Festival Fabbrica Europa: l’apologo del pifferaio, ma vincono i topi

Firenze – Si apre in modo tanto suggestivo quanto inquietante la 28° edizione del Festival Fabbrica Europa, uno dei grandi festival internazionali che fanno di Firenze una delle città aperte ai movimenti più all’avanguardia delle arti contemporanee.

Il 2 settembre fra il ponte alle Grazie e il ponte a Santa Trinita un corteo di barche che trasportano sagome umane trasparenti seguiranno il corso dell’Arno seguendo il suono di un antico flauto francese, il galoubet. In testa una barca con due grandi topi: è l’allegoria dei tempi funesti e rovesciati che stiamo vivendo. Questa volta sono i topi i pifferai di Hamelin, portatori di peste per eccellenza, che si liberano del genere umano.

«DéRives – Un spectacle fluvial emporté par le courant» è il titolo della performance della compagnia francese ilotopie che fa da apri pista di un festival che, nonostante tutte le difficoltà imposte dal protrarsi della pandemia, non viene meno all’impegno di Fabbrica Europa di presentare la grande qualità artistica nel campo della danza e della musica.

Confermata per altri cinque anni “ente di rilevanza regionale per gli spettacoli dal vivo”, Fabbrica Europa intanto consolida il suo rapporto con il territorio toscano e potenzia le collaborazioni con altri enti teatrali e culturali. Con un obbiettivo ben messo a fuoco da Maurizio Busìa, direttore artistico del festival per quanto riguarda la sezione musicale: “Ricostruire un pubblico, ritrovare una comunità più ampia e appassionata dopo i due anni di blocco”.

In generale il Festival (2 settembre – 17 ottobre) approfondisce il solco tracciato negli ultimi anni di ampliare i luoghi degli spettacoli, facendo conoscere scorci e prospettive delle città, di favorire le residenze degli artisti che dunque mettono alla prova la loro creatività per poi esportarla in tutto il mondo, di presentare talenti in grado di “contaminare” le produzioni come ha detto Tuccio Guicciardini, Presidente Fondazione Fabbrica Europa.

A proposito degli spettacoli nella regione, uno dei più attesi è aSH di Compagnie 111 (Francia) diretta da Aurélien Bory con protagonista Shantala Shivalingappa che incarna la figura di Shiva, dio creatore e distruttore, signore dei luoghi della cremazione, nonché il signore della danza. La straordinaria danzatrice indiana con la sua energia ritmica e vitale danza su una coltre di cenere, simbolo di morte e di rinascita, accompagnata dai battiti del percussionista Loic Schild (Teatro Era di Pontedera, 9-10/10).

Del cartellone di Fabbrica Europa fa parte anche la sezione Orizzonti Verticali – Arti Sceniche in Cantiere a San Gimignano (20>22 agosto 2021) che da nove anni si misura con il confronto generazionale declinato a livello artistico. Quest’anno le performance – ha spiegato la direttrice artistica Patrizia de Bari – si svolgeranno non più nella piazza grande ma nei giardini interni pubblici e privati: Hortus conclusus è il titolo della rassegna.

Venendo al cartellone della danza, anche quest’anno la direttrice artistica Maurizia Settembri ha compiuto una scelta degli artisti frutto di un lavoro di due anni in parte fatto insieme a loro. La scelta dei luoghi non esclude però – ha detto – il bisogno del pubblico e degli artisti di tornare in teatro, la nostalgia delle luci e delle scenografie.

Agli otto viottoli delle Cascine si esibirà il coreografo Alessandro Sciarroni: TURNING_Orlando’s version, creazione che ammicca alla danza classica e al lavoro sulle punte in un’azione del corpo che ruota intorno al proprio asse rimandando al concetto di evoluzione e trasformazione (Parco delle Cascine, 3-4/09).

Sciarroni è in residenza al PARC e allo Sferisterio delle Cascine per portare avanti il progetto prodotto da Fabbrica Europa che trae origine dall’antico gioco del Pallone al bracciale e che sfocerà in una creazione originale con debutto al Festival 2022. Un’operazione artistica di reinvenzione contemporanea che mira a rivivificare il rituale di una tradizione fiorentina e di un’esperienza collettiva.

Attesa anche la coreografa Ina Christel Johannessen con la Compagnia zero visibility corp (Norvegia) in When Monday Came che indaga il tema della sopravvivenza in relazione a calamità naturali che causano trasformazioni del corpo e della vita. Ina stessa ha vissuto questa esperienza nei grandi incendi in Australia di due anni fa. (Teatro Studio di Scandicci, 9-10/09).

Sperimentazione di stili, identità, culture, tra storia e memoria, nella rilettura originale e contemporanea di Chiara Bersani (L’Animale), Camilla Monga (Swaën) e Collettivo Mine (Living like I know I’m gonna die), originata da un’opera senza tempo: “La morte del cigno”. Il progetto Swans never die vede coinvolti partner nazionali e internazionali in un’ampia rete di coproduzioni e collaborazioni (Teatro Cantiere Florida, 22/09).

Per la sezione musicale le sonorità travolgenti della giovane cantautrice sudafricana di base a Berlino Alice Phoebe Lou, conosciuta in tutto il mondo per la sua voce ipnotica, per un raffinato tessuto sonoro in cui indie e folk (3/09); Musiche da danzare: da Aka Moon ad Alain Platel con protagonista il compositore fiammingo Fabrizio Cassol(5/09); la voce potente di Cristina Zavalloni con For the Living – acustico, progetto nato dal sodalizio con il produttore norvegese Jan Bang e restituito in chiave intima e site specific nella produzione firmata Fabbrica Europa che vede in scena la cantante insieme a Simone Graziano al pianoforte, Cristiano Arcelli al sax e Francesco Ponticelli al contrabbasso (8/09); Fonterossa Open Orchestra, diretta dalla contrabbassista Silvia Bolognesi, nella nuova produzione Mingus Mingus Mingus omaggia la musica del grande compositore afroamericano con il coinvolgimento di 35 musicisti da tutto il territorio toscano, in coproduzione con Pisa Jazz (6/09).

Al Teatro Puccini tre proposte internazionali: il trombettista norvegese della scuderia ECM Nils Petter Molvær incontra il percussionista Mino Cinelu, noto per le collaborazioni prestigiose a partire dall’eterno Miles Davis, per un concerto raffinato e trascinante realizzato in coproduzione con Empoli Jazz (13/09); il concerto in solo del “profeta del piano” di origine ucraina Lubomyr Melnyk in cui emerge la capacità di creare un processo sonoro ininterrotto di note che scorrono velocissime per un fluire connesso alla natura, vera ispiratrice della sua arte (15/09); infine il progetto Time-blind nato dalla collaborazione tra la giovane compositrice elettronica Caterina Barbieri e l’artista visivo Ruben Spini che insieme esplorano il senso dell’estasi e il rapporto tra percezione, spazio e tempo. (18/09).

Le composizioni elettroniche di Caterina Barbieri incontrano anche la danza in lf, If, If, Then di Jacopo Jenna, opera per tre danzatori che ricolloca grammatiche diverse di movimento, tra street dance e pratiche performative contemporanee.

Foto: DéRives – Un spectacle fluvial emporté par le courant di Ilotopie

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