Firenze – Un duello in salsa fiorentina quello andato in scena ieri a Palazzo Madama. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede sul banco degli “accusati” per la gestione del dicastero e il senatore di Scandicci ed ex premier Matteo Renzi su quello del “salvatore”. Entrambi sotto l’occhio vigile del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, messo indirettamente sulla graticola dalle mozioni di sfiducia individuale al ministro avanzate una dal centrodestra e l’altra da Emma Bonino di +Europa.
“Se cade Bonafede cade il governo”, avevano ammonito Pd e Cinquestelle mettendo subito in guardia l’alleato Italia Viva. Che cosa avrebbe fatto Renzi? Avrebbe fatto infine lo sgambetto? Alle mozioni di sfiducia non credevano forse neppure i promotori. Tant’è che tutta l’attenzione si è concentrata subito sulla tenuta della maggioranza. Con Renzi perno della disfida.
Spallata o salvataggio? Nella discussione in Senato, sulla fiducia o sfiducia al Guardasigilli, comunque sia Firenze ha finito per fare da sfondo. O meglio l’Università di Firenze. O di più. La Facoltà di Giurisprudenza di Firenze. Già, perché a qualcuno non sarà sfuggito il fatto che tutti e tre i protagonisti della giornata, all’Ateneo fiorentino sono in qualche modo legati. Da lì partono le loro strade. Conte, avvocato e professore ordinario di Diritto privato, Alfonso Bonafede, avvocato anche lui e allievo nonché assistente dello stesso Conte, e Matteo Renzi, laureato nella stessa Facoltà di Giurisprudenza. E tutti proprio negli stessi anni.
Tre destini che si incrociano. Tre storie legate da un percorso che dalle panche di un ateneo portano ai più importanti scranni istituzionali.
Giuseppe Conte, foggiano, classe ’64, nell’anno accademico 1997-1998 vince il concorso come ricercatore di Diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. Nel 2000 consegue l’idoneità a professore associato di Diritto privato mentre due anni più tardi è professore ordinario di Diritto privato. Dal 2001 fino al 2018, anno del debutto a Palazzo Chigi, è titolare della cattedra di Diritto privato I e Diritto privato II nella Facoltà di Giurisprudenza (ora Dipartimento di Scienze Giuridiche) dell’Università di Firenze.
Alfonso Bonafede, siciliano di Mazara del Vallo, classe ’76, approda invece a Firenze nel 1995 dove si iscrive a Giurisprudenza laureandosi ai primi del duemila. Collabora all’Università come cultore di Diritto privato ed è qui che il suo cammino si incrocia con quello del professor Conte. Bonafede conclude il dottorato all’Università di Pisa nel 2006 ma si dà poi alla professione forense.
Negli stessi anni di Bonafede frequenta Giurisprudenza anche il futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi, fiorentino, di appena un anno più giovane di Bonafede.
Dieci anni fa nessuno può immaginare che il professore e i due studenti possano scalare rapidamente le vette della politica e delle istituzioni ritrovandosi, come avvenuto ieri, protagonisti della battaglia in Senato.
Ma torniamo ai primi anni del 2000. Sempre a Firenze. Nel 2006 Bonafede è animatore dei meet-up di Beppe Grillo proprio mentre Matteo Renzi è presidente della Provincia e Giuseppe Conte prosegue con la sua attività forsense e accademica.
Ma le strade tornano ad incrociarsi. Intanto quelle di Renzi e Bonafede. Nel 2009 i due si ritrovano avversari nella corsa a Palazzo Vecchio. Uno candidato a sindaco per il centrosinistra e l’altro per i Cinquestelle. Battaglia allora impari. Bonafede si ferma all’1,8 per cento mentre Renzi fatica un po’ ma si impone al ballottaggio sul candidato del centrodestra Giovanni Galli. Da allora per il giovane Matteo la strada è tutta in discesa. Da Palazzo Vecchio parte alla conquista di vette più alte fino a diventare rapidamente presidente del Consiglio e leader indiscusso del Pd.
E Bonafede? Guarda da lontano. Lavora alacremente. Fino a scalare il Movimento 5Stelle. Nel 2013 fa ingresso alla Camera dei deputati e da qui assiste da vicino all’ascesa e caduta del compagno di Università Renzi.
Due anni fa infine, alle strade dei due studenti si ricongiunge quella del professore. Con i Cinquestelle in trionfo fa ingresso sulla scena istituzionale Giuseppe Conte. Presentato dal Movimento come possibile ministro della Pubblica amministrazione, il professore si ritrova invece premier con Alfonso Bonafede ministro della Giustizia. Prima nel governo giallo-verde con la Lega, poi in quello giallo-rosso con il Pd. Renzi invece, sconfitto anche nel partito, si rifugia in Senato. Fino ad arrivare all’oggi. Con i tre “alleati per forza”, separati in casa nella stessa maggioranza. Ma con un filo viola che li unisce ancora. Dalle aule di Giurisprudenza a Firenze all’aula di Palazzo Madama a Roma.