Firenze – Qual è lo stato di salute dei Comuni toscani? A scorrere la relazione sulla finanza locale della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, i bilanci municipali, seppure in molti casi sofferenti, hanno retto abbastanza bene alle mannaie che si abbattono ormai ogni anno sulle risorse che hanno a disposizione. Questo anche grazie al lavoro dei giudici contabili che hanno accompagnato con le loro deliberazioni di “grave irregolarità” il lavoro degli uffici comunali fin dal 2005. E ne hanno davvero bisogno i comuni non solo di risorse, ma anche di consigli utili per affrontare una delle riforme più complicate nelle quali è impegnato il Paese per uscire definitivamente dalla crisi del debito pubblico e cioè le nuove norme costituzionali sull’equilibrio dei bilanci e sull’armonizzazione dei principi contabili ai quali gli enti locali devono adeguarsi.
Dal 1° gennaio 2015 è partita la fase dell’armonizzazione dei bilanci che limita drasticamente la possibilità di indebitamento, introduce meccanismi di pareggio, impone un accertamento straordinario dei residui attivi e istituisce il fondo di svalutazione dei crediti. Il punto cruciale è proprio la questione dei “residui attivi vetusti”, cioè con anzianità superiore ai 5 anni, oltre il 18% rispetto al totale dei residui, come è stato sottolineato oggi in un seminario organizzato dall’Irpet che ha visto la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali, insieme a quelli della magistratura contabile, esperti di finanza locale e la Giunta regionale con l’assessore al Bilancio e alle Finanze Vittorio Bugli.
Insomma è già un po’ di tempo che la Corte chiede misure correttive a chi fa quadrare i bilanci giocando sui residui attivi e passivi, magari prendendo come sponda un’azienda partecipata, come risulta anche dal monitoraggio sui conti del 2012 contenuto nella relazione. Dal 2005 al 2012 gli enti oggetto di critica sono passati dal 10% al 34,7% con una punta del 44,4% nel 2010. Nell’ultimo anno in esame, la Sezione toscana ha accertato 217 gravi irregolarità contabili relative a 103 enti locali sul totale di 297. Un terzo è stato oggetto di una deliberazione di grave irregolarità contabile: 27 per la presenza di un disavanzo di amministrazione, 4 per un disavanzo corrente superiore al 2% delle entrate correnti, 31 per la presenza di residui attivi vetusti oltre la soglia del 18% e 41 per il mancato accantonamento del fondo svalutazione crediti. In totale ci sono 700 milioni di residui che vanno messi sotto la lente di ingrandimento.
Una valutazione univoca dello stato di salute degli enti quindi non è possibile, si dice nella relazione: “Alcuni fenomeni, come ad esempio il saldo finanziario complessivo, evidenziano un miglioramento nell’ultimo triennio. Emerge però un aumento del numero di enti a carico dei quali sono state rilevate gravi irregolarità in ordine al disavanzo sostanziale, il che evidenzia un peggioramento della situazione finanziaria”.
Numeri e giudizi, tuttavia, cedono il passo di fronte ai cambiamenti imposti dalla riforma contabile in atto e alla costante riduzione delle risorse degli enti locali, che come ha detto Andrea Ferri dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) Fondazione istituita dall’Anci, “hanno assicurato un rilevante contributo al risanamento della finanza pubblica”. Un tirare la cinghia che non si ferma mai: nella Legge di stabilità 2015 viene richiesto a Regioni e Comuni un nuovo taglio per 1,488 miliardi.
Le riforme sono comunque necessarie, ha detto Alessandro Petretto, economista del comitato scientifico dell’Irpet ed ex assessore al Bilancio del Comune di Firenze, perché solo con l’armonizzazione contabile è possibile ripartire anche ai comuni una quota del disavanzo legittimo, autorizzato dalle regole dell’Unione europea e dell’Eurozona, “disavanzo che finora è andato tutto a vantaggio dell’amministrazione centrale”. A chi si deve consentire il disavanzo? “Alle istanze locali perché lo usino per gli investimenti cosa che con la contabilità attuale è impossibile”, ha risposto Petretto.
E uno dei problemi evidenziati dai magistrati contabili è proprio il livello basso degli investimenti.