Fiorentina: il ciclo non è finito, bastano due o tre innesti

Firenze – Quarta vittoria consecutiva in campionato dopo il 2-3 con la Juventus in cui, comunque, la Viola aveva meritato applausi. Quattro vittorie senza Gomez e, finalmente, con un centravanti non virtuale. Tre reti segnate a partita (3-1 col Cesena, 3-2  a Empoli, 3-0 al Parma e 3-2 a Palermo). Risultati e numeri che parlano da soli. Europa riconquistata con pieno merito e qualche certezza in più: la squadra non è affatto “cotta”, come molti avevano lamentato e ironizzato, nonostante sia ancora quella che ha giocato più partite nell’annata tra le squadre di serie A, e ha giocatori e gioco che, nell’immediato futuro, chiedono solo pochi ritocchi per confermarsi a alti livelli.

Sì, sono proprio convinto di questo. Nessuna rivoluzione, nessuna epurazione. Soltanto un difensore centrale veloce in più (a me non dispiacerebbe Juan Jesus, se l’Inter se ne volesse disfare), un terzino destro più affidabile di Richards (che potrebbe essere anche Piccini) , un centrocampista di peso al posto di Kurtic (quel Fernando, un Dunga che piace a Dunga, resta un’ottima idea) e, soprattutto, un Pepito Rossi risanato. Non sarebbe una campagna acquisti impossibile. Così come stanno le cose nel campionato italiano, con lo scudetto almeno per altri due anni assegnato in partenza, con le altre “grandi” in cantiere a ricostruirsi e nessuna sorpresa credibile, la Fiorentina non può non credere di poter puntare alla Champions con un programma in continuità con quest’anno.

Dobbiamo ricordarci che, nonostante un’annata altalenante e non giocata ai livelli degli ultimi due campionati, nonostante i tanti infortuni e le “distrazioni” da coppe, se la Fiorentina avesse segnato i rigori che ha sbagliato lotterebbe per il secondo posto. Dunque, vale la pena non considerare finito il ciclo e aspettare l’anno prossimo per il “pensionamento” di qualche campione e per un più radicale ringiovanimento.

Naturalmente Montella dovrebbe restare (al posto suo accetterei solo l’idea di Spalletti), e a lui si dovrebbe dar pieno credito, per aver fatto in questi anni più di quello che gli si chiedeva e per averlo fatto in crescendo, dandoci ora anche qualche prospettiva in campo internazionale. La cruda realtà di fronte alla quale Montella ha sempre mostrato un sano pragmatismo è che non ci sono in giro giocatori a buon mercato che potrebbero far fare un salto di qualità alla squadra.

Campioni come Pizarro, Gonzalo, Borja Valero, Mati, Joaquin, Pasqual, vanno tenuti anche a mezzo servizio. E accanto a loro vanno fatti crescere gli Alonso, i Badelj e gli Ilicic (non voglio infierire su quei tifosi che a gennaio ne chiedevano la testa!) e un altro paio di giocatori di quel livello. A mio modo di vedere, l’anno prossimo ci sarà un altro piccolo problema, che però Montella (lo intravedo) saprà ben trattare: la posizione e l’apporto al gioco di squadra di Salah. Nessuno discute il suo valore, ma Salah resta un giocatore che vuole la palla sui piedi, o lanciata in profondità, per un’azione personale, spesso devastante e sempre spettacolare, ma non molto “economica” se si privilegia il gioco collettivo.

Ieri la riprova. Con Joaquin, la squadra gioca meglio di squadra; i giocatori, quando ha la palla lui, si muovono e si fanno vedere. Con Salah sono più fermi, un po’ come succedeva con Cuadrado, perché tanto sanno che la soluzione sarà improntata o a imprevedibilità (e l’imprevedibilità è difficile da assecondare) o a solipsismo. Ma pensate a questa Fiorentina: un 4-3-1-2 con Tata in porta (richiamerei Storari a fare il secondo), Savic e Juan Jesus centrali (con Gonzalo e Basanta sempre pronti all’occorrenza), Tomovic (magari un Tomovic più in forma di ora) e Alonso terzini, Fernando, Badelj e Mati a centrocampo, Ilicic dietro Salah e Rossi (o Babacar) in attacco.

A centrocampo terrei, eccome, anche Borja e Pizarro, perché danno la possibilità di tornare a un gioco più palleggiato quando i ritmi e gli impegni ravvicinati lo richiedessero, e perché sono ancora tra i giocatori di più limpida classe che il campionato offra; prenderei un Kucka a costo zero al posto di Aquilani; forse riproverei per un anno con Wolski vice Ilicic e arruolerei Gila per ogni evenienza. Non manderei via Joaquin e neanche Vargas, e terrei ben stretto Bernardeschi (ma solo se vuole lui). Nessuna utopia e nessuna follia di mercato. Con la Lazio che soffrirebbe senz’altro le tre partite a settimana, come è successo alla Roma quest’anno; con il Napoli, l’Inter e il Milan da rifondare; solo una Roma a pieno regime, senza assenze rilevanti e con un grande centrattacco, e solo la Juve (alla quale, guarda caso, siamo la squadra che dà più noia da due anni a questa parte) ci starebbero davanti. Meditiamo serenamente, prima di disfare.

Non voglio più commentare le prove di Ilicic per non infierire sui tifosi fiorentini, che ogni tanto dovrebbero imparare qualcosa dai loro errori. Buone notizie anche dai singoli. Su tutti Ilicic, sfottuto dal solito tifoso presuntuoso e incompetente che crede di fare il bene della Fiorentina (come oggi criticando Montella), e che  aveva messo alla gogna e rischiato di perdere a gennaio.

Lo dicevo da sempre: mettetegli due attaccanti davanti, fatelo partire da centrocampo, e le sue progressioni, la sua visione di gioco, e i suoi tiri da lontano faranno la differenza. Certo, se deve sostituire Joaquin all’ala destra, o, peggio, Gomez all’attacco e deve giocare spalle alla porta o stretto tra tre avversari, non ha le caratteristiche per farlo (come, credo, se anche a Messi gli si chiedesse di fare lo stopper…!).

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