Firenze – Al via, dal 25 novembre al 2 dicembre, il Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, ormai alla 57/ma edizione, tra il cinema La Compagnia, Spazio Alfieri e Istituto Francese. Per saperne di più, abbiamo intervistato Alberto Lastrucci, direttore del Festival.
Sulla copertina del catalogo del Festival dei Popoli è raffigurata una casa sull’albero. Che significato ha questa immagine? E quale messaggio vuole dare?
La nostra immagine, realizzata da Funky Fresh Factory, un team di bravissimi grafici fiorentini insieme ai quali, da alcuni anni, lavoriamo per elaborare proposte grafiche che possano suscitare curiosità e interesse, è stata concepita per dare la possibilità a tutti coloro che la guardano di dare la propria personale interpretazione. Pertanto le posso rispondere solo fornendole la mia. Proprio stamattina mi è venuto in mente il titolo da dare a quest’opera. La chiamo: La Maison du Monde.
E’ difficile interessare parlando di immigrati, rifugiati, guerre, povertà. Eppure il Festival dei Popoli attira sempre un vasto pubblico. Quale la formula vincente del vostro Festival?
La formula è semplice, è la realizzazione che è complessa. Cerchiamo e selezioniamo i film che sono piaciuti a noi e affrontiamo temi che ci stanno a cuore. Il nostro pubblico percepisce l’onesta e la sincerità che muovono le nostre scelte. Il Festival dei Popoli è il festival del presente.
Quali sono le più importanti novità del Festival dei Popoli di quest’anno?
LOOKING FOR NEVERLAND. Uno spirito si aggira per l’Europa: ha il volto stravolto dalla fatica, gli occhi asciutti di chi ha conosciuto la furia della guerra, attraversato la graticola del deserto, affrontato le insidie del mare in tempesta. È lo spirito dei popoli, il cui cammino non si può arrestare fino a quando non giungerà ad un approdo sicuro, ad un luogo di pace, che poi è un altro modo per dire “a casa”. Noi, che dei Popoli siamo il festival, questo spirito siamo andati a cercarlo e l’abbiamo incontrato, ci abbiamo parlato, l’abbiamo guardato in faccia, seguito nel suo tormentato percorso verso un destino incerto. Sapete come funziona il più grande campo profughi del mondo? Sapete come rendervi credibili agli occhi di un funzionario che non vi conosce ma che deciderà del vostro destino? Siete in grado di ruotare il vostro sguardo a 360° senza perdere l’orientamento? Siete pronti a vivere rinchiusi a decine di metri di profondità? Quanto fiato avete in gola per poter scappare, gridare e riuscire lo stesso a cantare? La sezione è realizzata grazie al sostegno di Publiacqua e alla collaborazione di Fondazione Palazzo Strozzi e Water Right Foundation.
HIT ME WITH MUSIC! La grande tradizione di documentari musicali del Festival dei Popoli si rinnova con una nuova sezione dedicata. Cinque titoli per conoscere da vicino i protagonisti della scena musicale mondiale attraversando generi, paesi, epoche, generazioni. La forza della musica e la potenza delle immagini creano una miscela esplosiva che vi farà ballare e divertire!
Il cinema affascina e coinvolge mescolando abilmente finzione e realtà. Il documentario, invece, fotografa soltanto la realtà. Secondo Lei perché il documentario interessa così tanto la gente?
Quest’anno vogliamo sfatare questo luogo comune e proponiamo, nella sezione ” I mestieri del cinema” un omaggio al cineasta Sergio Oksman, la cui fama internazionale non gli fa dimenticare l’affetto che lo lega al nostro festival, dove ha già vinto due premi. Attraverso i suoi film e il workshop intitolato “The Invention of Reality” ci spiegherà come, per realizzare un documentario, sia necessario un lungo e complesso percorso di scrittura. La magia è che, a film finito, questa scrittura scompare.
Nel programma del Festival ci sono o ci saranno documentari che affrontano il problema della salvaguardia dell’ambiente?
Il tema è trasversale a diverse opere del concorso internazionale (segnalo in particolare Ama San, A Two Way Mirror, Dead Ears). Rientra tra i nostri interessi dare a questo tema l’approfondimento che merita, ma non anticipiamo quello che potrebbe essere uno dei temi di una edizione futura…
Quanti mesi di lavoro ci sono dietro la preparazione del Festival dei Popoli?
Mah, io in effetti sono ancora in attesa di riposare dopo la conclusione dell’edizione 2015. Scherzi a parte non sarebbe possibile organizzare questo festival senza un team composto da professionisti preparati ed entusiasti. Da direttore non posso che essere orgoglioso della mia squadra!