio, almeno con le decisioni arbitrali. Sul gol della Roma sono evidenti due falli, uno su Tomovic e l’altro su Alonso, e l’ultimo perpetrato proprio da chi resta solo in area a colpire di testa per l’1-1. In Italia il fischio, quello che ogni tanto si usa dire sancisca in quei casi almeno un “fallo di confusione”, ci sarebbe stato. In Europa, no. E di questo bisogna che la nostra squadra prenda atto; soprattutto Alonso, che per tutta la partita è stato leggerino e vittimista sui contrasti. E invece bisogna rimanere in piedi! Le cadute e le proteste si possono pagare care. Specie se si pretende che contino qualcosa gli arbitri dietro le porte…!

Detto questo, c’è solo da riflettere sul momento della squadra e fare alcune considerazioni in prospettiva. Montella, secondo me, ha ragione a non mollare nulla. Siamo in corsa per la Coppa Italia (e lì con un piccolo vantaggio), per l’Europa League (per la quale il pronostico assegna il classico fifty/fifty di probabilità alle due contendenti) e per il terzo posto in Campionato (dove potremo senz’altro avvantaggiarsi da un filotto di partite molto favorevoli in chiusura, mentre le altre squadre di testa si affronteranno in scontri diretti). Giusto lottare su tutti i fronti. E assolutamente meritorio farlo con tutta la rosa che viene egualmente responsabilizzata. Se si pensa che gli eroi di ieri sono stati Neto e Ilicic, i due giocatori che da gennaio dovevano essere fuori rosa o venduti, si ha davvero la misura del capolavoro, tecnico e psicologico, che sta facendo Montella. Resta il problema degli infortuni. E quello va affrontato con grande senso di responsabilità. Non si possono far rientrare giocatori senza allenamento e convalescenti, perché si rischia che accada come con Savic: una presenza (inutile!) a Roma contro la Lazio e poi di nuovo fuori! In casa col Milan farei davvero un radicale turn over attento alle cartelle cliniche. Richards, Kurtic, Aquilani, Gila, Diamanti, Pasqual dovranno giocare. Magari anche Borja Valero, se non sente più dolore (perché lui non rischia “ricadute”) e Ilicic, che anche se gioca tre partite di fila (ma mai fino al 90°) è l’uomo meno spremuto. E poi devono giocare i più freschi e integri, rimandando tutti i “titolari” riposati al ritorno con la Roma. Sono convinto che Montella lo farà, come lo fece contro il Toro. Il risultato andrà valutato in prospettiva, e non di per sé. Per ritornare con la testa soltanto al Campionato, c’è tempo.

Vorrei anche dire qualcosa sul nostro valore “assoluto” al momento. Continuiamo a stare di diritto tra le “grandi” del nostro calcio. Giochiamo alla pari con tutte (meno che con la Lazio; ma si sa che è un fatto contingente, giacché la Lazio sfrutta la freschezza di chi gioca una volta sola a settimana). Abbiamo un gioco sufficientemente duttile, anche più duttile delle nostre concorrenti al vertice, in modo da affrontare col palleggio, il pressing alto e la squadra corta le avversarie meno tecniche, e di abbassarsi, votarsi al recupero palla e alle ripartenze veloci con chi può soffrire quest’altro tipo di gioco. In tutt’e due i casi il problema vero è l’attacco. Certo, dobbiamo recuperarlo tutto (ieri ai quattro infortunati si aggiungeva anche l’assenza dei due nuovi fuori lista); perché quando manca l’attacco non è che sia solo questione di sostituire due giocatori, ma è questione di cambiare gioco, anche per i compiti assegnati ai difensori. Quello di ieri, Montella lo sa da due anni, da quando attaccava con JoJo e Ljajic, non paga. Per fortuna, in vista del ritorno, è anche il problema della Roma, che non ha centravanti veri in lista, e dovrà riaffidarsi ai Gervinho, Totti, Iturbe; bravissimi, ma alla lunga prevedibili. Per ora l’unica verità “matematica” che il calcio esprime è che bisogna avere un attaccante da almeno venti reti. Tutte le squadre attualmente in crisi (in crisi rispetto alle loro ambizioni) non ce l’hanno. La Fiorentina ce lo “avrebbe”, e dopo il mercato di gennaio ce l’ha. Bisogna andare avanti a perfezionare un gioco più lineare, meno cervellotico; quello che ci ha permesso di eliminare il Tottenham con due contropiedi e un calcio piazzato. È così che si vince in Italia. Per i sogni di grande rinnovamento, sempreché si possa davvero inventare gran calcio senza campioni, rimandiamo a momenti meno grami. La Fiorentina si è conquistata un grosso vantaggio rispetto alle altre italiane di vertice: sa giocare in molti modi (contro il Toro in Campionato ha provato anche il centrocampo a due!) e ha molte più alternative tecniche e umane. Non importa investire Salah del ruolo di salvatore della patria (come sta facendo il Napoli, squadra inferiore alla Fiorentina, con Higuain). Basta giocare come si è imparato a giocare, sperando di non dover, in tutte le partite importanti, forzare la formazione. Questo solo si chiede da qui a maggio: salute e un po’ di fortuna. Ce lo meritiamo.

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