Ma cosa c’è di così delicato, nell’avventura di Sofiser, da avvolgerla nella nebbia più fitta e dal volerla sigillare al più presto in un sarcofago blindato? E da arrivare ad assumere una decisione così devastante come quella di fonderla con Siper, trascinando in un abbraccio mortale le Fiere?
E’ questa la domanda che sta alla base delle incisive riflessioni che le minoranze hanno illustrato nei loro interventi in Consiglio Comunale sullo scioglimento anticipato di Reggio Emilia Fiere. Domanda molto semplice, cui rispondere con grande semplicità: l’enorme quantità di debiti accumulati da Sofiser, pari a molte volte il suo fatturato annuo medio, è imputabile prevalentemente alle seguenti operazioni (segue elenco) ed alle seguenti cause (segue elenco). Tutto dovrebbe risultare evidente dalla contabilità e dai verbali dei Consigli di Amministrazione.Poichè Sofiser era una società “pubblica” non esistono dati secretati: tutto deve essere trasparente.
Per una società immobiliare tutto è molto semplice. In teoria. Si compra male (troppo caro), oppure si vende peggio (troppo a buon mercato).Improbabili altre cause.
Così come dovrebbe essere semplice rispondere alla domanda: perché fondere in Siper (bassa reddittività) una Società con un debito enorme, Sofiser? Ci pare si sia detto detto a suo tempo: così risparmiamo sui gettoni dei Consiglieri…..(risata, con le conoscenze di poi!).Il vero risultato fu che, a quel punto, l’immobiliare sparì dagli schermi radar e rimase Reggio Emilia Fiere, cioè “le Fiere,” che si prese le colpe del “buco”.
Poi si spostò l’attenzione sulle Fiere: gli indirizzi della Regione (senza una motivazione strategica concreta e trasparente: in Regione devono esistere solo 3 poli fieristici, gli altri devono chiudere!. Poco importa che già ora perdano molti quattrini), la diatriba con Parma (che non vuole) o con Milano, (che è brutta e cattiva).
In tutta questa confusione, gestionale da un lato (Sofiser) e strategica dall’altro (le Fiere), una sola cosa è certa: l’atto compiuto a maggioranza con grande leggerezza (“è un atto dovuto”, un classico per non approfondire cause, responsabilità e strategie per il futuro: ecco il sarcofago blindato….) dal Consiglio Comunale scarica gli effetti di questi indirizzi, incapacità, opacità degli enti pubblici, sugli elementi più deboli della catena: le imprese di servizi e di produzione ed i lavoratori. Non solo i 4 restanti di Reggio Emilia Fiere, ma le centinaia impiegati dal sistema produttivo e di servizi che con la chiusura delle Fiere subiranno gravi danni. Per le loro aziende e famiglie si tratta di danni irreparabili.
E’ tutto questo che denuncia ora il Comitato Reggio Città Fiera, che ha fatto la prima uscita fisica in pubblico lunedì 20 aprile. Non solo per difendere pur legittimi interessi di imprenditori, ma anche per difendere trasparenza e posti di lavoro che fino ad oggi, dall’inizio anni ’80 le Fiere hanno assicurato.