Fiorentina: la ricetta per una squadra competitiva (e salva)

Firenze – Quello di ieri era un lunedì drammatico, non soltanto per le squadre che giocavano, quasi tutte invischiate nella zona retrocessione, ma anche per la Fiorentina, che aspettava con ansia di non ritrovarsi al terzultimo posto in classifica. Ci è riuscita. Il Parma ci ha scavalcato, il Toro si è solo avvicinato. Il Genoa è rimasto sotto, e il prossimo lunedì Fiorentina-Genoa si annuncia ancora una volta (sembra destino) come uno spareggio per la salvezza. Questa volta, però, il biscotto dello 0-0 non addolcirà nessuno.

Partita delicatissima, dunque. Da affrontare come? E qui la prendo larga. L’anno scorso, quando è stato licenziato Montella, non eravamo in questa condizione difficile, anche perché dietro avevamo più squadre e tutte più deboli del Torino e dello stesso Genoa di oggi. Da allora si sono cambiati due allenatori e si è rinforzata notevolmente la rosa della squadra.

Rispetto agli inizi di Montella, non c’è più Chiesa, ma ci sono Amrabat, Biraghi, Callejon, Bonaventura, Borja Valero, Duncan, Cutrone, Kouamè, Igor, Quarta…Come si può acquistare tanto in quantità e in qualità ed essere sempre lì, a soffrire? La risposta non può che essere una: a Firenze non c’è una società all’altezza della situazione e non c’è un presidente che non dico ci faccia sognare (se non a iperbole nei suoi sgangherati proclami), ma che almeno non ci faccia stare insonni per scacciare gli incubi!

Quando si dà la colpa alla società si dice tutto e nulla. Dettagliamo questa colpa. Esonerare Montella è stato un grave errore, perché non si è dato il tempo ad un allenatore, perfetto per una squadra giovane, neanche di “provare” un gioco e non gli si è concessa l’opportunità di rimediare alle carenze con il mercato di gennaio. Altro errore è stato sostituire Montella con il suo opposto tecnico-tattico (con uno che somigliava più a una “mammana” che non ad uno “scienziato” del gioco), con la conseguenza di sfiduciare con l’allenatore la squadra più verde del campionato e quei giovani di belle speranze.

Infine, l’errore della cessione di Chiesa nel modo in cui è avvenuta, che è suonata come una resa della società al capriccio di un sedicente campione accompagnato dai genitori verso la gloria e i soldi, con l’unica preoccupazione per se stesso. Dell’errore della conferma di Iachini a salvezza raggiunta e della campagna acquisti retro, tutta vecchie glorie, come se d’improvviso fossimo diventati una squadra da zona Champions (e qualcuno, me compreso, aveva “sulla carta” azzardato un pronostico del genere), abbiamo già ampiamente discusso.

L’ultimo e madornale errore è stato sostituire Iachini con Prandelli come “traghettatore”. Un babbo buono e amoroso, che però viene dopo troppo tempo passato lontano dai campi e per di più con la clausola del contratto a scadenza. Se si voleva togliere qualsiasi residua fiducia su un “progetto” e su un futuro per una squadra già piena di contraddizioni e deprivata di motivazioni, la società ha fatto un capolavoro.

Non li ho elencati tutti gli errori della società, ma uno oggi non si può assolutamente ripetere: quello di dire che la Fiorentina si deve salvare. Sembra un paradosso, ora che davvero credo si debba lottare per la salvezza; ma io voglio sentir dire che la Fiorentina deve darsi un gioco, indipendentemente dalla classifica; e che se andrà in serie B, vorrà dire che imparerà dagli errori, punterà finalmente sui suoi giovani e su un tecnico che garantisca gioco e futuro (Juric, Liverani…), senza più improvvisazioni, depressioni dei giocatori e spese inutili.

Dico questo proprio perché voglio che la Fiorentina si salvi e so che rischierà se si pone un obiettivo ansiogeno e condizionante nel gioco come la salvezza ad ogni costo. Tutte le squadre ormai, anche quelle che abbiamo visto ieri sera, corrono, giocano un calcio tatticamente spregiudicato e divertente (anche per chi è in campo) e sembrano non curarsi del risultato. C’è molto di nuovo e di giovane nel calcio oggi, e la Fiorentina, in Europa, sembra l’unica squadra che non se n’è accorta.

Dunque, realismo per la Fiorentina non deve voler dire difendersi, strappare il punto, fare risultato ad ogni costo. Ma vuol dire capire le potenzialità dei giocatori in rosa e metterli in campo in modo che giochino il più “liberamente” possibile. Le ammucchiate in area di Iachini non “salvano”, se non con tanta fortuna; la spregiudicatezza della prima uscita di Prandelli con il 4-2-3-1, men che meno.

Cosa fare allora? Tornare alla difesa a tre (fu la risoluzione di Montella alla sua terza partita, perché non vedeva Milenkovic e Pezzella adatti a reggere la difesa con quei terzini “allegri” e distratti sulle fasce). Scegliere via via i centrocampisti più concentrati e forti fisicamente (la tecnica ce l’hanno tutti) e accompagnarli con gli esterni Lirola e Biraghi. Due i correttivi necessari da apportare a gennaio: di uno ho già parlato, la necessità di una seconda punta di buona tecnica da affiancare a Vlahovic (inventarsi un Pepito Rossi, per intendersi, che non è certo quel Caicedo di cui si sente fare il nome), costi quel che costi; e un centrale di centrocampo che sappia stare davanti alla difesa, con fisico, senso della posizione e visione di gioco.

Suggerisco un accordo con la Roma per uno scambio di prestiti tra Pulgar e Diawara, due giocatori sfiduciati che non giocano nelle rispettive squadre all’altezza del loro valore o, peggio, non giocano affatto. Comunque un equilibratore del centrocampo, un De Rossi “de’ noantri”, va trovato, e questo per far esprimere al meglio i nostri tesori Amrabat e Castrovilli. Questo, è ovvio, ridimensionerà il contributo che potranno dare alla causa un Ribery e un Callejon, e ci dispiacerà a tutti. Ma ricordiamoci che quei campioni non hanno mai “salvato” una squadra nella loro carriera, e non crediamo che ci riuscirebbero in vecchiaia. Se la Viola ha bisogno di consigli e di esperienza, meglio darglieli dalla panchina, ora che forse, a partire dal tecnico, ci sono gli uomini giusti.

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