Firenze – Una nuova ondata peggiorativa si sta abbattendo sul già complicato problema abitativo che da tempo affligge Firenze. Un problema, quello della scarsità degli alloggi per residenti rispetto alla domanda, gonfiato dal turismo seguace delle grandi piattaforme e delle formule di affitto temporaneo, che diventa sempre più difficile da gestire, sebbene sia studiato, analizzato, oggetto di focus di convegni e incontri, oggetto di saggi di altissimo livello e sia persino rientrato nelle agende della politica dopo anni di assenza. A fronte di ben pochi tentativi di regolamentarlo, dispersi nella selva dei veti amministrativi e delle competenze territoriali e nazionali (quei pochi che sono stati fatti rischiano la paralisi a causa dei ricorsi intentati o promessi) , la situazione fiorentina rimane uguale. Anzi, peggiora.
“Siamo di fronte a una nuova ondata di sfratti – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – che si aggiungono a quelli, mai diminuiti, che vedono fra le cause principali la morosità”. Sui 150 sfratti mensili che sopporta la città di Firenze, ad ora circa il 90% è riconducibile alla morosità, ma negli ultimi mesi, dice Grandi “stiamo assistendo a un innalzamento del numero di coloro cui non viene rinnovato l’affitto in scadenza. L’elemento degno di nota è che non si tratta di problemi di canone, in quanto le famiglie che non ottengono il rinnovo solitamente pagano canoni di tutti rispetto e hanno la capacità finanziaria di sostenerli. Il nocciolo è che al mercato cittadino, in questo momento, non interessa neppure la capacità economica dei residenti”. In altre parole, i proprietari trovano svantaggioso affittare ai residenti, sia pure con canoni alti e con tutti gli accorgimenti messi in campo per non rimanere appesi alle morosità: dagli anticipi di tre mesi fino alla richiesta di un fideiussore che assicuri il proprietario sul pagamento del canone. Canoni, ribadiamo, già onerosi; del resto, proprio su queste pagine si trattò della vicenda di una famiglia (di origine straniera) in grado di pagare 900 euro al mese, che non riusciva a trovare un alloggio in città.
“In un certo senso, chi incappa in questo tipo di sfratto, ovvero nel rifiuto da parte del proprietario di rinnovare il contratto anche a fronte di un leggero aumento, ha ovviamente meno tutele di chi viene sfrattato per morosità – spiega ancora Grandi – se per questi ultimi infatti, almeno in punto di diritto, qualche paracadute è stato approntato, per coloro che rimangono senza casa a causa di un mancato rinnovo, la tutela è molto difficile”.
Il motivo è trasparente: nessuno può obbligare un proprietario a rinnovare un contratto scaduto. In un mercato immobiliare “sano”, il rimedio starebbe dietro l’angolo: il nucleo residente capace di sostenere un contratto d’affitto con canone alto, non dovrebbe avere problemi a trovare un’altra casa. Pura teoria a Firenze, dove le case per residenti sono ormai ridotte al lumicino; meglio sono “finite”. Il business degli affitti turistici le ha ormai divorate. Citando il concetto pronunciato in un’intervista rilasciata a Stamptoscana dal presidente di Casa spa Luca Talluri, finché gli affitti turistici si configureranno come rendita molto più vantaggiosa rispetto alle altre tipologie di investimento, non ci saranno chances per i residenti.
Ma qual è lo strato sociale aggredito da quest’ultima ondata di sfratti? “Ovviamente si tratta del ceto medio, o meglio di ciò che ne è rimasto – continua Grandi – professionisti, pensionati con pensioni medio-alte, famiglie temporaneamente a Firenze per lavoro, insomma tutta quella fascia supportata da un reddito medio-alto che si reputava al sicuro da certi accadimenti, confidando sulla sua capacità reddituale per mantenere il controllo del bisogno abitativo familiare”. E che ora, finita ormai la fascia grigia nel pozzo senza fondo del bisogno, sta per essere (velocemente) intaccata.
In foto, la segretaria regionale del Sunia Laura Grandi