Firenze – Al Cinema La Compagnia si è conclusa la sessantesima edizione del Festival dei Popoli. Sans Frapper di Alexe Poukine ha vinto il premio per il miglior lungometraggio, quello per il miglior mediometraggio è stato invece assegnato a “This film is about me” di Alexis Delgado Burdalo e per il miglior cortometraggio ad “All cats are grey in the dark” di Lasse Linder.
Di seguito gli altri riconoscimenti: la targa Gian Paolo Paoli per il miglior film antropologico è stata assegnata a “My English Cousin” di Karim Sayad. La giuria internazionale ha quindi conferito la menzione speciale al documentario “Non è sogno” di Giovanni Cioni, che ha ricevuto anche la menzione dell’Istituto Sangalli.
Il premio “Popoli doc-CG Entertainment” del concorso italiano è andato a “Vulnerabile Bellezza” di Manuele Mandolesi, mentre il premio “Gli imperdibili” a “Caterina” di Francesco Corsi, che ha ottenuto anche il riconoscimento di Mymovies.
Per il concorso internazionale Mymovies ha invece scelto “Las hermanas de rocinante” di Alexandra Kaufmann. Il premio distribuzione in sala “Il Cinemino” del concorso italiano è stato vinto da “Mister Wonderland” di Valerio Ciriaci, mentre il premio distribuzione “Tënk” è stato attribuito al film nel concorso italiano “Theodor” di Maria Boldrin. Infine, il premio “Lo sguardo dell’altro. La sfida del dialogo tra culture e religioni” è stato assegnato a “Mars, Oman” di Vanessa Del Campo Gatell.
Durante la cerimonia di premiazione sono state lette le lettere scritte da alcuni bambini italiani per bambini che vivono nel sud del mondo: questo carteggio infantile, molto commovente, è nato nell’ambito della sezione “Popoli for Kids”.
Il direttore del Festival dei Popoli, Alberto Lastrucci, ha annunciato la conclusione del suo mandato, ringraziando i collaboratori e il pubblico. Il Festival dei Popoli sarà diretto dal 2020 da Alessandro Stellino, curatore della rassegna dedicata a Roberto Minervini nel 2018.
Il presidente del Festival dei Popoli, Vittorio Iervese, ha ricordato che il cinema documentario è un momento importante di conoscenza e di riflessione, ma di per sé non può cambiare il mondo. Gli spettatori devono ritrovare nella realtà sociale i luoghi e gli strumenti per affrontare i complessi problemi e conflitti che affliggono il mondo contemporaneo.
La giornata conclusiva del festival ha avuto una programmazione ricchissima. Ricordiamo, subito dopo la premiazione, il bellissimo omaggio ad uno dei maggiori cantanti del XX secolo, Bob Dylan, filmato da un grande autore della storia del documentario D. A. Pennebaker, nell’ormai classico “Dont Look Back” del 1967. La musica è stata protagonista anche del pomeriggio del festival, in cui è stato proiettato “Lisbon Beat” di Rita Maia e Vasco Viana, un viaggio attraverso la periferia di Lisbona e la sua musica afro-portoghese.
Sempre nel pomeriggio è stato offerto al pubblico l’evento speciale dedicato al grande fotografo della Magnum Elliott Erwitt, con il film “Elliott Erwitt. Silence Sounds Good” di Adriana Lopez-Sanfeliu. Si è conclusa, allo Spazio Alfieri, l’interessantissima rassegna dedicata al cineasta ucraino Sergej Loznitsa, con il documentario storico, “The Event”. Imperdibili i film selezionanti per la sezione “Diamonds are forever”, a cura di Daniele Dottorini. Ricordiamo il classico di Joris Ivens “The Mistral” del 1966 e “Le Franc” del regista senegalese Djibril Diop Mambety, del 1994. L’appuntamento è per il prossimo anno.
Foto: fotogramma di Sans Frapper