Firenze – Qualcuno l’ha chiamato con un certa enfasi la “Woodstock italiana”, ma di certo il concerto che Patti Smith fece allo stadio Artemio Franchi il 10 settembre 1979 davanti ad almeno 60mila persone (ma allora si parlò di 80mila) fu un evento rock di primaria grandezza. Degno di figurare insieme ai Beatles del Vigorelli, e anche a quello della Roundhouse di Londra della stessa grande artista americana: cantante, poetessa, musicista, fotografa.
Per l’Italia rappresentò il ritorno delle grandi rock star internazionali dopo una lunga interruzione dovuta alle intemperanze e agli “sfondamenti” dei gruppi radicali nati dopo il ’68 che costarono fra l’altro ai Santana l’intero set di strumenti dati alle fiamme.
Trent’anni dopo quella memorabile performance di Patti e della sua band, che fu organizzata da Radio Cento Fiori, emittente di punta della rete radiofonica del Partito comunista, Patti Smith tornò a Firenze per un concerto anniversario “I was in Florence” presentando la stessa scaletta del primo. Per poi esibirsi ancora alle Cascine nel luglio 2016 per il Tour Horse che celebrava i quarant’anni della Patti Smith Band.
Nel 2009 la cantante festeggiò l’anniversario anche con una tre giorni da “artista di strada”, con tanto di licenza comunale appesa al collo, girando per la città e scegliendo angoli e piazze dove eseguire pezzi live accompagnata dalla chitarra di Lanny Kaye, componente storico della sua band insieme al batterista Jay Dee Daugherty.
A “seguirla come un’ombra” con una telecamera nel suo girovagare fra le strade, le piazze e i musei di Firenze c’era un ragazzo Edoardo Zucchetti che dieci anni dopo ha diretto un docu-film “Patti in Florence”, sul rapporto fra la Smith e la città, che è stato scelto, in anteprima mondiale, per la serata inaugurale della 61° edizione del Festival dei Popoli, il Festival Internazionale del Film Documentario, che si terrà on line dal 15 al 22 novembre su Più Compagnia, la sala virtuale del cinema La Compagnia di Firenze in collaborazione con MYmovies.
Per realizzarlo Zucchetti è andato alla ricerca della ingente quantità di materiale fotografico e cinematografico che aveva documentato i tre concerti e che per lo più era rimasto negli archivi (se si esclude una mostra fotografica nel 2015): nelle teche Rai, alla Biblioteca nazionale, all’agenzia New Press Photo e a Radio 100 fiori. Poi ha registrato tante interviste, cominciando da quelle, bellissime, a Kaye e Daugherty, per passare ai fotografi Saulo Bambi, Stefano Rovai e Massimo Sestini e gli organizzatori dei concerti Stefano Righi, il tour manager di Patti, Massimo Gramigni e Claudio Bertini fino a coinvolgere tanti altri testimoni del concerto del 1979.
Il risultato è un documentario di grandissimo interesse che mette in luce a tutto tondo non solo la forza e la profondità di una artista multiforme, ma anche un carattere tenuto tutto sommato sotto traccia della Città del Giglio come luogo di creazione artistica per uno dei più importanti filoni della musica del Novecento.
E’ stata perciò una scelta di forte spessore culturale quella della Fondazione Sistema Toscana di produrre il film di Zucchetti, intelligente anche nel comprendere che ne poteva riuscire – come avvenuto – un prodotto all’altezza dei mercati internazionali dell’audiovisivo.
“Patti in Florence” è la prova di cosa significa e cosa produce un’artista libera e consapevole, indipendente nello spirito e nella ricerca, quando entra in sintonia con una città, la sua storia e la sua gente, e le dona spontaneamente e generosamente il massimo possibile del suo talento poetico e musicale. Nella sua narrazione la regia di Zucchetti è riuscita a mettere in equilibrio gli spezzoni dei concerti, il racconto della tre giorni nelle strade fiorentine e soprattutto la musica di Patti e della sua band.
Non perdetevi Because the Night cantato live alla Galleria dell’Accademia ai piedi del David. Un dialogo fra forme di arti diverse e lontane nel tempo, dove vince la qualità dello spirito dell’artista.
Foto: Patti in Florence ®MarcoBorrelli