Firenze – A Bergomi, che commentava in TV con Caressa Fiorentina-Inter, è scappato detto: “Fabio, due squadre malate!”. Che tipo di malattia? Il morbo di Kondogbia? il deficit immunitario Gonzalo? il tumore Tello? la ciste D’Ambrosio? Nossignori. È una malattia molto più grave perché epidemica: è un virus che viene dall’Inghilterra e che sembra ottenebrare le menti dei tecnici di (quasi) tutta Europa e di conseguenza infettare il gioco.
La malattia si manifesta con il centrocampo a due, il ritmo frenetico da tarantolati dei giocatori, la difesa come optional, le squadre alte con sempre quattro uomini al di là della linea del pallone… Questo è il virus che ammazza il calcio oggi, e che miete le vittime più penose in Italia. Ieri, se qualcuno si intende di calcio e di tattica, ha avuto modo di verificare fuor di metafora quello che dico. Prima di Fiore-Inter c’è stata Chelsea-Tottenham. Il 3-4-2-1 di Chelsea e Fiorentina contro il 4-2-3-1 di Tottenham e Inter, anche se le due londinesi hanno finito per fronteggiarsi specularmente con un 3-4-3 (che comunque non smentisce i due soli centrocampisti in mediana).
Chi ha prevalso? Il Chelsea che interpreta quel gioco all’italiana, curando e proteggendo molto la difesa, basando il suo gioco d’attacco sulle ripartenze veloci e sulla tecnica straordinaria di un paio di singoli; un Chelsea che gioca peggio, subisce molto ma, alla fine, tra calci piazzati e prodezze individuali, fa quattro gol su quattro tiri.
A Firenze, invece, vince la squadra che sbaglia meno (sì, perché la partita si è giocata sugli errori, anche dell’arbitro, e non sulle prodezze) e, guarda caso, vince quella che a tratti ha puntato sul palleggio di un centrocampo con un uomo in più. Se andate a vedere i tabellini, la Viola ha vinto bene contro la Juve al Franchi e ha vinto ieri contro l’Inter schierando tutti e tre i suoi centrocampisti “storici”, Vecino-Badelj-Borja, con l’aggiunta di un decisivo Ilicic.
Quei due o tre palloni ragionati e giocati di fino, invece che di furia, sono valsi la partita. Ma diciamocelo chiaro: c’è da divertirsi a veder giocare così? c’è da gioire a sapere che ogni domenica a Firenze assistiamo a uno spettacolo che, comunque, in Italia non rivedremo più, o che almeno ci auguriamo di non rivedere più? Lo dico perché contro quel virus è già da tempo pronto l’antidoto.
E l’antidoto si chiama Empoli, Carpi, Crotone…qualsiasi squadra, anche di serie B, che mette dieci giocatori a interrompere le linee dei passaggi e che va a nozze se le partite si mettono sulla corsa. Perché sulla corsa sfrenata, cari miei, è meglio un Salifu di un Borja Valero! E allora il problema è a monte: perché non prevenire il virus, perché non giocare quel bello sport che era il calcio, con gli equilibri tra i reparti, con il regista e tanta tecnica in mezzo, con il pressing “scientifico” di squadra, con le linee corte che si aiutano, con gli uno-due a creare la superiorità numerica ai ritmi consoni alle prerogative degli attori? Perché non lasciare ai britannici di divertirsi con giocatori pagati a peso e a prestazioni olimpiche in velocità?
Mi direte: perché quel gioco è più divertente, più spettacolare, non annoia con le gabbie e le marmellate a centrocampo e gli 1-0 stiracchiati. Può essere, ma ha due difetti: il primo, è che quel gioco lo giochi con una squadra che ha l’età media di 24 anni e giocatori fisicamente marziani (gli Alli, i Matic, i Kanté, i Delembé…con i Fabregas che li stanno a guardare dalla panchina!); e poi quel gioco, anche se lo giochi con i grandi e costosi campioni che solo l’Inghilterra si permette, non vince.
L’anno scorso, su otto semifinaliste nelle coppe europee, c’erano cinque spagnole più il Bayern di Guardiola e il Liverpool di Klopp e nessuno giocava quel calcio, se non il City travolto in semifinale di Champions. Quest’anno invece ci sono tre spagnole (le spagnole, si sa, aborrono quel gioco), due francesi (che, indipendentemente dal modulo di partenza, palleggiano molto a centrocampo e accelerano i ritmi soltanto nella trequarti), una olandese che gioca il 4-3-3, e lo sciagurato United, che ha immolato per tutto l’anno campioni come Pogba, Ibra, Herrera, Mikhitarian al 4-2-3-1 con il mirabile risultato di essere quinta in campionato e di soffrire in casa fino ai supplementari per eliminare l’Anderlecht (4-3-3) dall’Europa League.
E, non convinti, mi farete anche un’altra obiezione: ma ora quel calcio lo gioca anche la Juve! Vero. Ma come lo gioca, e con chi? Io ritengo che l'”azzardo” offensivista di Allegri sia solo nei nomi dei giocatori che vanno in campo; perché la Juve fa il “catenaccio” colossale di sempre (non ha torto Sacchi!), con la variante di due giocatori tecnici e non incontristi a centrocampo e quattro punte che si ritrovano più spesso nella propria area a spazzare palloni che non in attacco!
E se Pjanic e Khedira non sono Kanté e Matic, però sanno recuperare i palloni con il posizionamento, non lasciando mai uno spiraglio di gioco neanche (e soprattutto) ad avversari supertecnici come i centrocampisti del Barcellona, stando a distanze di centimetri, e non di chilometri, l’uno dall’altro, assistiti dagli attaccanti in ripiegamento, e a loro volta preziosi a non lasciare mai scoperta la difesa. Ben altra interpretazione rispetto a quelle che abbiamo visto ieri notte!
Un’ultima considerazione. C’è dunque da preoccuparsi, dal momento che Pioli, il favorito a Firenze per il dopo Sousa, fa giocare all’Inter quel gioco dispendioso, sgangherato, perdente? Secondo me, no. Pioli, alla Lazio, ha costruito la squadra su un classico 4-3-2-1 (con Biglia centrale!) che gli ha fatto ottenere risultati mirabili (qualificazione Champions compresa). È arrivato all’Inter trovando la squadra fatta e trovando quel centrocampo a due già impostato da De Boer.
Ha senz’altro ragionato come Allegri alla Juve dopo Conte: difficile fare una rivoluzione senza i giocatori necessari, e allora meglio cercare di correggere e di perfezionare il gioco che già c’è. L’Inter non ha un centromediano metodista (quando ha provato Medel in quel ruolo ci siamo tutti sganasciati dalle risate!), oltretutto ha i due esterni più forti e rapidi del campionato, Perisic e Candreva, e il centravanti più spietato.
Non possiamo dar torto a Pioli se ha intrapreso quella strada. Poi però è venuta la stanchezza (torno a dire che quel gioco massacra, anche i giovani) e sono emersi i limiti caratteriali di giocatori che, tra l’altro, sembra aspirino proprio ad andarsene in Albione, da Perisic a Murillo a Banega, a ingrossare il portafoglio. State certi che se Pioli viene a Firenze non “copia” Sousa. Lui lo sa che Tello e Milic non sono e non saranno mai Candreva e Perisic; e probabilmente già da ora piange per non avere in rosa un centrale come Badelj. Figuriamoci se lo farebbe giocare da mediano o se lo terrebbe in panchina come ha fatto Sousa il più delle volte da un anno a questa parte per far posto…a Tello!
Foto: Stefano Pioli