Firenze – Non ho più parole. Scommetto che si parlerà della cattiva serata di Ilicic e di Kalinic e dell’ennesimo errore di Tomovic o di Roncaglia. Io dico che è l’ennesima cattiva serata di Sousa: tatragono a non cambiare nulla, a voler forzare i giocatori in ruoli non loro (sembra ormai che a destra abbia gettato la spugna anche Bernardeschi), a voler adottare uno schema che in Italia trova il contraddittorio anche da una squadra di serie B (vedi Carpi!).
La situazione è ora davvero drammatica. E lo dico perché, se la società non interviene a dare un aut aut al tecnico, non si sa neppure come operare sul mercato. Cosa si crede, che Leandro Lopez, che non ha mai giocato in una difesa a tre, risolva i problemi dietro? che Grassi a centrocampo faccia meglio del Suarez di iersera? che Tello entri al posto di Berna e faccia cosa? E intanto se ne va Rossi, se ne va Suarez, continuano a stare in panchina Mati e Babacar…
Forse negli anni passati ci eravamo abituati a un tecnico anche troppo aziendale, che guardava innanzitutto a valorizzare i giocatori che aveva, a ritagliargli addosso il gioco più confacente. Ora abbiamo il “rivoluzionario”, che li boccia tutti se non fanno quello che dice lui, e che non pensa mai di essere lui in torto nel farli giocare in quel modo. Nell’intervista del postpartita l’ha detto: per cambiare gioco ci vorrebbe tempo, non lo si può fare da una partita a un’altra.
Ma gliel’hanno fatta vedere mai qualche partita di Mancini o di Allegri (che non a caso sono davanti in classifica), che cambiano gioco anche durante la partita e che soprattutto (vedi Allegri) portano rispetto a quello che i loro predecessori hanno insegnato e acquisito (Allegri fa giocare la squadra come la faceva giocare Conte, e non è certo il suo gioco)? Sousa è l’ultimo allenatore di scuola straniera rimasto, ora che anche Garcia ha salutato dopo aver rovinato la Roma.
Anche Sousa rovinerà la Fiorentina (è già a buon punto) e se ne andrà al Chelsea, è facile prevederlo; perché quello che comunque avrà dimostrato, cosa molto apprezzata in Premier League, è che è un innovatore, un tecnico che inventa gioco d’attacco, e che dunque è adatto a quei palcoscenici (e a quegli stipendi!). Là si gioca un gioco solo, con poche varianti e pochissimo controgioco da parte degli avversari. Quello è il suo mondo, e non lo ha neanche mai nascosto (ha addirittura gioito quando ha visto che il Tottenham era il nostro avversario in Europa!).
Quello che mi meraviglia è che ci sia qualcuno che ancora parla di bel gioco della Fiorentina. Vorrei che si riflettesse sui seguenti dati: (a) la Fiorentina ha perso da tutte le “grandi”, fatta eccezione di Milan e Inter all’andata, contro le quali però ha giocato in superiorità numerica dai primissimi minuti (oggi il Milan, in parità numerica, ha bell’e ristabilito i valori); (b) anche contro le squadre che vengono in classifica subito dopo le prime, Empoli, Sassuolo, Lazio e Torino, la Fiorentina o ha pareggiato o ha perso; (c) il gran gioco d’attacco della Viola non produce più di un tiro in porta di media a partita (ieri sera abbiamo contato nello specchio soltanto un colpo di testa di Tomovic); (d) anche nelle Coppe, dove in genere è più facile sviluppare un gioco arioso e offensivo, la Fiorentina ha fatto pena, perdendo due volte in Europa e una volta (decisiva, ahimè) in Coppa Italia in casa col Carpi.
Insomma, io non vedo gioco, vedo giocatori stanchi e avviliti per non riuscire a fare quello che gli viene chiesto, vedo un sogno utopistico di schema che si infrange sistematicamente nel pragmatico realismo delle squadre italiane. È tutto un non senso, contro il quale mi pareva che la società (non la proprietà, ovviamente, che si è già eclissata) in settimana, dopo la disfatta con la Lazio, si fosse espressa.
Quando ho visto la formazione con Suarez al posto di Badelj (giocatore al momento insostituibile, qualsiasi gioco si faccia) ho pensato che Sousa avesse deciso di cambiare modulo. Pensavo schierasse una difesa a quattro, tre centrocampisti compatti, i reparti più vicini, e Ilicic e Berna a spaziare dietro Kalinic. Quello che qualsiasi tecnico al mondo farebbe se gli piovessero in campo da Marte giocatori con le caratteristiche di quelli di cui dispone ora la Fiorentina. E invece, no. A dire il vero una piccola rinuncia, chissà quanto a malincuore, Sousa l’ha fatta: non ha schierato Borja mediano accanto a Vecino. Ma certo se deve correggere una delle sue tante assurdità tattiche ogni dieci partite, si fa presto a finire il campionato che ancora non abbiamo registrato la squadra!
Ma non voglio ripetere più quello che sto dicendo da mesi. Voglio solo che sul mercato si provveda davvero a rinforzare la squadra, non a procurare delle buone riserve. Bisogna tornare al più presto al 4-3-2-1, oppure al 3-5-2 (magari senza Ilicic, e finalmente con Rossi o Berna accanto a Kalinic), e comunque bisogna alternare moduli e conoscere meglio le prerogative degli avversari che via via si incontrano.
Ma allora, per rinforzare la squadra, ci vuole un terzino destro di qualità (e per ora di voci sul terzino non ne abbiamo sentite); ci vuole certo anche uno stopper, ma da panchina, non Lisandro (continuo a pensare che Izzo o Mexes siano le soluzioni migliori, anche perché i due, oltre a costar poco, sono abituati al calcio italiano e anche alla panchina); ci vuole un esterno destro di ruolo come e anche meglio di Joaquin, che restituisca Berna alla trequarti (e ci risparmi la sua penosa finta a rientrare sul sinistro quando avrebbe da colpire al volo o da giocare di prima di destro!). Il resto c’è, anche se Sousa non lo vede o lo vede da daltonico.
Ma ci sono anche i dirigenti, e ora sta a loro sistemare le cose, perché Sousa è un dipendente. Chiedano a Sousa se sa fare qualcosa di meglio, perché in passato ci eravamo abituati così, a cambiare secondo necessità e opportunità. E se lui dicesse di no, che si accomodasse pure.