Firenze – Maidan, cui è intitolato il documentario del celebre regista ucraino Sergei Loznitsa, è la piazza principale di Kiev, dove dal dicembre 2013 al febbraio 2014 si sono svolte le grandi manifestazioni di protesta contro il regime del filorusso Yanukovic. Loznitsa fa entrare gli spettatori nel cuore degli eventi. Dall’inizio alla fine del film la camera è fissa, il protagonista è il popolo ucraino di cui è così restituita la presenza morale e spirituale.
Per raccontare la rivoluzione contro un regime corrotto il regista sceglie di non mostrare, né intervistare i politici dei diversi schieramenti. Il film, fuori concorso a Cannes 2014, è un documento storico e un’opera d’arte di grande rilievo. L’assenza di movimento della camera e del montaggio convenzionale ripropone il fascino del cinema delle origini. La visione documentaria privilegia la temporalità degli eventi all’interno dell’inquadratura. Loznitsa esplicita la presenza del dispositivo cinema – lo spettatore guarda attraverso una camera fissa – e non usa il montaggio narrativo per permettere a chi guarda di partecipare al tempo reale degli eventi storici.
Al centro della scena c’è il popolo ucraino che manifesta e lotta per la libertà. Punti di riferimento del cinema di Loznitsa sono autori come Pier Paolo Pasolini, da cui il regista ucraino riprende la scelta di usare il piano sequenza e di filmare in modo documentario gli eventi. Al centro della visione c’è non più il personaggio, ma un universo sociale e umano plurale. In Maidan questa scelta estetica permette agli spettatori di condividere la lotta dei manifestanti. La storia di quei giorni nella grande piazza scorre nelle inquadrature fisse del film. Si vedono da vicino le persone che materialmente organizzano la protesta, mentre i canti e le preghiere che provengono dal palco montato nella piazza esprimono il sentimento collettivo, l’indignazione e la volontà di reagire contro il regime.
Nella seconda parte del film siamo nel febbraio 2014, la situazione diventa pericolosa, il governo attacca i manifestanti. Maidan diventa un campo di battaglia, dove si scatena una vera e propria guerriglia nella quale perdono la vita centinaia di manifestanti. Dopo questo sanguinoso scontro, Yanukovic fugge da Kiev. Le manifestazioni di Maidan hanno, malgrado le vittime, aperto alla possibilità di un futuro migliore per l’Ucraina.
Foto: www.tiff.net