Festival dei Popoli: non solo Riace, Calabria virtuosa nell’accoglienza

Firenze – Il giovane regista Gianluca Loffredo ha presentato ieri sera il documentario Quasi Domani, in prima nazionale, in cui racconta cinque storie di immigrati in un piccolo paese della Calabria, Cassano allo Ionio.

Loffredo, in Quasi Domani, descrive il difficile processo di integrazione degli immigrati e il malcontento razzista degli abitanti del paese calabrese. Seguiamo la storia del giovane Sami che è nato in Burkina Faso e, diventato cittadino italiano, si trova bene con gli abitanti di Cassano. Un altro giovane, Lamin, è in difficoltà perché è da tre anni in attesa dei documenti.

Chi ha trovato lavoro, come Mohammed, può invece uscire dal progetto di accoglienza e prendere in affitto una casa. Poi c’è Edgar, un rifugiato politico che per trovare lavoro è costretto a viaggiare ancora. Infine, c’è Torab, ben inserito nella comunità calabrese ma che sente la nostalgia per il suo Afghanistan.

Nel paese calabrese è stato creato un progetto di accoglienza condotto da giovani avvocati che aiuta gli immigrati nel difficile inserimento in una società, quella italiana, ancora fortemente ostile. Cassano all’Ionio oggi è un paese in cui sono rimasti i vecchi abitanti e i giovani sono pochissimi: gli immigrati contribuiscono alla vita lavorativa della regione calabrese. Sono significative le riprese effettuate nei vicoli del paesino in cui alcuni vecchi abitanti rivelano insofferenza e ancora un forte pregiudizio nei confronti degli immigrati.

Gianluca Loffredo, durante la presentazione del film, ci ha raccontato il processo di preparazione, in particolare quello della scrittura documentaria. Loffredo parte da un canovaccio, un pretrattamento, ma al momento delle riprese tiene una totale libertà, quando gira, “riscrive” il progetto documentario. Questo stile narrativo ci consente di essere vicini a storie lontane, a persone che hanno una storia culturalmente complessa non immediatamente decifrabile. I dialoghi al telefono con i parenti lontani o le conversazioni con gli abitanti calabresi ci mostrano una possibile integrazione anche dove il pregiudizio e lo stereotipo è duro a morire.

Non è possibile non ricordare, mentre vediamo la tranquillità della vita quotidiana dei giovani immigrati che lavorano ascoltando la musica italiana, il caso di Riace e le sorti del suo sindaco Mimmo Lucano, prima tenuto agli arresti domiciliari e poi allontanato dalla sua città. Quasi domani sembra essere la riprova di quanto sia stato importante il modello di Riace, che ha realizzato dalla fine degli anni ‘90 un vero e proprio ripopolamento del paese, consentendo un’accoglienza a oltre 600 immigrati approdati sulle coste italiane.

Riace è stata un modello per l’accoglienza dei richiedenti asilo che consente non solo di integrarli, ma anche di ridare vita a centri spopolati a causa dell’emigrazione e dell’invecchiamento della popolazione italiana. Il governo italiano vuole affondare il modello di Riace, ignorando il lavoro egregio già messo in atto e le potenzialità del progetto che dovrebbe essere un punto di riferimento a livello nazionale.

Mimmo Lucano sta ricevendo in questi mesi la solidarietà di molte autorità: ricordiamo la campagna di solidarietà di Alex Zanotelli e il recente incontro  a Catanzaro (27 Ottobre) tra il sindaco di Riace e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, insieme a Don Massimo Biancalani e all’assessore alla sicurezza Vittorio Bugli. All’ incontro era presente anche il presidente della Regione Calabria, Gerardo Mario Oliverio.

Un incontro, quello di Catanzaro, per testimoniare solidarietà e allo stesso tempo confrontarsi sul tema dell’accoglienza e sulle vicende che hanno visto coinvolte le realtà di Riace e Vicofaro vicino a Pistoia, dove Don Biancalani accoglie richiedenti asilo. Infine, ricordiamo la manifestazione, organizzata dalla rete antirazzista, che si è tenuta a Firenze il 18 ottobre sul ponte Santa Trinita: oltre mille persone per Riace tra bandiere e solidarietà per Mimmo Lucano.  Analoghe manifestazioni si sono svolte in altre città. Il governo di Salvini e Conte dovrebbe riflettere sulle parole del governatore Rossi che ha dichiarato: “Il tema dell’accoglienza deve essere gestito con la testa e guardando al futuro, non con la pancia”.

 

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