Festival dei Popoli: solenni funerali di stato per un tiranno

Firenze – Il curatore del Festival dei Popoli, Silvio Grasselli, ha presentato ieri 5 novembre il documentario “State Funeral”, di Sergei Loznitsa. Il cineasta ucraino, che è intervenuto in sala, è tra i documentaristi più noti al mondo.

Il suo ultimo progetto è dedicato al recupero di materiali di archivio cinematografico: filmati di propaganda che mostrano l’imponente funerale di stato di Stalin, avvenuto il 5 marzo 1953. I filmati sono stati restaurati e ricomposti secondo una logica di montaggio voluta dall’autore. Non erano mai stati riproposti al pubblico.

La proiezione di “State Funeral”, presentato fuori concorso alla Biennale di Venezia 76, ha dato inizio alla rassegna che quest’anno il festival dei Popoli dedica al maestro ucraino, da sempre attento interprete ed esploratore della storia e della memoria dell’ex Unione Sovietica.

“State Funeral” documenta, con immagini sia in bianco e nero che a colori, il funerale di Stalin a Mosca: il popolo russo scende in piazza per salutare il feretro, esposto al pubblico nella Sala delle colonne del Cremlino. Alla fine della giornata il corpo viene sepolto accanto a quello di Lenin, nel mausoleo al centro della piazza Rossa.

La commemorazione ufficiale è tenuta da alcuni membri del Comitato Centrale come Malenkov, Beria e Kruscev che ricordano lo statista con parole solenni. La musica classica (Schubert, Mozart), che appartiene originariamente al film collettivo ritrovato da Loznitsa, è in accordo perfetto con il sentimento di lutto e sottolinea l’attaccamento viscerale, il culto della personalità, di un popolo che ha appena perso una figura fondamentale, di guida e di padre spirituale.

Alla fine del film il regista ricorda le vittime del regime stalinista e gli orrori commessi dal dittatore comunista. Il film, un vero e proprio capolavoro, non è soltanto un viaggio nel tempo in cui possiamo immergerci in un evento storico e seguire la composizione coreografica della processione epica di un popolo, di persone che mostrano un’adesione totale prima di tutto a un leader e poi alla causa comunista, ma anche l’esposizione, riproposta in chiave critica, di un lunghissimo panegirico in onore di Stalin che lo celebra come il “Genio dell’ umanità” che ha portato l’Unione Sovietica ad essere una grande nazione industriale, con il successo dei piani quinquennali.

La riproposta visiva e sonora di un film di propaganda permette allo spettatore di cogliere alcuni aspetti significativi di un regime che si è costruito sulla mistificazione e sulla violenza usando l’ideologia comunista per ingannare milioni di persone che, nell’ignoranza e nella paura, hanno profondamente creduto in una continuità tra la rivoluzione d’ottobre e il successivo evolversi della storia dell’Urss.

Il film fa riemergere un popolo coinvolto nel lutto, in cui l’adesione totalitaria nasce nella relazione premoderna tra il capo e le masse. Stalin sembra avere assunto un ruolo religioso. II partito comunista sovietico è penetrato nel tessuto del paese, ottenendo consenso, anche perché ha avuto un ruolo fondamentale nella seconda guerra mondiale.

La macchina propagandistica del film collettivo viene riletta con una nuova composizione che accosta campi e controcampi, primi piani e campi lunghi, con l’intenzione di dare una maggiore importanza alle singole persone, ai loro sentimenti e ai volti, per non farli perdere nell’anonimo spazio dello spettacolo pubblico del funerale. Come ci ha detto ieri in sala Il regista, il protagonista del film non è Stalin ma è il popolo russo.

Un popolo asservito che, anche se schiacciato dai gulag e dalle continue condanne a morte pronunciate in processi farsa – come è ben mostrato dal film d’archivio “Process” dello stesso Lozintsa – è profondamente legato al mito del comunismo che ha fatto prosperare il nuovo e immenso stato sovietico, fondamentale protagonista e vincitore del secondo conflitto mondiale. “State funeral” permette di riscoprire un capitolo fondamentale della storia contemporanea. Si tratta di un evento culturale e politico molto importante, proprio oggi che la Russia è attraversata da spinte reazionarie e antidemocratiche, ma appare pur sempre legata all’esperienza comunista.

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