Roberto Ferrari*
La convocazione “urgente” di una riunione notturna è spesso sintomo di decisioni difficili, strategiche ed inaspettate, da compiere. Non è stato certamente il caso di quella convocata martedì sera dal presidente della Fondazione Manodori per aggiornare il Consiglio rispetto alle decisioni recentemente assunte dopo gli esiti borsistici del titolo Unicredit.
Con la lettera aperta di alcune settimane fa – in risposta alle sollecitazioni al dibattito provenienti dalla Fondazione stessa – non ambivamo certo a ritagliarci il ruolo di facili profeti, né tantomeno oggi siamo lieti del ruolo di Cassandra che interpretiamo, ma l’arroganza e la supponenza con la quale il presidente della Fondazione e la sua maggioranza hanno imposto alla discussione una valutazione fra scelte limitate ed incomplete, oggi si manifestano in tutte le loro gravi conseguenze .
Aver escluso a priori la valutazione di uno scenario ribassistico non è solamente segno di scarso pragmatismo, ma rappresenta un insulto a chi ha come dovere la tutela e la valorizzazione di uno storico patrimonio collettivo. Evidentemente, se questo scenario non è stato a suo tempo nemmeno prospettato, lo si sarà fatto con delle ragioni che noi e i reggiani ignoriamo, ragioni che il presidente ha il dovere di chiarire al più presto. In altro caso è inevitabile il sospetto che si sia voluto anteporre la volontà di mantenere un ruolo di potere all’interno della governance di un istituto bancario, al garantire e tutelare il patrimonio della Fondazione. Una volontà di questo tipo sarebbe sbagliata e nefasta: devierebbe dalle funzioni delle fondazioni di territorio e di comunità, trasformando le stesse in mero strumento per altri scopi.Ci aspettiamo chiarezza e assunzione di responsabilità. Ci aspettiamo soprattutto una indicazione chiara verso una nuova stagione nella gestitone della Manodori che ne garantisca gli obiettivi fondamentali – tra l’altro previsti dalla legge costituiva delle fondazioni – e le finalità morali che sono alla base della sua esistenza. Le fondazioni nella tutela e valorizzazione del patrimonio, non ci stancheremo mai di dirlo, devono individuare anche lo strumento per garantire quelle elargizioni finalizzate al sostegno di settori importanti come: sanità, educazione, cultura, patrimonio artistico, volontariato che in questo difficilissimo momento hanno ancora più bisogno. Non possiamo assistere in silenzio ad una corsa verso il depauperamento del patrimonio e alla presa d’atto della diminuzione drastica delle disponibilità. Né si possono allargare semplicemente le braccia invocando la sorte avversa come l’unica responsabile: si potevano fare altre scelte – che noi stessi avevamo indicato, a partire dall’investire su titoli di Stato – si poteva decidere con una visuale più completa. Non vogliamo trovarci davanti ad una corsa inarrestabile. Sono emerse posizioni alternative, di inversione di tendenza rispetto alle ultime scelte fatte.
Esiste ancora la possibilità di rivedere le scelte nell’interesse del territorio e del futuro della Fondazione stessa. Lo diciamo a chi oggi guida la Fondazione: rischiate di essere gli ultimi amministratori; quelli che non lasceranno nulla alle generazioni future, a chi verrà dopo di voi.Accogliete i tanti appelli, fino ad oggi inascoltati: dedicate attenzione a quel dibattito pubblico che avete volontariamente aperto, non riducendolo ad un finto paravento per scelte già assunte. Accettate di compiere uno sforzo per una gestione unitaria necessaria ed indispensabile per fare scelte che facciano recuperare solidità alla Fondazione e credibilità nei confronti delle istituzioni e del territorio.
Alcuni hanno invocato un “comitato di salute pubblica”, indipendentemente dalla forma è necessario dimostrare che il destino non è segnato, che esiste la volontà di cambiare: la differenziazione del patrimonio e la revisione dello Statuto sono obiettivi improrogabili e strategici che meritano, questi si, una riunione notturna urgente. Allora sì fareste una cosa veramente inaspettata, ma profondamente apprezzata. Non pensiamo agli onori di Piazza Affari, ma al rispetto dei reggiani che passano per Piazza Prampolini.
*segretario provinciale del Pd