Fiorentina: la saggezza del duo Montella – Pradé

Firenze – C’è attesa, c’è eccitazione. Soprattutto grazie ai gol di Vlahovic e agli assist di Montiel, diventati gli emblemi della Fiorentina verde, di David che va a sfidare spavaldamente Golia. Eppure sul mercato si stanno cercando i Ribery, i Llorente, i Tonelli, da affiancare a Pezzella, Badelj e Boateng.

Una contraddizione? No, solo saggezza, misura, senso del limite. La Fiorentina Primavera potrebbe durare sì e no quattro o cinque partite, quelle d’inizio campionato quando i giovani e giovanissimi la fanno sempre da protagonisti. Ma poi? Chi li dà gli equilibri necessari? Chi tappa i buchi che inevitabilmente lasciano quegli under, fisiologicamente votati alla corsa e al gioco arrembante? Chi dà morale alla squadra dopo un errore o una sconfitta?

Mi piace la riflessività e la calma olimpica della nuova gestione della Viola. Nessun facile entusiasmo (negli anni passati si sarebbe già enfaticamente titolato al grande “talent scout” Corvino e al record della squadra più giovane del campionato), molta prudenza e soprattutto coerente visione tattica.

Pradè e Montella hanno chiaro in mente come intendono far giocare la Fiorentina, e non per principi preconcetti, ma per far dare il massimo ai giocatori di valore che sono in rosa. E gli acquisti sono e saranno mirati al gioco, all’impostazione tattica; la quale, a sua volta, verrà messa alla prova delle attitudini dei singoli.

Per esempio. Sacrosanta la scelta da subito di rimettere Milenkovic (un valore assoluto, come sappiamo da tempo) in mezzo, togliendolo dalla fascia destra che non sa tenere, più che altro per le sue caratteristiche fisiche. Questo ha comportato lo spostamento di Pezzella, centrale d’esperienza che sa fare da regista in difesa, a sinistra.

Ma Pezzella è un destro, per cui ecco la preoccupazione, dopo la cessione di Hugo, di valorizzare un centrale “dal piede giusto” come Ranieri (visto, ahimè, che quei sette milioni spesi per Rasmussen, che le caratteristiche per coprire il ruolo ce le avrebbe, sono stati buttati via!). E Ranieri è un sinistro che sa fare anche il terzino. E allora ecco che da quella parte Terzic e Biraghi sono anche troppo, e che forse si può lucrare su Biraghi, che è bravo ma non è Maldini. E la cessione di Biraghi ci potrebbe far disporre in rosa di Politano, che vale assai di più del nostro terzino e che potrebbe risultare utile in un gioco d’attacco che punta sugli esterni…

Ma qui ecco l’attuale dilemma. Montella ha avuto all’inizio una geniale ispirazione, puntando su un doppio centrale di centrocampo di qualità e su un “finto nueve” come Boateng che ha fisico e senso tattico da vendere, tenendo Chiesa a destra e un altro attaccante a sinistra che si inseriscono negli spazi creati da Boa.

Ecco perché cercare Balotelli, Fabio Rossi, Keita e poi Gabbiadini, giocatori adattissimi a partire da esterni e a inserirsi in area. La squadra sarebbe stata imperlata (come spero che ancora sia) da un Ribery mezzala, a completare un centrocampo a tre di gran tecnica e visione di gioco e a consentire (con i movimenti di Boa) un gioco imprevedibile e altamente qualitativo.

E invece, alla prima che conta, l’eroe diventa Vlahovic, il centravanti classico, il Batistuta millennial (ce lo auguriamo tutti!). Se dovesse essere lui il titolare, o se lo dovesse essere la sua controfigura Pedro (il brasiliano), allora salterebbe lo schema di quella sorta di 4-2-2-2 (vedi il Lipsia di questi ultimi anni) e tornerebbe logico un 4-3-3. Come dicevo, questo è un dilemma. Perché un conto è acquistare Ribery per un gioco d’attacco, scommettendo sulla (peraltro dubbia) tenuta di Badelj-Pulgar a centrocampo, e un conto è avere un centrocampista di quantità-qualità da affiancare ai due al posto di un Benassi che appare assolutamente inadatto a tutti gli schemi sinora provati.

Come risolveranno il dilemma i nostri eroi? Credo puntando su un 4-2-3-1 di partenza se, dietro un centravanti vero, ci fossero Chiesa-Boa-Ribery. E allora sarebbe davvero importante rinforzare il centrocampo con un mediano alla Kanté (alla Nainggolan, come sarebbe stato ideale), perché Pulgar lo vedo più come una alternativa a Badelj, non come un centrocampista a tutto campo che sappia contenere e pressare.

E in questo caso rinuncerei a Politano, perché un nazionale in panchina la Fiorentina non se lo può ancora permettere, e preferirei Di Marco come moneta di scambio per Biraghi. Al centro dell’attacco, comunque, credo e auspico, nonostante la mia cronica sfiducia sul suo valore, che rimanga Simeone. Al suo posto, nella logica del rispetto per l’astro nascente Vlahovic, non vedrei che Llorente o, meglio, Mandzukic: un “anziano” che permetterebbe un suo inserimento graduale.

Se poi ci si contentasse di un rappecettamento-scommessa all’italiana, allora andrebbe bene uno scambio di prestiti con la Samp per Gabbiadini, che così potrebbe servire anche per l’altro schema. Ma non un “competitor” giovane di Vlahovic. Fermo restando che l’urgenza vera è comunque un forte mediano che purtroppo Benassi, Zurkowski e Dabo non sono. Ci dà fiducia la certezza che a pensarci da ora ci siano dirigenti e tecnici che sanno quello che fanno.

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