Firenze – La squadra c’è, le idee di gioco ci sono, non ci sono i giocatori. Diciamolo chiaramente, sennò si finisce per annodarci in giudizi “sì, ma nì”, “un po’ sì e un po’ no”, “colpa del giocatore ma anche dell’allenatore”, “senz’altro colpa dell’arbitro e del var”… Dopo un quarto di campionato, una qualche opinione che non sia legata agli episodi o alla fortuna bisogna farsela. Ebbene. Intanto dico di non piangere troppo sul destino avverso, perché finora abbiamo fatto risultato giocando due partite in 11 contro 10 (e qui il destino ci ha voluto bene) e perché ieri per la Lazio c’era un rigore non dato più netto del fallo subito da Sottil a inizio azione dell’1-2. Meglio dunque parlare di calcio.
E allora dico che Montella sta giocando l’unico gioco possibile con i giocatori che ha. Un 3-5-2 che ha dato più sicurezza al reparto arretrato (decisivo l’inserimento di Caceres); dove è lodevole l’intento di far giocare Chiesa attaccante accanto a un fuoriclasse per non farlo sentire gregario in una squadra di gregari; e dove è condivisibile e esteticamente apprezzabile l’ispirazione, in attacco, per l’imprevedibilità e la classe pura. E con questo si dice che l’undici ormai consacrato titolare è il meglio che ci sia. Ma bisogna anche aggiungere che questo meglio, per i limiti degli interpreti di quel gioco, non ci fa sognare e soprattutto non ha alternative convincenti in molti ruoli. Il gioco d’attacco è sterile e troppo spesso improvvisato; il gioco di centrocampo è compassato e timoroso di perdere equilibrio e palle in uscita (è stata la disgrazia di Badelj ieri sera); la difesa è ben sistemata, ma un po’ carente nelle diagonali degli esterni. Queste considerazioni non bocciano nessuno, ma mettono in discussione che la somma degli addendi dia il risultato atteso.
Per esempio ieri. Badelj, secondo me, ha giocato una buona partita, sempre puntuale nella protezione della fase difensiva, e non si può mettere in croce per una palla sbagliata. Castrovilli e Pulgar (più il primo che non il secondo) sono stati i soliti combattenti con tecnica di base eccellente. Ma nessuno di loro è centrocampista da inserimenti, dotato sufficientemente di presenza fisica e di tiro da fuori. Gli esterni si arrangiano, soprattutto perché impediti a crossare (e chi lo piglia un pallone di testa, se non con i difensori su calcio piazzato?), ma non sono certo i Cuadrado, i Vargas e gli Alonso che Montella aveva un tempo. E siccome un imperativo categorico per il centrocampo è quello di non abbandonare la difesa al suo destino, ecco che la squadra, se non tiene palla con attenzione e se non recupera palloni pressando alto, rischia di allungarsi e di trovarsi in affanno sulle ripartenze degli avversari. Infine, e questo lo fa capire (in understatement) anche Montella, non c’è panchina.
Il centravanti, chiunque sia, è giovane e lontano da venire, e quando c’è Boateng, c’è un giocatore che sembra deluso per non essere titolare e pesce fuor d’acqua in uno schema che non lo prevede. Ghezzal resta un mistero (al costo di quanto abbiamo ricavato dalla cessione di Simeone, mi tenevo il Cholito!); ancor più mistero se non può entrare con la sua esperienza in un finale di partita come quello contro la Lazio (poco adatto alla gioventù di Sottil). Benassi, il nostro capocannoniere dello scorso anno, è tollerato ed è un corpo estraneo in un centrocampo di fini palleggiatori. Degli altri, tra zavorre da scaricare e scommesse per il futuro, convince il solo Ranieri, che a me anche ieri è piaciuto, fino a quegli episodi fortuiti che lo hanno condannato al 5 in pagella.
Montella comunque ha in mente di provare un gioco alternativo a quello dei due “finti” attaccanti e del centrocampo ragnatela. L’occasione è mercoledì contro il Sassuolo. Per le assenze forzate di Lirola, Ranieri e forse Ribery, si potrebbe rinverdire la difesa a 4, con Venuti a destra e Dalbert a sinistra (a meno di non provare un’altra volta Terzic, che alla prima non dispiacque affatto), e si potrebbe inserire Benassi o Zurkowski a centrocampo facendo riposare, soprattutto mentalmente, Badelj. E a questo punto all’attacco ci dovrebbero essere Chiesa e Ribery (speriamo!) con un centravanti in mezzo (al momento, punterei sull’ex Boa e lo avvicenderei a partita in corso). Ma si potrebbe anche provare Ribery trequartista, dietro due punte veloci e di movimento, in un 4-3-1-2 che addirittura rinforzi il centrocampo di fini palleggiatori.
Credo che questa potrebbe essere la soluzione più adatta per una partita contro il Sassuolo di De Zerbi: squadra notoriamente offensiva che tende a riversarsi nella metà campo avversaria, contro la quale mi sembrerebbe fondamentale dominare il centrocampo, a costo di accentrare il francese (o chi per lui) per fare quantità e aggiungere qualità. E, se dovesse sciaguratamente mancare Ribery, allora preferirei scommettere sul baby-attacco Sottil-Vlahovic-Chiesa e terrei Cristoforo, se ancora si allena e se non ha perso i piedi buoni, caldo per il centrocampo. Preferendo comunque Zurkowski a Benassi in alternativa.
Perché, a parte le trovate di noi osservatori tecnici improvvisati, il lavoro da fare per la squadra è ancora tutto decisamente “sperimentale”. Montella deve continuare a provare, e non deve sentirsi giudicato. Ha a disposizione un organico troppo giovane da gestire e troppo eterogeneo per poter essere facilmente amalgamato, ed è assolto a priori. Ma prima di decidere definitivamente per un tipo di gioco e prima di buttar via giocatori che potremmo rimpiangere, con il rischio di fare a gennaio altri acquisti poco utili (tipo Ghezzal, Boateng, Rasmussen, Dabo…Pedro), bisogna far nostro il motto “provando e riprovando”. La classifica ce lo permette; la pazienza, da tempo, è la nostra maggiore virtù.