Finanza locale, per i sindaci toscani è guerra

Rottura dei rapporti col governo da parte degli enti comunali. Condizione affinché ciò non avvenga, è fare chiarezza sulla tassazione locale e sulla possibilità per i Comuni di garantire gli equilibri di bilancio. E a chi chiede come fa un Comune italiano a consumare una minaccia che rischia di fermarsi sulla carta, il presidente dell'Anci Toscana e sindaco di Livorno Alessandro Cosimi chiarisce le idee: "Ad esempio mancata partecipazione alla Conferenza Unificata, Conferenza Stato-città, non dare più il via a nessun decreto-legge, incominciare a boicottare le spese per la giustizia".

E' questa, a conti fatti, la proposta che la Toscana porterà all'Ufficio di presidenza di Anci nazionale del 16 gennaio a Roma (e all'Assemblea nazionale, sempre a Roma, del 29 gennaio). La discussione di stamattina ha toccato in particolare i temi della finanza, dalla riforma della tassazione locale (Imu 2013 e Iuc 2014) al Patto di stabilità, in particolare in merito alla richiesta di esclusione dal Patto dei comuni da 1000 a 5000 abitanti, alla situazione di estrema difficoltà per i comuni di fronte all'avvicinarsi della scadenza del 28 febbraio per l'approvazione dei bilanci preventivi.

"Le nostre richieste sono di trovare un punto che ci consenta di programmare – chiarisce Cosimi – i territori sono in difficoltà rispetto a numeri che ballano, a condizioni di incertezza, a un impegno preso l'8 di agosto che avremmo entro i primi giorni di settembre chiuso questa incertezza. Abbiamo approvato i bilanci preventivi al 30 novembre, il che significa che per 11 mesi non eravamo autorizzati a fare investimenti sui territori. Non possiamo continuare a non avere certezza né nei numeri né nelle modalità, che è un dato che uccide i Comuni. Non è possibile che siamo destinatari del progetto di legge sulla tassazione locale, dobbiamo essere partecipi e abbiamo bisogno, anche in uno scontro, che si arrivi a un punto che comunque definisce la questione".

Per quanto riguarda l'Imu 2013 e la Iuc 2014, "è stata decisa una cessazione dell'imposta ma non è stato ancora chiarito a quali condizioni i comuni vengono ristorati – afferma Cosimi – se le aliquote Tasi restano quelle indicate le entrate per i Comuni sono inferiori rispetto a quelle dell'Imu, al bilancio generale dei comuni manca 1 miliardo e mezzo. Non è possibile spostare tutti i problemi a livello locale, quella di togliere l'Imu è stata un'esigenza del Governo, non l'hanno chiesto i Comuni. Il Governo se ne deve assumere la responsabilità, non si può continuare a dire che chi taglia i servizi sono i Comuni".

Uguale per quanto riguarda la "mini Imu": "Non è possibile che ci sia una norma dello Stato e poi con decreti la si modifichi attraverso percorsi che cambiano gli effetti voluti – attacca Cosimi – i comuni hanno esercitato la loro potestà alzando le aliquote, e poi il Governo per una sua esigenza ha stabilito di ristorare solo lo 0,4 per cento, mettendo nella condizione di introdurre la mini Imu quei comuni che avevano variato l'aliquota nella piena legittimità per venire incontro alle proprie esigenze di bilancio".

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