Firenze – Una mostra e un convegno a ottobre, mese che si tinge di rosa per la ricerca e la prevenzione del tumore al seno, un progetto nato da un’idea e curata dell’artista toscana Maria Chiara Cecconi che prende il via sabato 5 alle ore 18.00 nella “Sala Elisabeth Chaplin” della “Robert F. Kennedy Human Rights Italia”in via Ghibellina, è qui che sarà inaugurata la mostra d’arte contemporanea “Ferite” con una performance sonora a cura di Andrea Baggio e la voce di Sandra Garuglieri per proseguire poi sabato 12 ottobre nella Sala Wanda Pasquini in Piazza Madonna della Neva il convegno scientifico a partire dalle 17.00. “Il progetto “ferite” nasce – dice l’artista Maria Chiara Cecconi – da un mio bisogno e da ancestrale volontà di trasformare un’esperienza di intima sofferenza in un linguaggio che possa trovare occhi che vi si riconoscano. Dove il segno e la forma hanno la forza di curare l’indelebile cicatrice mostrando, come nella pratica kintsugi, che anche da un doloroso frantumarsi della vita si possa riparare la ferita arricchendola della capacità del racconto. La ferita/cicatrice che racconto parla del mio cancro al seno.” Un evento inedito che coniuga Arte, Sociale e Sanità – come sottolinea Laura Monaldi nel suo testo critico unendo all’esposizione artistica di opere dedicate al delicato tema del tumore al seno anche un importante Convegno legato alla prevenzione e alla testimonianza vera e concreta di un dramma molto più che attuale.Il progetto di Maria Chiara Cecconi prende spunto dall’esperienza personale e si confronta con il mondo culturale e medico all’interno del disarmo sociale che il dramma del tumore al seno porta nell’intimo dell’universo femminile. L’evento è un punto di partenza per il dialogo e la sensibilizzazione; per un’operatività forte dell’Arte nel sociale, in quanto esperienza donata al mondo in tutta la sua forza evocativa e comunicativa; per una sfida al Nulla a cui l’artista non si arrende, tenendo sempre vivo in se stessa ciò che inevitabilmente l’annienta. Per l’artista la “ferita” è un trauma fisico ed esistenziale ma anche un archetipo del segno indelebile di un vissuto di dolore e di “morte interiore”, che tuttavia può rappresentare la luce e la rinascita di un’anima che non osa cedere al nulla e all’oblio di sé. È l’esorcizzazione del tragico che fa di questa grande artista la portavoce del turbamento esistenziale dell’essere umano moderno.La “ferita”, fra passato e presente, funge da spartiacque fra ciò che era e ciò che sarà, nel nome di un dolore che, vissuto nella sua totalità, può dare vita alla resilienza, ossia alla capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.Le opere grafiche e l’installazione site-specific, studiata per l’occasione dall’artista, suscitano nello spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a una “vita” che si è liberata del “male” e che ha fatto del segno indelebile e immortale della cicatrice un inno resiliente del proprio ego.“Da una ferita può nascere una nuova forma e una nuova storia”.“Da questa proposizione, l’idea per una performance sonora che accompagni la mostra “Ferite” si è sviluppata pensando ad un continuum sonoro costituito da elaborazioni sintetiche di rumori di ceramica colta nell’atto del rompersi, – spiega Andrea Baggio – dove la fonte sonora non sarà praticamente riconoscibile. Le sonorità originarie verranno elaborate tramite filtri e manipolazioni digitali per diventare altro da sè, unendo a questa operazione un’ulteriore elaborazione dal vivo sulla voce di un’attrice i cui testi verranno frammentati in tempo reale, rielaborati e rimandati all’impianto di amplificazione modificati al punto di uscire dal proprio ruolo significante per assumere nuovi significati.“Allo stesso modo la performance sonora studiata da Andrea Baggio e il recitativo di Sandra Garuglieri donano al pubblico un’immersione plurisensoriale nel dramma e nella resistenza del corpo femminile all’oblio e all’annientamento dell’identità personale. Attraverso la sinestesia sensoriale la dicotomia innescata dal male si annulla, lasciando il posto a un futuro possibile che rinasce dalle ceneri delle carte mediche, ricordo indelebile e al tempo stesso soffio di vita.”
3 Ottobre 2019
“Ferite” di Maria Chiara Cecconi, mostra e convegno
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