Non è ancora ufficiale ma appare sempre più probabile. Con la prossima tornata elettorale, che già prevede europee e comunali il prossimo giugno 2024, potrebbe tornare a votarsi (da parte dei cittadini intendiamo) pure per le provinciali.
Da mesi infatti maggioranza e opposizioni sono d’accordo: su cosa? Semplice: archiviare la legge Delrio (56/2014), che aveva ridimensionato drasticamente le competenze delle Province – riducendole a edifici scolastici degli istituti superiori, parte della viabilità e ambiente – e abolito l’elezione diretta di presidenti e consiglieri, sostituendola con un sistema di secondo livello, che prevede che siano consiglieri comunali e sindaci, ogni due anni, a eleggere il consiglio provinciale e ogni quattro anni a scegliere il presidente, che deve essere un sindaco con almeno 18 mesi di mandato alle spalle (nelle Città Metropolitane il presidente è di diritto quello del Comune capoluogo). Dal 2014 al 2022 si sono tenute almeno venti tornate elettorali provinciali. Peccato che la riforma pensata dal governo Renzi doveva essere temporanea: era stata pensata per traghettare le Province verso la completa eliminazione, salvando dall’accetta soltanto le città metropolitane.Ma
M al fatidico referendum del 4 dicembre 2016 gli italiani, bocciando la riforma su cui Matteo Renzi aveva scommesso la sua permanenza al timone del governo, hanno bocciato anche l’addio alle Province. Rimaste nel limbo per otto lunghi anni. Indebolite. Un limbo quasi superato col curriculum legislativo che appare pronto a ridare loro nuova linfa. E nuove (vecchie) elezioni da parte dei cittadini richiamati ad esprimere la propria preferenza per Presidente e Consiglieri.
Il tutto, il prossimo appuntamento utile, un super election-day il prossimo giugno assieme alle europee ed alle amministrative. Con lieve sospiro di sollievo per i partiti sempre alle prese con richieste vieppiù pressanti di poltrone da parte dei propri maggiorenti.