Pisa – A proposito di paradossi all’italiana, la Cisl denuncia il mancato aggiornamento delle detrazioni per i familiari a carico, il cui importo è stato fissato da un decreto del 1986 e mai più rivisto.
“Il nostro è uno Stato a due velocità: lesto come un ghepardo nell’aggiornare le tariffe al costo della vita – osserva la Cisl di Pisa – , lento come un bradipo quando deve riconoscere al cittadino agevolazioni. Ecco un esempio lampante: Le detrazioni per i familiari a carico. Spettano a una condizione: che il figlio (o il coniuge) non abbia disposto, nell’anno precedente (quello cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi) di un reddito complessivo (dunque al lordo degli oneri deducibili) superiore a 2.840,51 euro”.
«Un tetto – spiega Giovanni Biondi, direttore del Caf Cisl di Pisa – fissato con un decreto del presidente della repubblica del 22 dicembre 1986 che allora parlava di 5milioni e mezzo di reddito complessivo. E mai più aggiornato, se non nella semplice commutazione tra lira ed euro». Inoltre un così basso limite di reddito – è la preoccupazione della Cisl – favorisce indirettamente anche il ricorso al lavoro nero, che viene preferito per non rischiare di superare tale limite e perdere le agevolazioni.
Eppure, osserva il Centro di assistenza fiscale che ha curato uno studio sull’argomento, dal dicembre 1986 ad oggi il costo della vita è decisamente lievitato. Secondo il Foi, ovvero l’indice dei prezzi al consumo di operai ed impiegati al netto dei tabacchi – che prende in esame un paniere di un migliaio di prodotti – l’inflazione da dicembre 1986 a giugno 2014 è salita del 130,3%. Secondo il Nic, l’altro parametro utilizzato dall’Istat – è l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale – ancora di più, fino al 135,8%.
Dunque? «Se solo volessimo aggiornare quel tetto al costo della vita di oggi, dovremo portarlo a 6542 euro (se prendiamo come riferimento il Foi) o 6698 euro se invece prendiamo come riferimento il Nic l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, utilizzato da Istat» osserva Biondi.
Il caso – commenta il segretario provinciale della Cisl Gianluca Federici – interessa le famiglie i cui figli, per non pesare troppo sulle spalle dei genitori, si finanziano gli studi lavorando, con la conseguenza che se anche il limite previsto dalla normativa viene superato di poco, i figli non risultano più a carico e gli importi deducibili non possono più essere detratti fiscalmente. Ma anche le casalinghe, che svolgono un piccolo lavoro retribuito. O i vedovi o le vedove che beneficiano di una pensione di reversibilità e che hanno dei figli in casa; tale pensione, pur essendo di norma piuttosto bassa, risulta comunque troppo alta rispetto al limite di reddito per i familiari: di conseguenza il vedovo o la vedova – che già si trovano in una situazione difficile – non possono far valere fiscalmente i figli e vengono esclusi dalle agevolazioni legate al limite.